• 5 Novembre 2024 23:24

Del diritto d’insurrezione, e del dovere.

DiPeppe Sini

Lug 11, 2018
Peppe Sini

Sto partecipando al “digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti” promosso da padre Alex Zanotelli a nome dei missionari comboniani, monsignor Raffaele Nogaro vescovo emerito di Caserta, don Alessandro Santoro a nome della Comunita’ delle Piagge di Firenze, suor Rita Giaretta di “Casa Ruth” di Caserta, padre Giorgio Ghezzi religioso sacramentino, la Comunità del Sacro Convento di Assisi e tante altre donne e tanti altri uomini di buona volontà; un digiuno “a staffetta” iniziato ieri a Roma in piazza San Pietro e che si prolungherà per dieci giorni in piazza Montecitorio, un digiuno che ha suscitato adesioni e iniziative in tante parti d’Italia.
Un digiuno è tante cose insieme: è una pratica nonviolenta di lotta contro l’ingiustizia e l’omertà;  una testimonianza personale di condivisione e di solidarietà con chi soffre; è un “momento” (kairos) di riflessione sincera e profonda, un esame di coscienza e un appello a tutte le proprie forze ed al legame con l’umanità, con il mondo, con il bene; è sinolo di pensiero e azione, e colloquio corale.
Mentre si digiuna si medita con particolare chiarezza, con intensa concentrazione, “con anima e corpo”. Nella scala delle azioni della lotta nonviolenta Gandhi riteneva che il digiuno fosse l’ultima azione, la più forte, la più persuasa e la più persuasiva.
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Due ragionamenti vado svolgendo in queste ore: due ragionamenti sul diritto d’insurrezione.
Sul diritto d’insurrezione di fronte al male; sul diritto d’insurrezione per salvare le vite; sul diritto d’insurrezione in difesa della legalità, della verità, dell’umanità; sul diritto d’insurrezione per il bene comune. E penso ad Antigone ed agli insorti del ghetto di Varsavia. Penso a Martin Luther King e a Nelson Mandela. Ripenso i pensieri di Rosa Luxemburg, di Simone Weil, di Hannah Arendt.

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Il primo ragionamento. Su ciò che è accaduto nelle scorse ore sul rimorchiatore “Vos Thalassa” so solo quello che il governo italiano ha fatto sapere ai mass-media: ovvero che quella imbarcazione italiana ha raccolto in mare dei naufraghi, come era suo dovere; e che quando ai naufraghi e’ stato comunicato che invece di essere recati in salvo in Italia sarebbero stati riconsegnati agli aguzzini dei lager libici sono insorti in difesa delle proprie vite e della giustizia. Sono poi stati trasferiti sulla nave “Diciotti” della Guardia Costiera italiana che dovrebbe portarli in salvo in Italia, come vuole la legge e la morale, come tutti sappiamo che e’ giusto.

Sembra che un ministro della repubblica italiana abbia definito gli insorti “facinorosi”; e che un altro ministro abbia augurato loro la galera.
Invece quegli insorti sono degli eroi. Quegli insorti sono degli eroi che hanno lottato per la vita e la libertà: per la loro vita e la loro libertà, ma anche per la vita e la libertà di tutti gli esseri umani.

La loro insurrezione e’ legittima, e’ giusta, e’ degna di ammirazione e di sostegno.
So solo quello che il governo ha fatto sapere ai mass-media: se le cose stanno come le racconta il governo italiano i naufraghi insorti, che per quanto e’ stato reso noto non hanno fatto del male a nessuno ma hanno solo difeso i loro diritti e la stessa legalita’, meritano un’accoglienza da eroi, e quei ministri italiani che li scherniscono e minacciano di nuove brutalità essi sì che meritano di essere processati per il loro protervo indracarsi, per la loro scellerata disumanita’.

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E poi c’è una seconda insurrezione: la nostra. Disarmata e nonviolenta.
Di noi cittadini italiani che riteniamo che il governo italiano commetta un mostruoso crimine negando soccorso ai naufraghi chiudendo i porti italiani alle navi che li traggono in salvo.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che il governo italiano commetta un mostruoso crimine diffamando, minacciando, aggredendo e sabotando i soccorritori che salvano vite umane in mare.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che il governo italiano commetta un mostruoso crimine operando al fine di impedire agli esseri umani innocenti prigionieri nei lager libici di trovare salvezza fuggendo in Europa.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che il governo italiano commetta un mostruoso crimine imponendo un regime di persecuzioni razziste.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che debba dimettersi il governo della barbarie razzista, il governo dell’abominevole omissione di soccorso, il governo delle scellerate persecuzioni.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che debbano essere processati i ministri responsabili di crimini inumani.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che ogni essere umano abbia diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che salvare le vite sia il primo dovere.
Insorgere dobbiamo.

Una insurrezione delle coscienze e delle intelligenze, naturalmente disarmata e nonviolenta, di cui questo digiuno a me sembra essere l’inizio.

