Articolo di Francesco Cecchini
Fu il colonnello Giulio Douhet, poi diventato generale, nel 1920, a volere che il governo italiano ricordasse i 600.000 soldati caduti in guerra. Va detto che il generale Douhet era stato molto critico come gli alti militari italiani, a partire dal generalissimo Luigi Cadorna, poi destituito dopo Caporetto nell’ autunno del 1917, avevano condotto la guerra. Per il colonnello Giulio Douhet il Milite Ignoto doveva testimoniare di una vittoria ottenuta non grazie alla guida dei vertici dello Stato italiano ma malgrado essi e grazie proprio ai soldati.
Nell’ ambito delle celebrazioni per il centenario del Milite Ignoto una lapide è stata posta nel Vittoriano alla presenza del sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, con scritto che va reso onore ai soldati fucilati durante la Grande Guerra. Furono oltre 750 le vittime del militarismo ad opera di sentenze dei tribunali speciali che si adeguarono alle circolari di Luigi Cadorna che imponeva esecuzioni per l’esempio.
La senatrice Tatjana Rojc, che aveva depositato un disegno di legge recante Disposizioni per la riabilitazione storica degli appartenenti alle Forze armate italiane condannati alla fucilazione dai tribunali militari di guerra nel corso della prima Guerra mondiale, commentando la posa di una targa commemorativa a Roma al Vittoriano, dedicata anche ai militari italiani fucilati nel corso della Prima Guerra mondiale, ha così commentato: “Con l’apposizione della lapide al Vittoriano è stato fatto un primo e significativo passo verso la riabilitazione di centinaia di ragazzi italiani fucilati ingiustamente per mano amica, per reati mai commessi. La ricorrenza del centenario della traslazione della Salma del Milite Ignoto all’Altare della Patria rende il gesto altamente simbolico, dando seguito a quanto disposto dalla Risoluzione della commissione Difesa del Senato, presieduta dall’ on. Pinotti, approvata con il concorso di tutti i gruppi parlamentari il 10 marzo scorso“.
Al di là di queste considerazioni, ciò che fa riflettere è che l’Italia è forse l’unico tra i grandi Paesi europei che parteciparono alla Prima guerra mondiale a non aver ancora preso posizione sulle fucilazioni avvenute durante il conflitto, con una legge nazionale. Per esempio il 21 maggio 2015 venne approvato alla Camera venne approvata la legge Scanu, Zanin e Basilio che prevedeva la riabilitazione dei fucilati. Questa legge fu poi completamente modificata in Senato trasformando i riabilitati in perdonati.
A livello regionale le cose vanno meglio:
Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato una proposta di legge per riabilitare quei soldati italiani fucilati all’interno dei suoi attuali confini durante la Prima guerra mondiale, per ordine dei tribunali militari straordinari. Inoltre ha istituito una ”Giornata regionale della restituzione dell’ onore” ogni primo luglio in ricordo della fucilazione di quattro alpini — Basilio Matiz, Silvio Gaetano Ortis, Giovanni Battista Coradazzi e Angelo Primo Massaro, avvenuta a Cercivento, nella Carnia, nel 1916. I quattro furono condannati a morte dopo un breve processo sommario per essersi rifiutati di eseguire l’ordine di conquistare la cresta di una collina in pieno giorno, un’impresa praticamente suicida visto che si trovavano nei pressi del fronte nemico, sul passo di Monte Croce Carnico. Uno di loro non era nemmeno coinvolto e fu scelto probabilmente in modo casuale. Ma quella dei fucilati di Cercivento è solo una delle tante storie di soldati italiani vittime della spietatezza dell’alta gerarchia militare di quell’epoca.
Lo scorso agosto, Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto ha presentato un progetto di legge Disposizioni per la ricerca storica sulle fucilazioni e la commemorazione dei fucilati durante la prima Guerra Mondiale nel territorio della Regione Veneto.
CONCLUSIONI
La lapide sul Vittoriale che rende onore ai fucilati durante la Grande Guerra, la legge in Friuli Venezia Giulia che riabilita i fucilati nella regione, il progetto di legge di Roberto Ciambetti possono spingere il Parlamento italiano a un atto di giustizia atteso da più di un secolo, una legge nazionale di riabilitazione.
(Articolo tratto da ancorafischiailvento.org)