Azione nonviolenta
È uscito il numero 4 del 2023 (luglio-agosto) di “Azione nonviolenta”, rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, bimestrale di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Azione nonviolenta, 4 / 2023 (Anno 60, n. 658)
Numero su “don Milani oltre il mito”
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In anteprima pubblichiamo l’editoriale di Mao Valpiana:
Il prete obbedientissimo che difese i disobbedienti
Il nostro contributo al Centenario di don Milani
Le lettere di don Lorenzo Milani, il Priore di Barbiana, mantengono intatta la loro freschezza, efficacia, profondità. Colpiscono nei testi la semplicità di un linguaggio essenziale, la novità delle argomentazioni, il gusto della provocazione e la chiara scelta di stare dalla parte “dei poveri”.
Don Milani ed i ragazzi di Barbiana scrivono la risposta ai cappellani militari (elaborata con il metodo della scrittura collettiva) nel 1965. La storia insegnata allora nelle scuole si fermava spesso alla prima guerra mondiale, infarcita di retorica sulla “Vittoria” del 4 novembre 1918. Il ventennio fascista e la seconda guerra mondiale venivano confinati in poche reticenti e frettolose righe.
Scoprire un diverso punto di vista e capire che era quello più reale, senza i trionfalismi propagandistici che ci venivano proposti in ogni patriottica ricorrenza, è stata una delle molle per mettere in discussione le logiche della società di allora. Una società di sudditi, un’economia classista e di sfruttamento neocoloniale, una giustizia ancora legata alle leggi fasciste, le forze armate intrise della logica dell’obbedire e combattere e una scuola cattiva maestra e subalterna al potere, venivano messe a nudo e diventavano motivo di discussione e contestazione.
A don Milani è stato riservato uno strano destino: diventare noto per aver sostenuto che l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni. Una frase detta da un prete come lui, un prete “obbedientissimo” alla sua gerarchia, diventava per questo ancor più dirompente. Un prete “inopportuno” già conosciuto per “Esperienze pastorali”, una spietata analisi con un taglio sociologico sulla vita nelle parrocchie e degli oratori.
Nella lettera ai giudici (questa seconda scritta personalmente da don Lorenzo) è stato scandalosamente provocatorio rivendicare il primato della coscienza contro le prevaricazioni “legali” del potere politico ed economico. Decisivo è il richiamo alla Costituzione (non se ne parlava in quegli anni nelle scuole). L’articolo 11: L’Italia ripudia la guerra come soluzione delle controversie internazionali…” e l’articolo 52: La difesa della patria è sacro dovere del cittadino... diventano le leve per scardinare cent’anni di bugiarda retorica militarista e patriottarda.
Tutto il nostro risorgimento, le guerre d’indipendenza, le avventure coloniali, la tragedia della prima guerra mondiale, e ancor di più la dittatura fascista e le aggressioni della seconda guerra mondiale, vengono “ripudiate” come realtà non più proponibili e da superare.
La ricostruzione storica dei cento anni di guerre d’aggressione prende certamente spunto dal lavoro capitiniano, così come lo studio dell’autobiografia di Gandhi non a caso era un fondamento della scuola di Barbiana.
La scuola è un modo di rivendicare il diritto all’educazione della “disobbedienza”. La scuola non può accontentarsi solo dell’esistente. È soprattutto per quest’idea della necessità di mutamento, di una speranza per un nuovo futuro amico che ci sono cari gli scritti di don Milani. Per noi è stato uno stimolo per il cambiamento nel solco della ricerca nonviolenta. Eppure don Milani non è ascrivibile nella categoria del “pacifismo”, che lui stesso avrebbe rifiutato. Lui è un prete cattolico dedito a far scuola, condizione preliminare per avviarsi alla fede (la scuola è l’ottavo sacramento). In questo contesto la vicenda dell’obiezione di coscienza è quasi casuale nella scuola di Barbiana, ma diventa l’occasione per andare fino in fondo sul senso della resposabilità personale.
Gli incontri tra don Milani e Capitini, e poi con Pinna, ruotano attorno ai concetti di educazione e di nonviolenza, pur nelle diverse concezioni che in questo numero della rivista cerchiamo di approfondire.
In appendice pubblichiamo alcuni documenti originali (la lettera di don Borghi, un articolo di Capitini, il discorso del Papa) utili per capire la portata dell’insegnamento del Maestro Lorenzo.
IL DIRETTORE
In questo numero:
Le lettere ai Cappellani e ai Giudici sulla responsabilità personale, di Marco Labbate; L’incontro/scontro tra Capitini e don Milani, di Elena Buccoliero; I Cappellani militari reagirono ad una nostra manifestazione, di Elena Buccoliero; Quando don Lorenzo rifiutò il sostegno dei pacifisti, di Mario Lancisi; Da Barbiana il richiamo verso una rete di piccole repubbliche, di Giannozzo Pucci; Il sacerdote cattolico Milani e il libero religioso Capitini, di Alberto Stella; La scuola – non scuola di un insegnante genitoriale, di Piergiorgio Todeschini; Un modello educativo basato sul metodo cooperativo, di Mauro Presini; Il filo che unisce Barbiana e Corea, di Stefano Romboli; Convincere i genitori a far studiare le bambine, di Jessica Cugini; I Milani durante la guerra e l’esempio del padre Albano, a cura della Redazione; Un’esperienza pastorale per una politica responsabile, di Damiano Tommasi; Se i poveri studiano le lingue possono capirsi e organizzarsi, di Vanessa Roghi; Il precedente che spronò il priore di Barbiana, di don Bruno Borghi; Severità e nonviolenza di Don Milani, di Aldo Capitini; Davanti alla tomba di un prete di montagna, di Papa Francesco; Eda, la donna che ha condiviso la vita domestica, di Barbiana di Barbara Brogioni.
In copertina: don Milanoi oltre il mito, disegno di Robin Esto
In seconda di copertina: Sommario
In terza di copertina: 2023
In quarta di copertina: Enrico de Angelis, testimone della Campagna di obiezione alla guerra.
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