Pochi, sparsi e forti assieme i ricordi. Arriva nella mia prima liceo, anno scolastico 1956/1957. Proviene dai salesiani. Mi porta l’Espresso, in aggiunta alle mie letture di ginnasiale: il Mondo, che debbo a Beniamino, Nuova Repubblica, suggerita da Ranieri. Mi porta soprattutto la sua presenza amica, gentile, ferma. Simpatizziamo subito. Si chiama Luigi sul registro, ma lo chiamiamo tutti Davide e pure Jack. Non ricordo perché. È veloce, e perciò Speedy. Ha interessi non banali. Fuori dalla scuola abbiamo poche occasioni di frequentazione. Una volta solo gioco a pallone con lui nella squadra della classe alla Fulgor. Mi mettono in campo perché non hanno proprio più nessuno. Ho la consegna di non far passare non so più chi. Non passa e io sono espulso dopo neanche un quarto d’ora. Lo ricordo a una corsa campestre. Io sono solo spettatore. Parte velocissimo, tira il collo a tutti, poi si sdraia dietro una curva esausto, ridendo, a vederli passare. Dopo il Liceo so che studia a Bologna. Ci vediamo saltuariamente.
Nei primi anni ’60 lo reincontro al Psi. È piacevole ritrovarsi. Siamo nello stesso partito e nella stessa corrente. Solo nelle correnti si parla di politica. La nostra è la migliore, quella di Lombardi. Noi siamo riformatori. Vogliamo le riforme di struttura, le sole capaci di cambiare le cose. Diffidiamo di riformisti e rivoluzionari, che riconosciamo benissimo: i primi non fanno le riforme i secondi non fanno la rivoluzione. Noi sappiamo che la sola cosa da fare è cambiare tutti i pezzi del motore mantenendo la macchina in moto. Alla vigilia dell’effimera unificazione col Psdi collaboriamo strettamente. Lui ha una posizione particolare: è per l’uscita dal centro sinistra troppo moderato, ma non è contrario all’unificazione, su posizioni di sinistra. A me non va bene niente. Dopo il Congresso nazionale, ci porto i voti della minoranza ferrarese, infatti me ne vado. Lui resta e assume incarichi nel Partito.
Ci troviamo negli anni ’70. Io faccio l’assessore alla Pubblica istruzione a Ferrara e lui l’insegnante. Sono numerose le occasioni di formazione comune e di frequentazione. A un seminario condotto da un amico psicologo c’è anche lui e c’è Lucia, che poi sposerà. Sia con lui che con Lucia ci vediamo di frequente. Diserto un consiglio comunale per andare al mare e aspettare l’alba con loro. Insegnare è per lui cosa seria e importante. Grande è l’attenzione ai ragazzi e prende forma la sua vocazione di storico. In quegli anni mia moglie è attiva nel dare nuova e migliore forma ai soggiorni estivi, alle colonie marina e montana. In termini meno impegnativi faccio lo stesso nei campi solari a Ferrara. Davide aiuta generosamente. A Migliarino realizza un campo solare esemplare. Ci teniamo la festa delle colonie e dei campi ferraresi coinvolgendo l’intero paese.
In politica siamo ora piuttosto distanti. Dallo Psiup (Partito Scomparso In Un Pomeriggio) non rientro nel Psi, né vado al Pci. Saranno Pdup e Democrazia proletaria, ultima tessera di partito. Lui è sempre nel Psi, con incarichi locali e in Comitato centrale. È pure vice Sindaco a Ferrara, con delega alla pubblica istruzione. Ha modo di manifestare il suo amore per la città, di avanzare proposte interessanti di difficile realizzazione. Ci vediamo sempre con piacere. Una cosa per nulla scontata. Davide e Lucia, nel frattempo sposi, sono tra gli amici più cari. Propongo loro i miei luoghi del cuore, bellissimi e pieni di presenze importanti: San Michele Appiano e Rossano.
Vengono anche per lui anni di delusione politica. La nostra amicizia dura nei decenni. Il Circolo Condorcet ci vede promuovere, con Luigi, iniziative comuni. Lui approfondisce studi storici, Settecento, Ottocento, inizi Novecento a Ferrara e dintorni. Mi fa apprezzare Garibaldi, anche se continuo a preferire Pisacane, che mai ha vinto. Troviamo punti di interesse comune: Giacomo Matteotti sopra tutti. Quando Lucia chiama andiamo. Ci sarà una visita a località vicine, Emilia, Veneto, Lombardia, conclusa o inframmezzata da un pranzo, sempre di grande qualità. Ci sono i nostri Capodanno assieme, i discorsi infiniti, cultural-politici. È un narratore affascinante e instancabile. Gli ho chiesto più volte di mettere per iscritto storie di Migliarino, sollecitandolo a raccontarle da capo. Messe in fila costituirebbero una saga straordinaria. Io ancora me le racconto da solo. Andrebbero riproposte in suo onore, quanto le sue opere più impegnate.
Ci sono poi gli ultimi incontri. Semisdraiato in poltrona (una volta a letto) conversatore inesauribile e lucidissimo. Non sbaglia un nome e un luogo nella sua narrazione. La voce, gli occhi, l’entusiasmo sono quelli che ho conosciuto al liceo. Si aggiunge a noi Bruno, che sta sistemando il materiale grande e prezioso raccolto con cura e amore. Dice del rammarico per una città inconsapevole della sua storia preziosa, ben oltre gli Estensi. Vi sono cose urgenti da fare, ma richiedono tempo per essere almeno impostate. “Potrei curare io una proposta di ricerca per l’Ottocento e anche il Settecento. Per il periodo precedente ci sono Franco e Ranieri. Ce n’è anche per te: il Novecento. Molti possono collaborare. Ho visto con piacere Francesco… Ma ho bisogno di sapere se posso contare su un po’ di tempo. Due anni? Cavazzini può dirmelo”. Il giorno di Sant’Antonio Lucia mi dice di Davide.
Ho conosciuto Davide Mantovani, fin dall ‘ inizio della mia esperienza politica. Svolgeva con passione e competenza il ruolo di Vice Sindaco del comune di Ferrara. Nella visione un po’ manichea di noi PCI era considerato fra i socialisti ” buoni” .Ma ho conosciuto meglio Davide in questi ultimi anni.Avevamo occasione di confrontarci e discutere ( di politica naturalmente) in occasione di varie conferenze o semplicemente di incontri casuali in città. Ho apprezzato di Davide la sua acutezza, la sua capacità analitica, la sua passione immutata, la sua lucida memoria. Grazie Laura x questa opportunità di ricordare una bella persona come Davide Mantovani
Grazie Daniele: un caro ed istruttivo ricordo di Davide.