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C.A.S.A., una nuova forma di accoglienza per neomaggiorenni

DiElena Buccoliero

Ago 4, 2021

«Domani entra un nuovo ragazzo nell’appartamento, oltre a me c’è qualcuno che può venire alle 10:30 per accoglierlo?»

«Io non riesco, ma se tu domani vai al secondo piano ci sarebbe da mettere in pressione la caldaia, mi hanno detto che è a zero. Altrimenti siamo d’accordo che ci vado io lunedì pomeriggio».

Ho colto un esempio tra mille delle conversazioni che vedo susseguirsi nella chat dei soci Agevolando di Ferrara intorno al progetto C.A.S.A.. Basterà poco per capire quanto queste conversazioni siano importanti, entusiasmanti.

L’acronimo sta per Condividere, Accogliere, Sostenere, Accompagnare. Il progetto consiste nel mettere a disposizione 2 appartamenti per accogliere fino a 8 care leaver, ovvero neomaggiorenni in uscita da percorsi di affido o di comunità.

Guida il progetto Agevolando, un’associazione nazionale fondata da Federico Zullo – educatore, pedagogista, formatore e care leaver lui stesso – per costruire rete a supporto dei ragazzi e delle ragazze in tutela al raggiungimento della maggiore età. Quei 18 anni agognati e odiati, allo scoccare dei quali la media dei giovani con una famiglia alle spalle conclude le scuole superiori, soppesa le scelte possibili e si esercita progressivamente all’autonomia sapendo di avere un appoggio. Chi i genitori invece non li ha, oppure sì ma non può contare su di loro perché troppo lontani, come accade ai giovani stranieri arrivati da soli in Italia, o perché in difficoltà e non in grado di sostenere i figli, da un giorno all’altro deve essere in grado di camminare sulle proprie gambe, appesantito dai vissuti che, adolescente, lo hanno portato in struttura.

Si stima che questo riguardi circa 3.000 giovani ogni anno. Il fatto che non siano disponibili dati certi fa parte del problema. A livello nazionale è in atto una sperimentazione con borse di studio, fondi e programmi di tutoring, e sono in discussione alcune proposte di legge per estendere forme di accompagnamento fino ai 25 anni o per prevedere una facilitazione nelle assunzioni. Solo in Sardegna è stata approvata diversi anni or sono una legge regionale che affronta il problema e prevede risorse economiche adeguate. Mentre si attende il ripristino di una maggiore equità, ciascuno si difende come può.

Ci sono dei ragazzi che tornano in famiglia – riporta Federico in una intervista online –. Altri sono costretti in mancanza di alternative ma non vorrebbero farlo. Il problema è che mentre i ragazzi vengono accolti e vengono aiutati, le famiglie tante volte rimangono uguali a loro stesse e con le loro problematiche. Non vengono aiutate a superare i loro problemi magari di alcolismo, di tossicodipendenza, di violenza, di maltrattamenti, di inadeguatezza, motivi per i quali i figli vengono allontanati per dare loro un contesto più adeguato. Bisognerebbe lavorare con le famiglie e favorire il rientro, ma è molto difficile. Non sempre ci si riesce e spesso i ragazzi tornano e poco dopo rientrano nelle stesse dinamiche che hanno caratterizzato l’allontanamento. Poi alcuni chiudono i rapporti e non vogliono proprio avere relazioni perché si sono resi conto del male che hanno ricevuto”. 

Sono tanti i progetti che Agevolando porta avanti nelle molte città in cui è presente, e tante le azioni di pressione politica e sensibilizzazione culturale che ha sviluppato in questi anni. I temi più cari, quelli fondamentali, sono indubbiamene il lavoro e la casa, insieme al fatto che lo Stato si faccia carico di sostenere l’inserimento di questi giovani, e al diritto alla partecipazione, alla possibilità di costruire reti solidali tra pari per sentirsi meno soli e riconoscersi in un’esperienza che ha alla base tratti comuni. Dell’inserimento lavorativo fa parte ad esempio la catena di gelaterie “è buono” presente a Bologna, Genova, Nervi e Verona; di quello abitativo, le esperienze di affitto agevolato come questa che si sta avviando a Ferrara, o i progetti di accoglienza in famiglia per neomaggiorenni in uscita dall’affido o dalla comunità.

Il progetto C.A.S.A. è uno di questi progetti. Agevolando lo ha strutturato insieme a un’altra associazione, Tutori nel tempo, che aggrega i tutori volontari della provincia di Ferrara. Qui l’idea degli appartamenti per neomaggiorenni nasce proprio dall’esperienza dei tutori. Rappresentando legalmente e sostenendo per mesi o per anni persone minorenni – quasi sempre maschi, stranieri, arrivati in Italia da soli – hanno avvertito l’insufficienza di una rete di servizi che in buona parte si interrompe al 18esimo compleanno. La prima urgenza per questi ragazzi è avere un posto dove andare, e riconoscerla in giovani con i quali nel tempo avevano costruito un legame li ha portati a prenderla sul serio e ad attivarsi cercando alleanze e risorse.

Ulteriori partner del progetto C.A.S.A. sono l’Opera don Calabria, dalla cui comunità locale per minori stranieri non accompagnati provengono diversi candidati a questa nuova forma di convivenza, e la Fondazione Estense che insieme all’Associazione delle Fondazioni di Origine Bancaria dell’Emilia-Romagna ne ha reso possibile la realizzazione.

Non è banale dare vita a questo tipo di esperienza. Un buon gruppo di volontari e volontarie molto bene organizzati se ne sta prendendo cura fin nei minimi dettagli, dalla ricerca di un appartamento – è stata una bella sorpresa del destino trovarne due adatti e attigui, e raddoppiare le possibilità – alla fideiussione, dai lavori di risistemazione interna alla ricerca degli arredi, ai colloqui individuali con chi si è fatto avanti per verificare le motivazioni, illustrare chiaramente il progetto, saggiare la disponibilità a convivere con altre persone.

La proposta è rivolta a ragazzi tra i 18 e i 24 anni che dopo un periodo in tutela sentono il bisogno di una soluzione temporanea, intermedia, prima di sperimentarsi in totale autonomia. I volontari saranno presenti in modo leggero per una sorta di monitoraggio ma potranno essere consultati dagli inquilini per risolvere i loro problemi, da quelli più pratici legati alla gestione della casa fino a eventuali difficoltà di relazione che dovessero crearsi all’interno del gruppo.

In questi mesi ho apprezzato nella chat fotografie che documentavano l’avanzamento dei lavori fino alle rifiniture, agli acquisti e alle donazioni degli arredi e accessori indispensabili in ogni casa. Nel frattempo i primi ingressi sono avvenuti. Vedo soprattutto foto piene di sorrisi.

Di Elena Buccoliero

Faccio parte del Movimento Nonviolento dalla fine degli anni Novanta e collaboro con la rivista Azione nonviolenta. La mia formazione sta tra la sociologia e la psicologia. Mi occupo da molti anni di bullismo scolastico, di violenza intrafamiliare e più in generale di diritti e tutela dei minori. Su questi temi svolgo attività di formazione, ricerca, divulgazione. Passione e professione sono strettamente intrecciate nell'ascoltare e raccontare storie. Sui temi che frequento maggiormente preparo racconti, fumetti o video didattici per i ragazzi, laboratori narrativi e letture teatrali per gli adulti. Ho prestato servizio come giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008 al 2019 e come direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati dal 2014 al 2021. Svolgo una borsa di ricerca presso l’Università di Ferrara sulla storia del Movimento Nonviolento e collaboro come docente a contratto con l’Università di Parma, sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti.

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