Insorgere dobbiamo, con la forza della verità, con la scelta della nonviolenza.
Insorgere dobbiamo, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Insorgere dobbiamo, in difesa della legalità che salva le vite.
Insorgere dobbiamo, in difesa della Repubblica democratica e della sua Costituzione antifascista.

Insorgere dobbiamo, in difesa dello stato di diritto.

Insorgere dobbiamo, in difesa della civiltà.

Insorgere dobbiamo, in difesa dell’umanità che è una.

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Ho parlato di diritto d’insurrezione. Ma insorgere in questo frangente non è solo un diritto: è un dovere.

Perchè il razzismo e’ un crimine contro l’umanità.
Perchè l’ecatombe nel Mediterraneo e’ un crimine contro l’umanità.
Insorga ogni essere umano contro il regime delle persecuzioni razziste.
Insorga ogni essere umano per salvare tante vite umane innocenti.
Alla scuola di Gobetti e di Gramsci, alla scuola dei fratelli Rosselli, alla scuola dei fratelli Cervi, alla scuola di Sandro Pertini.
Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza può salvare l’umanità.

Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo, oggi al secondo giorno di digiuno avendo aderito all’appello “Un digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti” (appello che si allega in calce).

Viterbo, 11 luglio 2018

Mittente: “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt@gmail.comcrpviterbo@yahoo.it (segnaliamo che il Centro cura dal 2000 la pubblicazione del notiziario telematico quotidiano “La nonviolenza e’ in cammino” cui e’ possibile abbonarsi gratuitamente attraverso il sito www.peacelink.it)

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Allegato: Un digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti
A tutti gli uomini e le donne di buona volontà
Martedì 10 luglio 2018 alle ore 12 ci ritroviamo a Roma, in piazza San Pietro, per una giornata di digiuno. Da li’ proseguiremo a Montecitorio per testimoniare con il digiuno contro le politiche migratorie di questo governo. E continueremo a digiunare per altri 10 giorni con un presidio davanti a Montecitorio dalle ore 8 alle 14.
Per adesioni al digiuno e partecipazione scrivere a questa email: digiunodigiustizia@hotmail.com
“Avete mai pianto, quando avete visto affondare un barcone di migranti?”, cosi’ Papa Francesco ci interpellava durante la messa da lui celebrata a Lampedusa per le 33.000 vittime accertate (secondo il giornale inglese “Guardian” che ne ha pubblicato i nomi) perite nel Mediterraneo per le politiche restrittive della “Fortezza Europa”.
E’ il naufragio dei migranti, dei poveri, dei disperati, ma e’ anche il naufragio dell’Europa, e dei suoi ideali di essere la “patria dei diritti umani”. La Carta dell’Unione Europea afferma: “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata”.
E’ un crimine contro l’umanità, un’umanità impoverita e disperata, perpetrato dall’opulenta Europa che rifiuta chi bussa alla sua porta.
Un rifiuto che e’ diventato ancora più brutale con lo scorso vertice dell’Unione Europea in cui i capi di governo hanno deciso una politica di non accoglienza. Anche l’Italia decide ora di non accogliere, di chiudere i porti alle navi delle Organizzazioni non governative ed affida invece tale compito alla Guardia Costiera libica, che se salverà i migranti, li riporterà nell’inferno che è la Libia. Perfino la Commissione Europea ha detto: “Non riportate i profughi in Libia, lì ci sono condizioni inumane”.
Per questo stiamo di nuovo assistendo a continui naufragi. L’Onu parla di oltre mille morti in questi mesi.

Papa Francesco ha fatto sue le parole dell’arcivescovo Ieronymos di Grecia pronunciate nel campo profughi di Lesbo: “Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi, e’ in grado di riconoscere immediatamente la bancarotta dell’umanità”.

E’ il sangue degli impoveriti, degli ultimi, che interpella tutti noi, in particolare noi cristiani che saremo giudicati su: “Ero straniero… e non mi avete accolto”. Noi chiediamo a tutti i credenti di reagire, di gridare il proprio dissenso davanti a queste politiche disumane.

Noi proponiamo un piccolo segno visibile, pubblico: un digiuno a staffetta con un presidio davanti al Parlamento italiano per dire che non possiamo accettare questa politica delle porte chiuse che provoca la morte nel deserto e nel Mediterraneo di migliaia di migranti.

“Il digiuno che voglio – dice il profeta Isaia in nome di Dio – non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo senza trascurare i tuoi parenti?”.

padre Alex Zanotelli, a nome dei missionari comboniani

mons. Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta

don Alessandro Santoro, a nome della Comunità delle Piagge di Firenze

suor Rita Giaretta, Casa Ruth, Caserta

padre Giorgio Ghezzi, religioso sacramentino

“La Comunità del Sacro Convento aderisce e partecipa nella preghiera” è quanto riferisce padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi

 

Di Peppe Sini

Direttore responsabile del Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo. Cura i "Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino", una newsletter quotidiana sui temi legati alla nonviolenza. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it , centropacevt@gmail.com

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