Consiglio di lettura 56
BELLI E DANNATI
Francis Scott Fitzgerald
Feltrinelli
Traduzione: Elisa Pantaleo
Pag. 420
Ci sono scrittori che inducono nel lettore delle sensazioni così profonde da risultare unici. Ogni amante dei libri ha il suo personale pantheon, quei nomi che, per un motivo o per un altro, fanno parte del suo immaginario, che lo aiutano a comprendere meglio se stesso e gli altri, che lo stimolano a porsi continuamente domande e a cercare, ove possibile, qualche risposta. Per me uno di questi è Fitzgerald. Autore celebre in tutto il mondo, capace di esprimersi in modo estremamente convincente sia nel racconto che nel romanzo, ma anche nel mondo del cinema, attraverso sceneggiature, per altro quasi tutte non trasformate poi in film, Fitzgerald è, a mio modestissimo parere, la voce più autentica e capace, almeno fino a oggi incontrata, nell’esprimere il sentimento più difficile da capire e ancora di più a scrivere: l’amore.
Ma attenzione: Fitzgerald non è mai stucchevole, non scivola mai nella melassa del retorico. Anzi: le sue pennellate sono sempre caratterizzate da un’amara consapevolezza, quella della transitorietà, o per meglio dire, della mutevolezza di ogni sentimento. E se la sua figura di scrittore è indissolubilmente legata a quello che, secondo buona parte della critica e del pubblico rimane il suo capolavoro ‘Il grande Gatsby’, a mio avviso è in altre opere che di può apprezzare di più il tocco, lo stile inconfondibile di questo immenso autore.
Certo, è indubbio che Fitzgerald riesca, come pochi altri, a tratteggiare figure apparentemente titaniche, quasi invincibili, per poi mostrarne, pagina dopo pagina, la caduta, facendoci vivere lo smantellamento di ogni orpello, di qualsiasi maschera costruita per elevarsi socialmente. È il caso di Gatsby, appunto, ma anche di Monroe, produttore cinematografico, il protagonista del suo ultimo romanzo, appena ristampato in una nuova edizione aggiornata da Minimum Fax, ‘L’amore dell’ultimo milionario’. Ma è ancora più forte e profonda, nitida, la sua mano in altri romanzi, dove racconta la nascita e le trasformazioni, quasi sempre dolorose, di un innamoramento, come accade in ‘Tenera è la notte’, il suo capolavoro assoluto, sempre secondo il mio punto di vista o in questo ‘Belli e Dannati’. Se nel primo dei due casi siamo in Europa, sulla Costa Azzurra, qui siamo a New York, negli anni appena precedenti la Prima Guerra Mondiale. Fitzgerald racconta l’incontro tra Anthony e Gloria, due giovani appartenenti alla classe agiata, convinti di poter possedere il mondo e di vivere, di conseguenza, senza curarsene, per seguirli in un percorso di vita che li porta a una dissoluzione continua, alla ricerca di una felicità che non basta mai, di un piacere che è sempre effimero, vuoto.
Ancora una volta l’occhio disincantato, ma partecipe di Fitzgerald osserva i protagonisti del mondo ricco, florido statunitense, l’alta borghesia che vive di rendita, tra alberghi e feste, sperperando ogni dollaro in alcol e bagordi. Ma poi, dopo, di tutta questa euforia cosa rimane, se non un senso di vuoto, di amaro in bocca, di piccola- o grande – sconfitta?
E l’ottica di Fitzgerald parta dall’alto, dal vertice della società per abbracciarla tutta, perché chi sta in basso vorrebbe salire su nella piramide sociale e riuscire a fare quella vita piena di pellicce e danze, senza riuscire a scorgerne il senso profondo di decadenza, di rovina.
Libro immenso, ancora oggi profondamente attuale, capace di toccare corde intime molto profonde e di spingere a interrogarsi sulla propria capacità e disponibilità ad amare l’altro senza chiedere nulla in cambio.
Capolavoro! Buona lettura.