Anche il Movimento Nonviolento tra le organizzazioni che hanno sottoscritto l’appello.
La drammatica ed eccezionale situazione che stiamo vivendo, e la necessità di salvaguardare il diritto alla salute e alla vita, autorizza infatti gli Stati ad approvare misure drastiche che prevedono la limitazione o la sospensione – seppur temporanea – di alcuni diritti fondamentali, tra cui quello di movimento, di assemblea, di organizzare e partecipare a manifestazioni, o alla privacy.
Sin da subito è stato evidente il rischio che lo stato di emergenza a livello globale possa trasformarsi – soprattutto nei paesi governati da regimi autocratici e con deriva autoritaria – in uno stato d’eccezione permanente o che possa divenire il pretesto per limitare ulteriormente gli spazi di agibilità civica e le libertà civili. Per questo già il mese scorso vari esperti delle Nazioni Unite e l’Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet hanno esortato gli Stati a garantire un approccio basato sul rispetto dei diritti umani, ad approvare soltanto misure proporzionate e temporanee, e a garantire il diritto alla salute a tutte e tutti, incluse le persone più vulnerabili e marginalizzate.
Il diritto internazionale prevede situazioni, come le pandemie, in cui le deroghe ai diritti civili e politici sono consentite, ma allo stesso tempo indica anche alcuni contrappesi e garanzie. Tra questi, l’obbligo di notificare ai treaty bodies (gli organismi di monitoraggio) delle Nazioni Unite le misure approvate e le deroghe ai diritti civili e politici in atto. Secondo quanto stabilito dal Patto Internazionale sui diritti civili e politici, ogni deroga dovrà infatti essere limitata alla misura strettamente richiesta dalla situazione e gli Stati devono poter giustificare ogni misura presa.
La proclamazione dello stato di emergenza inoltre non deve prescindere da criteri di trasparenza e accountability. È proprio in questa situazione emergenziale che sarebbe stata fondamentale l’azione di monitoraggio e supervisione dell’Autorità nazionale indipendente sui diritti umani, non ancora istituita in Italia nonostante i numerosi appelli della società civile.
La rete In Difesa Di chiede pertanto al CIDU innanzitutto di notificare immediatamente alle Nazioni Unite la dichiarazione dello stato di emergenza, le misure prese, e come esse impattino sui diritti fondamentali. In secondo luogo il CIDU è chiamato, in assenza di un’autorità nazionale indipendente sui diritti umani, ad assicurare un monitoraggio costante e pubblicamente accessibile sulla compatibilità di queste misure con le Convenzioni internazionali sui diritti umani.
Infine l’Italia, in quanto membro del Consiglio ONU per i Diritti Umani, dovrebbe adoperarsi con ogni mezzo a sua disposizione affinché la situazione di emergenza non diventi un pretesto per giustificare violazioni dei diritti umani e attacchi contro i difensori e le difensore dei diritti umani in altri paesi del mondo, come sottolineato anche nella comunicazione dei Relatori Speciali dell’ONU.
Francesco Martone
Portavoce della rete “In Difesa Di – Per i diritti umani e chi li difende”
Organizzazione firmatare:
A Buon Diritto
A Sud
AIDOS
Amnesty International Italia
Antigone
ARCI
AOI
CIES Onlus
CIPSI
CISDA
COSPE
Cultura e Libertà
Endangered Lawyers Project
Fondazione Lelio e Lisli Basso onlus
Giuristi Democratici
Greenpeace Italia
International Human Rights Corner
Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
Movimento Nonviolento
Operazione Colomba, corpo nonviolento di pace APG23
Osservatorio Solidarietà, Carta di Milano
Terranuova
Un Ponte Per
Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani
Yaku