L’ideologia
Lo scorso 2 giugno il Giornale.it scriveva che “durante la parata militare ai Fori Imperiali, un gruppo di associazioni ha deciso di disertare la diretta televisiva da Roma e si è ritrovata a Verona per festeggiare a suo modo il 2 giugno: Festa della Repubblica disarmata. E’ la rete di movimenti raggruppati intorno a una campagna dal nome Un’altra difesa è possibile”. I quali sono uniti, secondo questa ricostruzione, da una precisa “ideologia”: “un ripudio che dovrebbe diventare nazionale. L’Italia, secondo loro, dovrebbe gettare le armi e vestire le divise del servizio civile”. A parte le molte imprecisioni dell’articolo, confesso che quella Festa c’è stata davvero, io vi ho preso parte attivamente e (svelo un segreto all’articolista del Giornale) quell’ideologia del ripudio nazionale delle armi e della guerra esiste ed è scritta nei pricipi fondamentali della Costituzione italiana.
La conferenza stampa
La Conferenza stampa nazionale della Campagna “Un’altra difesa è possibile”, nella quale è stata annunciata la presentazione presso la Presidenza della Camera della proposta di legge per la difesa civile non armata e nonviolenta, si è svolta a Verona perché la Campagna era stata lanciata dall’Arena di pace e disarmo, il 25 aprile dello scorso anno e il Movimento Nonviolento – la cui sede nazionale è proprio a Verona – ne è diventato Segreteria nazionale. Insieme a Mao Valpiana coordinatore nazionale della Campagna, Alex Zanotelli, comboniano infaticabile costruttore di pace, Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo, Paolo Bertezzolo di Pax Christi e Renzo Fior di Emmaus, l’incontro è stato l’occasione per fare il punto. Ecco le mie note per l’occasione.
Il salto di civiltà
Le oltre 52mila firme raccolte sono state consegnate in Parlamento in corrispondenza del centenario dell’ingresso del nostro Paese nella ”inutile strage della grande guerra” che – con le 16 milioni di vittime provocate (senza contare i feriti e i mutilati) – ha costituito l’avvio dell’applicazione massiccia della tecnologia alle strategie di guerra. Una tecnologia di morte che segnerà le tragedie del ‘900 ed oltre, fino ai nostri giorni. Un secolo dopo la Campagna ”Un’altra difesa è possibile” vuole consegnare al Paese una “tecnologia” di pace, per consentire l’intervento nei conflitti prima che essi degenerino in guerre e per interrompere il circuito vizioso tra guerra e terrorismo.
Inoltre, in questi giorni di precipitazione della partecipazione democratica nelle elezioni regionali, la raccolta di 52mila firme su una legge di iniziativa popolare – uno degli strumenti di democrazia diretta previsti dalla Costituzione – senza la mobilitazione attiva delle grosse organizzazioni e attraverso l’attivazione dal basso di centinaia di gruppi, anche informali, ha dimostrato che anche la la partecipazione è possibile, quando è proposta su temi di valore e di civiltà. In questo caso, la scelta lunga e impegnativa della proposta di legge popolare è servita ad avviare una riflessione collettiva sulle questioni della minaccia, della sicurezza, della difesa. Quando faccio formazione sulla “difesa della Patria” ai volontari in servizio civile, alla domanda su quali minacce gravino sulla sicurezza del Paese, questi giovani rispondono: la precarietà, la povertà, l’ignoranza, il razzismo, le mafie…ed allora diventa difficile giustificare perché l’Italia sia tra gli ultimi ed i penultimi posti in Europa nelle graduatorie di spesa pubblica virtuosa – istruzione, cultura, welfare, lavoro… – ma sia tra le prime cinque potenze militari europee e tra le prime undici al mondo, per spese di preparazione della guerra. E’ come se invece della guerra – e della sua preparazione – si ripudiasse la Costituzione.
Anche per questo la campagna “Un’altra difesa è possibile” rappresenta – nel centenario della prima guerra mondiale – un vero salto di civiltà, un momento di attuazione dei valori della Costituzione.
Gli annunci civili
Il pomeriggio del 2 giugno la Festa è continuata alla Camera dei deputati dove una rappresentanza nazionale dei volontari in servizio civile ha incontrato la Presidente della Camera, Laura Boldrini, il ministro del lavoro Giuliano Poletti ed il sottosegretario con delega al servizio civile Luigi Bobba. Ed è un segno importante – e non casuale – che la proposta di legge abbia avuto il primo annuncio nell’Aula di Montecitorio proprio da un volontario in servizio civile,Yuri Broccoli della rappresentanza nazionale del Servizio Civile Nazionale. Il 4 giugno, poi, è avvenuto l’Annunzio ufficiale della proposta di Legge di iniziativa popolare per la “Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta”, tramite pubblicazione negli atti parlamentari.
Si, ho festeggiato anch’io!
Nell’estate del 2013, nelle “Note sparse verso il 24° Congresso del Movimento Nonviolento”, pubblicate su Azione nonviolenta 8/9 2013, scrivevo che “questa consapevolezza sta crescendo anche nel mondo del servizio civile, e stanno diventando maturi i tempi per la costruzione di una nuova campagna volta specificamente a spostare risorse dal settore militare a quello civile, incentrata sulla conquista del diritto dei cittadini alla scelta fiscale tra le due forme di difesa. Così come i giovani possono scegliere se difendere la Patria in armi o disarmati, anche i cittadini contribuenti devono poter decidere se finanziare la difesa militare o quella civile”. E aggiungevo che “il tema della costruzione di una campagna in questo senso – che mentre si impegna per l’obiettivo principale, avrebbe l’effetto di allargare la consapevolezza culturale sulla difesa nonviolenta – per essere efficace tanto sul piano politico che culturale dovrebbero vedere la collaborazione sia dell’area disarmista quanto dell’area del servizio civile, tra le quali il Movimento Nonviolento potrebbe svolgere una essenziale funzione di cerniera”.
Non potevo davvero immaginare che – passando dal Congresso di Torino del Movimento Nonviolento e dall’Arena di Pace e disarmo di Verona e grazie all’impegno delle Reti promotrici e di alcune infaticabili persone (una per tutteCaterina Del Torto, che ha seguito la Segreteria nazionale) – in meno di due anni tutto ciò si sarebbe verificato davvero, così come lo avevamo immaginato… Anche per questo, il 2 giugno ho festeggiato anch’io!