C’è una barriera che separa chi vive dentro le mura di un carcere e la vita che scorre fuori. Questa barriera ha qualche breccia, frutto del lavoro di gruppi ed associazioni che agiscono per rafforzare la strada delle pene alternative, fortemente ostacolata dalla greve coltre securitaria che ottunde il pensiero di alcuni o molti di noi.
È una verità fattuale comprovata che coloro i quali hanno potuto lavorare esternamente e mantenere rapporti con l’esterno solo in minime percentuali sono caduti nella recidiva dei reati.
Non sono bastati gli sforzi delle associazioni ( Antigone, Partito Radicale, di Radio Carcere, Diaconia valdese,isolo per citarne alcune) impegnate da anni per il riscatto dei detenuti, per prevenire una rivolta che è costata la vita a 9 persone, di cui la stampa non ha fornito i nomi, speriamo per riguardo ai loro familiari che dovrebbero essere avvisati personalmente del lutto che li ha colpiti. Si sa alcune di queste persone decedute (alcune nel trasporto dal carcere di Modena agli istituti di pena di Ascoli e dintorni) è straniera e i parenti possono essere lontani.
Negli anni affiora chiaramente ad uno sguardo non deformato dai pregiudizi che ormai la soluzione carceraria per la maggior parte dei detenuti, molti dei quali in attesa di giudizio, è una falsa soluzione che non consente alla persona di intraprendere percorsi di riscatto come vuole invece la nostra Costituzione.
Lo Stato italiano è inadempiente e fuorilegge per gli organismi europei, più volte richiamato e sanzionato, proprio per le condizioni ignobili di sovraffollamento in cui vivono i suoi detenuti, una grande parte dei quali divenuta malata in ragione della permanenza in carcere.
Potrebbero essere scarcerati per indulto e/o amnistia circa 15mila detenuti con un programma di attività esterna, molti di loro quasi a fine pena, per reati minori o presunti innocenti in attesa di giudizio. Invece come una scure e senza una spiegazione chiara è arrivata la sospensione dei colloqui e il congelamento dei permessi all’esterno come effetto automatico dell’emergenza corona virus. Questa ordinanza è stato il comburente-miccia che ha dato fuoco ad un pericoloso combustibile noto al ministro e a tutti i parlamentari: la disastrosa e incancrenita condizione dei detenuti!
Anche quelle piccole boccate di ossigeno sono state interrotte. Questa condizione si abbatte duramente non solo sui detenuti, ma sul personale carcerario, sulle persone dell’Amministrazione carceraria, sui familiari dei detenuti e su quella parte di noi che non può convivere tranquilla con la consapevolezza che le carceri siano sempre più un luogo di tortura per persone senza mezzi, a cui viene tolta la speranza.
Lorenzo Porta – Firenze
Vedi qui il link aggiornato al 10 marzo – fonte AGI .