• 23 Dicembre 2024 20:53

Consiglio di lettura n. 42

DiEnrico Pompeo

Giu 4, 2021

Nel nostro paese, la forma del Racconto non ha mai ottenuto un riconoscimento pari a quello tributato al romanzo, alla narrazione lunga. Questo è vero sia per la critica,che per il pubblico e per le stesse case editrici. Analoga situazione non si riscontra in altri contesti, in particolare nel mondo anglofono, ma anche in Francia questa diversità di trattamento è meno evidente che da noi. Eppure, nella nostra tradizione, abbiamo avuto notevoli esempi di alta letteratura in questo ambito. Per rimanere circoscritti solo ad alcuni nomi, basterebbe citare Calvino, Fenoglio, Buzzati, Pirandello e più legato al genere giallo poliziesco Scerbanenco. Anche al giorno d’oggi ci sono scrittori che si esprimono in modo originale e coinvolgente in questa forma, alcuni raggiungendo risultati migliori che nel romanzo, come nel caso del mai troppo compianto Sepulveda, per esempio. In Italia abbiamo scrittori che si cimentano anche in questa dimensione creativa con esiti di altissimo livello come Zardi o Ricci, per esempio. Eppure il pregiudizio rimane, come se riuscire a raccontare una storia in un tempo di narrazione più esiguo fosse più semplice che dare a quest’ultima un respiro più ampio. E invece questo non è assolutamente vero. Sono due dimensioni differenti, come due diverse specialità di corsa in atletica, con caratteristiche diverse, ma entrambe capaci di creare emozione, suscitare pensieri, domande, indicare percorsi e segnare tracce o vie per acquisire maggiore consapevolezza.

Oggi, quindi, la recensione presenta una raccolta di racconti, di Fabrizio Bartelloni, scrittore di narrativa breve, con l’eccezione, ad oggi, di un solo romanzo, realizzato però a quattro mani e anche curatore di una collana di narrativa per MDS Editore.

Queste storie, alcune delle quali già apparse in raccolte precedenti, hanno un tema comune, cioè la scelta di mostrare l’esistenza turbolenta di personaggi, anche molto diversi tra loro, ma tutti accomunati dal fatto di trovarsi in una rotta di collisione con la realtà, con ciò che era parso immutabile e sicuro, con equilibri che sembravano ormai raggiunti e inossidabili.

Ciò che interessa è il momento in cui le certezze crollano e ti trovi in un territorio inesplorato, senza mappe, costretto a muoverti senza strumenti, navigando a vista, magari per scoprire che dopo la necessaria fatica per mettersi in cammino, in fin dei conti, andare contro vento, a volte, porta anche a scoprire posti più veri e autentici, dentro e fuori di te.

I racconti, divisi in cinque sezioni, ognuna di esse con il titolo di un vento, sono diversi per orizzonte temporale e collocazione spaziale, eppure compongono un affresco coerente, una polifonia di voci accordate, un coro di anime perse, un po’ storte, che si trovano a fronteggiare delle curve improbabili del destino e, giocoforza, provare a imparare a non uscire completamente fuori rotta, con esiti tutt’altro che scontati o sempre consolatori.

Bartelloni si muove a suo agio tra sfumature psicologiche, noir, con risvolti gialli, tutto venato da un’ironia pungente, un po’ cattiva, ma con molta partecipazione emotiva alla sorte dei propri personaggi.

Una scrittura che ha ritmo, freschezza e riesce a trovare quel particolare capace di catturare l’attenzione del lettore e a imprimersi come punto nodale di un percorso di conoscenza.

Ci sono dei racconti che rimangono, poi, particolarmente impressi, come ‘Un Libero’, sulla condizione carceraria; oppure  ‘L’Amore ai tempi del Cheeseburger’, sulla comunicazione via social; ‘Geppetto alla Sbarra’: una fiaba punk con contaminazioni di tante storie dell’infanzia; ‘Diario di Bordo’ sulle trappole della mente; ‘Camerini’, un quadro sulla complessità delle relazioni umane.

Insomma, un libro che merita di essere letto. Anche per sfatare l’idea che un romanzo, sia,di per sé, migliore di un racconto. Cosa che, invece, non è affatto vera.

Buona lettura.

 

Di Enrico Pompeo

Enrico Pompeo è nato a Livorno nel 1972. Docente di Lettere, è autore dei romanzi: ‘Una curva improbabile’ (Edizioni Edicom 2001); ‘Il Drago, il Custode, lo Straniero’ (Ed. Creativa 2016. Premio Speciale della Giuria ‘Alda Merini’ 2017), ‘Nessuno ha dato la buonanotte’ (MDS editore, novembre 2021.Prima ristampa Aprile 2022) e di un libro di racconti ‘Scritti (S)Connessi’ (Ed. Creativa 2018. 3° Classificato in ‘EquiLibri’ 2018). È drammaturgo e regista dello spettacolo ‘La Cattiva Strada’, patrocinato dalla Fondazione De André. Scrive recensioni per le riviste ‘Azione Nonviolenta’ e ‘Offline’. Organizza laboratori di arte e comunicazione presso l’Agriturismo Montevaso.

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