Ogni tanto fa bene immergersi in libri che stanno al confine, in territori della scrittura che sfuggono ai generi, che non si fanno imbrigliare dai limiti dell’incasellamento. Questo è così: Benni è un grandissimo scrittore, capace di mantenere un tono leggero, divertente, giocato sui paradossi, sul rapporto tra realtà e parodia, quasi a scendere nel grottesco, nel surreale. Anche qui queste caratteristiche rimangono, ma è il tema stesso della narrazione a spingere l’autore e, di conseguenza, il lettore in un ambiente insolito per un registro così costruito.
Siamo nel mondo del brivido, nella dimensione ampia e variegata della paura. Il libro, che raccoglie oltre venti racconti, spazia da momenti in cui il protagonista, magari in prima persona, racconta incontri con animali fantastici, in grado di far uscire il male che è in te, per passare ad atmosfere decisamente più inquietanti, con alberi giganti in grado di vendicarsi di tutti coloro che cercano di abbatterli o, ancora, di docili studiose di Egittologia che decidono di utilizzare le proprie conoscenze in ambito di mummificazione per scopi per niente accademici.
Ci sono anche stravolgimenti di fiabe antiche, come Hansel e Gretel, trasportati nella contemporaneità più profonda, alle prese con genitori privi di conoscenze informatiche e da ‘streghe’ che sanno tutto di social, strategie di marketing, vere e proprie influencer dei nostri giorni.
Insomma, i meccanismi tipici del comico ci sono tutti: l’eccesso, lo straniamento, l’equivoco, il nonsense, a qui sono calati in contesti in cui potrebbero apparire fuori luogo, visto che siamo immersi in atmosfere horror, quasi gotiche.
In questo equilibrio così difficile da mantenere sta la maestria di questo grande paroliere, perché sarebbe stato facile scivolare in testi poco equilibrati, in cui questo elemento ibrido, invece che dare forza, potesse risultare incerto, disarmonico.
E la bravura risiede proprio nell’aver saputo mantenere entrambe le chiavi di racconto, quella ironica e quella paurosa, sapendo mescolare le due caratteristiche, non dirigendo la scrittura verso uno dei due approdi.
Di operazioni che trasformano le storie di brivido in strutture comiche ne conosciamo a bizzeffe e hanno tutte una loro legittimità e valore. Una delle più riuscite, ad esempio, è il ciclo di film d’animazione di ‘Hotel Transilvania’, parodia molto ben costruita del mondo dei vampiri, però, in questo caso, la scelta è netta e senza sfumature: si sorride e con gran divertimento.
Benni sceglie un’altra strada, quella di mantenersi su un crinale molto stretto, quello di storie brevi che siano inquietanti e allo stesso tempo anche divertenti, in modo da non spingere il suo libro verso uno o l’altro delle due categorie.
Certo, ci riesce proprio grazie a una scrittura leggera, camaleontica, versatile e a un ritmo che riesce a essere incalzante, anche in quelle pagine in cui, in realtà, non succede quasi nulla. Eppure è in quel ‘quasi’ il trucco, nell’aver suggerito, evocato possibili sviluppi inattesi, che possono portarti a sorridere o a spaventarti e tu sei lì, curioso di scoprire da quale parte,il racconto che stai leggendo ti porterà.
Buona lettura!
Ci ritroviamo tra un mese, ad Agosto, mese, spesso, di vacanza e, perché no, di letture.
A presto.