Novembre è un mese importante per noi che amiamo le storie: c’è Lucca Comics, manifestazione nata a metà degli anni’80 con l’idea di offrire una panoramica sul fumetto di qualità. Negli anni questa iniziativa è cresciuta molto, sia come bacino d’utenza che come numero di autori coinvolti, mostre, eventi, con aggiunte sui video giochi, cinema, teatro, tanto da essere diventata la terza al mondo per presenze, iniziative e valore degli artisti coinvolti, dopo Tokyo e Angouleme, in Francia. Ci sono sempre andato, fin dall’inizio, salvo alcune volte per ragioni di impegni improvvisi. Negli ultimi anni, grazie alla visita di un caro amico siciliano, esperto e appassionato del racconto di animazione e collaboratore di fanzine e riviste specializzate, ho avuto la possibilità di leggere opere meravigliose. Tra noi funziona così: lui viene a vedere Lucca Comics, io lo ospito e lui mi lascia dei fumetti a casa. Li leggo e quando ho finito, faccio un pacco e mando a Palermo. Grazie alla sua competenza di lettura, ho approfondito autori italiani e stranieri meravigliosi, con case editrici di alto profilo. Questo mese mi sono sbizzarrito e ho apprezzato alcuni lavori più di altri, come l’ultimo libro d’animazione di Gipi, o Jason, o un’opera su Michelangelo. Ma voglio soffermarmi su una graphic novel di Leo Ortolani, autore di Rat-Man, il super eroe ironico e dissacrante che ha illuminato le sere di tanti anni della mia e – credo – nostra esistenza, la cui saga si è interrotta da poco. Qui si parla di Cinzia, la transessuale platinata innamorata persa del Ratto, ma da lui ignorata, per sua – di lui, Rat – manifesta incapacità a rendersi conto di quando qualcuno/a gli voglia bene davvero. Doveva essere una figura di secondo piano, una comprimaria, invece, con il passare del tempo, Cinzia è cresciuta, come personaggio, come simbolo, come storia, tanto da diventare protagonista di un libro di oltre 230 pagine. Fenomenale. In cui Ortolani affronta un argomento complesso e difficile, come quello dell’identità sessuale e del rapporto con la diversità in generale, riuscendo a raccontare un’esistenza che è, insieme, commovente, divertente, cattiva, emozionante. Come la vita. Dove essere differenti porta con sé una condanna, ma anche una ricchezza, quella di vivere con difficoltà, ma in modo autentico, non come i così detti ‘normali’ che giudicano e condannano e vivono chiusi dietro maschere di decoro, rappresentanza, finzione.
Ce n’è per tutti: dai bigotti agli alternativi, che diventano caricature di se stessi, con la loro spocchiosa arroganza che diventa auto gabbia, perché, come dice ottimamente Licia Troisi nella prefazione, “Cinzia non vuole altro che essere se stessa: non vuole definizioni, non vuole essere una donna, un uomo… Cinzia è Cinzia.”
Quanto sarebbe importante che questa visione, così apparentemente banale, diventasse di pubblico dominio e si smettesse di cercare di etichettare tutto, in un delirio analitico, per cui esiste il bianco e il nero e mai una sfumatura, mentre sono proprio quest’ultime a dare il senso profondo e autentico a un’esistenza.
Da consigliare vivamente. A tutti. Per imparare, con il sorriso, a vedere nell’altro uno specchio dove vedere qualcosa che prima non sapevi di avere.
Evviva Cinzia.
Buona lettura!