La War Resisters’ International (WRI), di cui il Movimento Nonviolento è sezione italiana, denuncia l’oppressione militare e la violenza in Myanmar, chiede una risposta civile nonviolenta alla crisi e il riconoscimento e la protezione degli obiettori di coscienza e del personale militare e delle forze dell’ordine che si sono rifiutati di partecipare a tali atrocità.
La War Resisters’ International (WRI) sta seguendo da vicino il colpo di stato militare in corso in Myanmar, iniziato il 1° febbraio 2021, quando il Tatmadaw – l’esercito del Myanmar – ha rovesciato il governo democraticamente eletto e ha istituito un governo militare.
Da allora, la popolazione del Myanmar è scesa più volte in strada per resistere in modo nonviolento al colpo di stato militare, e il Tatmadaw ha compiuto orrendi atti di uccisione, tortura, violenza e oppressione. Nonostante la grave situazione, il popolo del Myanmar ha continuamente trovato modi potenti e creativi per resistere in modo nonviolento ai militari. La WRI intende offrire loro solidarietà e sostegno.
Siamo a conoscenza di casi di obiettori di coscienza all’interno dell’esercito e della polizia che stanno scegliendo di rifiutare gli ordini dell’esercito di usare armi, violenza e crudeltà sui manifestanti nonviolenti, e hanno scelto di fuggire dal paese per la loro sicurezza. Il trauma imposto alle famiglie di questi obiettori di coscienza e ad altri in generale, specialmente donne e bambini, sta danneggiando gravemente la vita pacifica delle famiglie e delle comunità in Myanmar per le generazioni a venire, così come la storia ci insegna.
Crediamo che ci siano modi migliori e più umani per affrontare i conflitti e governare pacificamente, piuttosto che imporre metodi violenti e militarizzati per controllare e mettere a tacere le persone. Pertanto, la WRI denuncia l’oppressione militare in corso in Myanmar, chiede una risposta civile nonviolenta alla crisi, e chiede il riconoscimento e la sicurezza per l’obiezione di coscienza del personale militare e di polizia che ha rifiutato di partecipare a tali atrocità. Sosteniamo anche le richieste di un immediato embargo sulle armi del Myanmar.
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