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Consiglio di lettura n. 43: Urla sempre, primavera

DiEnrico Pompeo

Lug 28, 2021

Ci sono libri che escono dalla dimensione del semplice gradimento, del “Ti è piaciuto?”. Sono storie che delineano prospettive, invitano ad approcciarsi al presente e al futuro con ottiche diverse da quelle consuete. Romanzi Mondo, come vengono definiti nel mondo anglosassone, che non hanno limiti narrativi, ma si pongono l’obbiettivo di fondare nuovi paradigmi di interpretazione della realtà.

‘Urla Sempre, Primavera’ è uno di questi; è un libro coraggioso, innovativo, per certi versi anche difficile, ma, sicuramente, uno dei testi di narrativa più interessanti degli ultimi anni. Innanzitutto perché mescola in modo consapevole e sapiente generi differenti, anche apparentemente di ostica fusione. Ci sono, sostanzialmente, cinque macro sezioni al suo interno, divise per colori, scelta che viene rispecchiata anche dalla differente conformazione cromatica delle pagine, che testimonia, ancora una volta di più, la splendida capacità di NN di preparare ottimi libri anche da un punto di vista grafico. La copertina, infatti, è un vero e proprio capolavoro assoluto.

Tornando al contenuto, si inizia dal Libro Rosso, una parte fantascientifico distopica, ambientata nel 2022, quindi con uno scarto in avanti appena percettibile, dove si delinea uno scenario in cui a comandare in Italia è un’oligarchia di anziani, la Venerata Gherusia, che ha imposto l’idea che le risorse siano poche e che non si possa continuare a sprecarle per un’umanità che non accenna a fermare la sua crescita.  Per questo è stato decretato che le donne non possono più avere figli. Zelinda, una ragazza ribelle e rivoluzionaria, incinta, scappa con il suo ragazzo per sfuggire ai corpi armati della Milizia che la inseguono.

Fondamentale è l’ambientazione: siamo a Genova, in una condizione che ricorda, da vicino, i tragici eventi che ferirono profondamente questa città nel luglio del 2001, durante il G8 con la repressione operata dalle forze di polizia nei confronti dei manifestanti.

Questo è il punto cardine di tutto l’impianto narrativo di Vaccari: la storia del nostro paese, dopo quei giorni di vent’anni fa, non è stata più la stessa; si è creato un precedente di tortura e barbarie che ha segnato l’Italia e l’ha cambiata, riducendo il movimento di contestazione a un ripiegamento che, ancora, continua a prolungarsi e contro il quale è stato scritto questo libro.

I rimandi a quelle giornate terribili sono moltissimi e per chi, come me, era presente, è sicuramente un’emozione forte risentire il nome di vie, piazze,persone, che si sono inserite nella mia memoria e non se ne andranno mai via. Per chi non l’ha vissuto, è un modo per sentire quello che è stato, per vivere quei momenti, duri, ma profondamente significativi per tutti e tutte noi.

Improvvisamente, la storia di Zelinda, del suo compagno e della loro bambina si interrompe, nel bel mezzo della loro fuga.

Si passa, quindi, con il ‘Libro Blu’ al 2043, quando un commissario di polizia, con un nome e cognome dalla potentissima valenza simbolica, deve indagare sulla strana morte di un ultra centenario, proprio nei giorni precedenti a un referendum che propone la definitiva estinzione dei cittadini. Questo funzionario, roso dai sensi di colpa per un peccato di gioventù, capisce che in questa storia c’è qualcosa che non quadra e che il defunto ha dei rapporti con quella sparizione di Zelinda di tanti anni prima, nella quale, anche lui aveva avuto un ruolo e non marginale. Qui siamo nei pressi di un giallo poliziesco.

Nella terza parte, il ‘Libro Nero’ si torna indietro nel tempo, siamo nel 1943, in piena lotta partigiana e il narratore è Spartaco, padre di Zelinda, che parla con Egle, sua nipote, attraverso i sogni e gli racconta tutte le vicende che, dal dopoguerra al ventunesimo secolo hanno caratterizzato l’Italia. Una sorta di romanzo storico.

Le ultime due sezioni,il ‘Libro Verde’ e il ‘Libro Bianco’ vedono protagonista Egle, attraverso eventi che la seguono da bambina ad adulta, quando scopre di avere il potere di entrare nei sogni degli altri e di spingerli a cambiare. Qui i toni sono più da racconto d’avventura, di formazione.

Un’opera enciclopedica, che richiede al lettore attenzione e lo spinge a un ruolo attivo di interpretazione, scritta in un linguaggio sorprendente e molto originale, appoggiandosi a diversi punti di vista, a un lessico che si modifica, con una parte dedicata a uno slang ormai diffuso tra i giovani che è una vera chicca letteraria.

Un libro che sorprende, inquieta, stordisce. A partire dalla dedica: ‘A tutti gli uccisi dallo Stato’. Un romanzo che rimarrà come un tentativo, a mio avviso riuscito, di spostare i limiti imposti alla narrativa da consuetudini e abitudini.

Non per tutti, forse, ma sicuramente da consigliare a chi è curioso, a chi crede ancora nei sogni e nei desideri. Nella Rivoluzione.

Buona Lettura.

Di Enrico Pompeo

Enrico Pompeo è nato a Livorno nel 1972. Docente di Lettere, è autore dei romanzi: ‘Una curva improbabile’ (Edizioni Edicom 2001); ‘Il Drago, il Custode, lo Straniero’ (Ed. Creativa 2016. Premio Speciale della Giuria ‘Alda Merini’ 2017), ‘Nessuno ha dato la buonanotte’ (MDS editore, novembre 2021.Prima ristampa Aprile 2022) e di un libro di racconti ‘Scritti (S)Connessi’ (Ed. Creativa 2018. 3° Classificato in ‘EquiLibri’ 2018). È drammaturgo e regista dello spettacolo ‘La Cattiva Strada’, patrocinato dalla Fondazione De André. Scrive recensioni per le riviste ‘Azione Nonviolenta’ e ‘Offline’. Organizza laboratori di arte e comunicazione presso l’Agriturismo Montevaso.

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