CONSIGLIO DI LETTURA 55 – LUGLIO 2022
L’INCONFONDIBILE TRISTEZZA DELLA TORTA AL LIMONE
DI: AIMEE BENDER
Traduzione: Damiano Abeni e Moira Egan
Minimum Fax
Pochi romanzi riescono a scatenare nel lettore ricordi, immagini, sapori, odori della sua vita, quasi ad avere la netta sensazione che quel libro sia stato scritto proprio per lui. Ma non perché si raccontano episodi che possono essere avvenuti in molte esistenze, ma per la capacità di toccare corde emotive profonde, pur utilizzando storie anche lontane dalla quotidianità.
È il caso di questo romanzo, un vero e proprio gioiello, che riesce a coinvolgere, emozionare, a far sviluppare domande e riflessioni, pur basandosi su episodi al limite del verosimile. Si narra, infatti, la vita dai 9 ai 20 anni, di una ragazzina che scopre, il giorno del suo compleanno, di avere la facoltà di sentire lo stato d’animo, le emozioni di chi ha cucinato un cibo, semplicemente assaggiandolo. È un dono, una condanna? Una limitazione, un approfondimento? Forse, come sempre nella vita, entrambe le cose. Il punto è che la bambina sente tristezza e dolore in quello che le prepara la mamma, apparentemente donna felice e appagata. In più l’altro figlio, il fratello maggiore, è una carattere molto solitario, quasi etereo, lontano dal contatto con gli altri, genio delle scienze, ma inadatto alla vita sociale. Il padre, uomo abitudinario, pratico, solidò ha anche lui una sua particolare caratteristica, quella di non riuscire a entrare in nessun ospedale.
Attraverso le vicende di questa famiglia, viste attraverso gli occhi della ragazzina, si dipana una storia che parla di libertà, di vocazioni, di condizionamenti, di paure, dei tentativi che ognuno di noi fa per tenere insieme i pezzi di vite danneggiate, colpite, ferite, alla ricerca di un equilibrio che, ove trovato, è sempre fragile e precario.
Eppure, ci suggerisce la scrittrice, è proprio nell’accogliere le proprie debolezze fino a provare compassione per se stessi e di conseguenza per gli altri, che ci può essere una ricomposizione, un ricongiungimento con la vera essenza del nostro vivere.
Scritto con un ritmo incalzante, con personaggi che emergono dalla pagina, pur essendo caratterizzati da personalità così atipiche da apparire inverosimili a una prima occhiata, questo libro è anche un omaggio alla cucina, al cibo, alla possibilità di esprimere le proprie emozioni preparando e cucinando il proprio sostentamento.
C’è anche una riflessione profonda sul rapporto con la realtà: che cosa è vero, autentico, quello che esiste di fronte ai nostri sensi puri e semplici o quello che noi percepiamo attraverso altri canali. Se sono solo in una stanza vuota, senza rumore, eppure io percepisco una presenza, le mie reazioni saranno dominate dalla consapevolezza che lì non c’è niente o nessuno o dalla mia sensazione profonda? E ove la mia scelta ricada nel primo caso o nel secondo, chi può dire quale sia la scelta giusta?
Una lettura coinvolgente, che stimola continue riflessioni e sollecitazioni, con un finale segnato da una domanda, la cui eventuale risposta rimane a discrezione del lettore, con una chiamata in causa del suo ruolo importante e coraggiosa.
Per me uno dei libri più belli letto quest’anno, se non, ad oggi, il migliore.
Buona lettura