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Quando dalle trincee e dalle barricate le persone cominciano a parlarsi, smettono di uccidersi.

DiPeppe Sini

Ott 27, 2016
Peppe Sini

“No, i morti non sono morti
e i vivi non sono vivi.
Non ci sono che uccisi e assassinati”
(David Maria Turoldo, Esame di coscienza)

In occasione della XV Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico giovedi’ 27 ottobre 2016 si e’ svolto a Viterbo presso il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” un incontro di riflessione e di testimonianza.

Nel corso dell’incontro sono stati rammemorati e commentati alcuni brevi passi dalla Torah, dai Vangeli, dal Corano, dalle opere di Confucio, dal canone buddista e da alcuni classici del pensiero come Averroe’, Erasmo, Denis Diderot, Mary Wollstonecraft.

Nella condivisa riflessione si e’ fatto riferimento a fondamentali ragionamenti e proposte di maestre e maestri del nostro tempo come Rosa Luxemburg, Virginia Woolf, Simone Weil, Martin Buber, Guido Calogero, Aldo Capitini, Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Ernesto Balducci, Emmanuel Levinas, Hans Jonas, Andre’ Chouraqui, Franca Ongaro Basaglia, Assia Djebar, Albert Camus e Wangari Maathai.

Concludendo l’incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha invitato a proseguire nell’impegno contro la guerra, contro il razzismo, contro il maschilismo; nell’impegno in difesa della vita, della dignita’ e dei diritti di ogni essere umano; nell’impegno in difesa della biosfera casa comune dell’umanita’.
Di seguito riportiamo una sintesi dell’intervento conclusivo dell’incontro.
*
1. Dinanzi alla strage nel Mediterraneo: quid agendum
La strage nel Mediterraneo ci convoca a un esame di coscienza e ad un agire conseguente.
Tre sono le cose che dobbiamo fare.
Cessare di fare le guerre; soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; riconoscere ad ogni essere umano il diritto alla vita, alla dignita’, alla solidarieta’.

Ovvero: opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni; difendere i diritti umani di ogni essere umano e l’intera biosfera casa comune dell’umanita’.
E per far cessare le guerre occorre abolire gli eserciti e le armi, che sempre e solo sono nemici dell’umanita’.
E per far cessare il razzismo occorre abolire ogni schiavitu’ e riconoscere finalmente l’umanita’ di ogni essere umano.

E per far cessare la violenza maschilista occorre riconoscere che il maschilismo e’ la prima radice e il primo paradigma di ogni oppressione, e che solo abbattendo la dominazione maschile si puo’ liberare l’umanita’ intera, cosicche’ la lotta contro il maschilismo e’ la prima e decisiva, e non si puo’ sconfiggere la guerra e il razzismo, non si puo’ sconficcare la guerra e il razzismo dal cuore dell’umanita’, se non si sconfigge, se non si sconficca l’ideologia e la prassi del maschilismo.

La strage nel Mediterraneo e’ diretta conseguenza delle guerre e della fame imposte ai popoli oppressi dalla politica imperialista, razzista e schiavista al soldo del capitale globalizzato e dalle democrature, dittature e mafie al suo servizio e ad esso subalterne e speculari.

La strage nel Mediterraneo e’ altresi’ immediato esito della politica dei governi europei che negano a innumerevoli esseri umani in fuga dalla guerra e dalla fame il fondamentale diritto alla vita impedendo loro di giungere nel nostro continente in modo legale e sicuro.

Ripetiamo ancora una volta che due provvedimenti legislativi sono indispensabili e urgenti per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu’ e il razzismo in Italia: primo: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; secondo: riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

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2. Il primo diritto, il primo dovere
Nella XV giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, all’ascolto dei fondamentali valori affermati nella Torah come nei Vangeli come nel Corano, all’ascolto del messaggio che emerge dalle tre religioni del libro come da tutte le altre grandi religioni e le grandi filosofie dell’umanita’, ed alla scuola delle pensatrici e dei pensatori che coralmente convocano al dialogo, alla solidarieta’ che ogni essere umano riconosce e raggiunge, alla nonviolenza come politica prima e progrediente autocoscienza della comune civilta’ umana, quest’oggi riaffermiamo una volta ancora che il primo diritto di ogni essere umano e’ il diritto alla vita, che il primo dovere di ogni essere umano e’ salvare le vite.

Come Terenzio, ognuno di noi sa di essere un essere umano e che quindi niente di umano gli e’ estraneo. Sa che l’umanita’ e’ una e plurale, che esiste soltanto incarnata nelle innumerevoli persone che chiamiamo esseri umani ciascuna diversa da ogni altra, ciascuna ad ogni altra simile al punto che quella diversita’ ci appare variazione e armonia, e quel disegno piu’ vasto che quell’armonia compone appunto umanita’ chiamiamo. E sa che l’umanita’ e’ anche la civilta’ umana, ovvero il cammino storico sempre piu’ autocosciente dell’umanita’ nel suo processo di autoriconoscimento ed autoresponsabilizzazione.

A me sembra che con diversi linguaggi gli amici credenti delle diverse fedi e chi – come me – a nessuna religione aderisce in questo nostro dialogo, in questo nostro convivio, affermiamo sentimenti e ragionamenti e valori comuni: il dovere di difendere da ogni offesa le persone e la biosfera; il preferir soffrire anziche’ far soffrire; il ripudio della guerra e dell’uccidere; la scelta della nonviolenza.

Il dialogo e’ riconoscimento di umanita’, di vicinanza ed eguaglianza di diritti, riconoscimento della comune facolta’ di capire e capirsi – inter e infra -; ed e’ anche condivisione dei beni e aiuto reciproco: il dialogo senza aiuto reciproco non e’ dialogo, ma un sordo doppio monologo; il dialogo e’ profonda empatia e discussione fraterna e sororale, franca e leale, accudente e critica, senza reticenze e senza omerta’, senza paura e senza violenza. Ogni dialogo idealmente convoca sempre l”umanita’ intera al colloquio corale, alla compresenza, alla responsabilita’ per l’altro, all’incontro dell’io e del tu, del tu-tutti.

Il dialogo e’ comprensione della pluralita’ e unita’ dell’umanita’; il dialogo e’ la fine della mostrificazione dell’altro. Solo nel dialogo e’ l’utopia concreta, il principio speranza, l’ortopedia del camminare eretti, l’inizio della lotta per la liberazione dell’umanita’ da ogni menzogna, da ogni volenza, da ogni oppressione.
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3. Il volto nudo e sofferente dell’altro
Quando dalle trincee e dalle barricate le persone cominciano a parlarsi, smettono di uccidersi. Scoprono che ogni vittima ha il volto di Abele, che vi e’ una sola umanita’ e che tutti gli esseri umani ne fanno parte. Ritrovano nel fondo della coscienza quella regola d’oro che fonda ogni civile convivenza, ogni umana cultura: “Tratta le altre persone come vorresti che le altre persone trattassero te”.

Quando ti appare il volto nudo e sofferente dell’altro che con la sua sola presenza ti dice “non uccidere”, li’ il dialogo e’ gia’ cominciato.

Il dialogo e’ il contrario dell’uccidere, dell’opprimere, del negare.
Cessare di uccidere, salvare le vite: il primo dovere.
Che questa giornata del dialogo si estenda ad ogni essere umano, che questa giornata del dialogo si estenda ad ogni giorno avvenire.

Il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo

Viterbo, 27 ottobre 2016

Di Peppe Sini

Direttore responsabile del Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo. Cura i "Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino", una newsletter quotidiana sui temi legati alla nonviolenza. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it , centropacevt@gmail.com

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