– Cosa dovremmo fare moralmente in Libia, far cessare il massacro tra le tribu’ anche con la forza militare, oppure dirci che non e’ affar nostro e che si massacrino pure?
– Il problema è serio e grave. La nonviolenza non lo respinge, anzi. Non si può dire che la medicina non serve a niente quando si lascia arrivare il malato alla soglia della morte. Quando la politica e la cultura e la morale lasciano incancrenire un conflitto, questo diventa guerra, mortale, inguaribile, a stento curabile con cure palliative. E’ vero. Bisogna pensarci prima. La nonviolenza non è la crocerossa, che arriva dopo e raccoglie i morti. E’ la prevenzione della guerra. I conflitti sono naturali, dinamiche della vita: vanno gestiti con l’intelligenza della nonviolenza, prima che degenerino in guerra. Tutte le guerre sono errori, conseguenze di errori: anche l’intervento in Libia di Sarkozy e Berlusconi nel 2011 fu errore stupido, concausa di questa situazione: vedi intervista di Prodi, Il Fatto 15-2 (che ho inviato). “Il dolore segue l’errore come il carro segue il bue” (Buddha).
– Ma, che fare quando scoppia la guerra?
– Aiutare le vittime a fuggire, come dal vulcano che scoppia, come dal terremoto.
– Allora, la guerra è catastrofe naturale inevitabile?
– No, è azione umana, come l’opera del pazzo o del criminale che spara per strada, per fini suoi.
– Allora posso sparare al pazzo o criminale?
– Se davvero tutti i mezzi sono esauriti, e se ciò sembra risolutivo (complotto fallito di 80 alti uffciali contro Hitler) anche Gandhi lo ammetterebbe, come Bonhoeffer. Ma non posso costruire e usare l’atomica, che crea tutte le guerre successive e sta sul mondo come minaccia totale. Quella guerra 39-45 fu vinta dal potere di sterminio che voleva Hitler, ereditato dai vincitori. Il guaio è che quel diavolo è legione, è incarnato in strutture e culture (complesso militar-industrial-ideologico).
– Allora cosa resta da fare?
– Anche quei diavoli si possono cacciare: Matteo 17,21 e Marco 9,29. Voi traducete queste parole evangeliche in termini morali-politici. Ciò vuol dire anche imparare con vergogna e umiltà a lavorare per evitare la prossima guerra. Sapendo che anche questo è avvenuto, non solo le guerre ci sono state, ma anche le non-guerre: libro di Anna Bravo “La conta dei salvati. Il sangue risparmiato” (Laterza). Non tutti i malati guariscono, ma può guarire la società che fa ammalare, e la “economia che uccide” (come la definisce Francesco), uccide anche con il preparare sempre altre guerre.
Con pena, senza rassegnazione, Enrico