• 21 Novembre 2024 18:06

Consiglio di lettura n. 62 – Evviva le traduzioni!

DiEnrico Pompeo

Mar 1, 2023

Consiglio di lettura n. 62 Febbraio 2023

‘Il Lavatoio’; ‘La Sutura’ di Sophie Daull

‘Autoritratto con pianoforte russo’ di Wolf Wondratschek

Edizioni Voland

Traduzione: Cristina Vezzaro

 

SENZA TRADUZIONE, VIVREMMO IN PROVINCE CONFINATE COL SILENZIO (George Steiner)

In Italia, solo negli ultimi anni, a partire dal 2000, si è, finalmente, cominciato a dare il giusto risalto al lavoro del traduttore. Prima questa figura, così importante, veniva tenuta ai margini, quasi estromessa dal libro finito. Non erano rari esempi di testi di narrativa stranieri pubblicati in Italiano, dove il nome di chi aveva fatto il lavoro di traduzione si trovava in ultima pagina oppure, a volte, mancava totalmente. Per non parlare poi dei compensi, spesso inferiori alla mole di lavoro svolta, con contratti spesso non rispettati.

La situazione, per buona sorte, sta cambiando e anche se non tutti i problemi sono risolti, si è assistito, però, a un’inversione di rotta.

Di questo e di tutto ciò che comporta il lavoro di traduzione se n’è discusso con Cristina Vezzaro, traduttrice professionista da circa trent’anni, vincitrice l’anno scorso del premio internazionale come migliore traduzione del comune di Sanremo, che lavora molto con la casa editrice Voland, nome consolidato nel panorama europeo come sinonimo di qualità e garanzia nell’ambito di scelte di autori, prevalentemente stranieri da presentare al pubblico italiano.

L’occasione è stata il secondo appuntamento de ‘I Libri a pranzo’, seconda edizione, svolta come la prima a Livorno. Durante il pasto, Cristina Vezzaro, sollecitata dalle domande del sottoscritto e degli altri commensali, ha illustrato e raccontato in cosa consiste il suo lavoro, portando anche esempi concreti, sia di opere già tradotte e pubblicate che di traduzioni ancora in itinere.

Dai discorsi venuti fuori tra un bicchier di vino e piatti tipici del territorio labronico cucinati con sapienza dai cuochi della Fiaschetteria da Pilade, è emersa un’idea di traduzione che non è solamente un percorso di approfondimento sul linguaggio, sul suono della frase, sulla voce di ogni parola, ma qualcosa di molto più ampio e profondo.

Cristina Vezzaro traduce principalmente dal tedesco e dal francese opere di narrativa contemporanea: per lei è essenziale conoscere personalmente l’autore o l’autrice da tradurre, osservarlo mentre parla, entrare in sintonia con il suo modo di vedere il mondo. È un processo di vera e propria empatia, che prevede un lento, ma graduale immedesimarsi nella prospettiva di un’altra persona, un lavoro paragonabile a quello di un attore quando si avvicina a un personaggio. Solo che qui, questa assunzione di un altro punto di vista avviene con un altro essere umano. Sempre non rinunciando alla propria sensibilità, ma mettendola al servizio della storia, del racconto. Non è questo un atteggiamento, un modo di dialogare con l’altro tipico dell’azione nonviolenta? Il fatto di provare a comprendere il modo di essere di un’altra persona senza giudicare. Per entrarci in relazione nel modo più autentico e prezioso. Riuscendo, nel contempo, a mantenere il proprio punto di vista, ma facendo un passo indietro, al servizio di un livello di comprensione più profonda.

Emblematico, a tale proposito, è stato leggere alcune pagine tradotte da Cristina Vezzaro, alcune dal francese di Daull, altre dal tedesco di Wondratschek.

Già due lingue originali profondamente diverse, poi due personalità completamente differenti e due stili chiaramente distanti. L’autrice francese, che racconta episodi della sua vita tormentata, colpita da due lutti tremendi, la perdita della madre uccisa da un criminale e della figlia, morta per una malattia incurabile, scrive in una lingua asciutta, essenziale, precisa, con venature poetiche, quasi da teatro; lo scrittore tedesco usa invece una lingua letteraria, più articolata, lavorando sul tema dell’identità, della memoria, del tempo che passa, in un dialogo ininterrotto con la musica.

Due stili riprodotti da Vezzaro in un italiano che tiene conto delle singolarità delle voci originali e le traspone in un linguaggio completo e affascinante. Da non lasciarsi sfuggire.

Buona lettura.

Evviva le traduzioni!

Di Enrico Pompeo

Enrico Pompeo è nato a Livorno nel 1972. Docente di Lettere, è autore dei romanzi: ‘Una curva improbabile’ (Edizioni Edicom 2001); ‘Il Drago, il Custode, lo Straniero’ (Ed. Creativa 2016. Premio Speciale della Giuria ‘Alda Merini’ 2017), ‘Nessuno ha dato la buonanotte’ (MDS editore, novembre 2021.Prima ristampa Aprile 2022) e di un libro di racconti ‘Scritti (S)Connessi’ (Ed. Creativa 2018. 3° Classificato in ‘EquiLibri’ 2018). È drammaturgo e regista dello spettacolo ‘La Cattiva Strada’, patrocinato dalla Fondazione De André. Scrive recensioni per le riviste ‘Azione Nonviolenta’ e ‘Offline’. Organizza laboratori di arte e comunicazione presso l’Agriturismo Montevaso.

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