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Disarmo nucleare: vinto il Nobel per la Pace, l’impegno continua

DiPasquale Pugliese

Ott 6, 2017

“Per aver attirato l’attenzione sulle catastrofiche conseguenze umanitarie di qualsiasi uso delle armi nucleari e per i suoi sforzi innovativi per il divieto di tali armi” è il passaggio fondamentale della motivazione con la quale la presidente del Comitato del Nobel, Berit Reiss-Andersen, ha annunciato la decisione del Comitato norvegese di assegnare il Premio Nobel per la Pace 2017 alla International Campaign to Abolish Nuclear Weapons ICAN, la Campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari. E’ un importante riconoscimento ad una Organizzazione plurale attiva dal 2007, presente in cento Paesi. Anche in Italia, con la Rete Italiana Disarmo, rete partner che collega molte associazioni italiane per il disarmo, la pace e la nonviolenza.

E’ una scelta politicamente precisa quella del Comitato norvegese – a pochi giorni dalla Giornate ONU per l’abolizione delle armi nucleari e della nonviolenza – perché non premia un’attività passata del soggetto premiato (come molti Nobel precedenti dati “alla carriera”, in certi casi anche molto discutibile) o una mera speranza futura (come nel caso del Nobel ad un appena eletto Barak Obama), ma dà forza e risalto ad una campagna di mobilitazione in corso, che ha portato al primo importantissimo risultato con il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari, votato il 7 luglio scorso dalla Conferenza delle Nazioni Unite, e fortemente voluto dalla campagna ICAN. Si tratta della prima norma internazionale che vuole mettere fuorilegge – definitivamente – le armi nucleari.

Tuttavia, affinché il Trattato diventi giuridicamente vincolante, dev’essere ratificato da almeno 50 Stati e ribadito ancora dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite entro il prossimo 12 dicembre. Ma non tutti i Paesi hanno partecipato ai lavori ed ai voti precedenti, che anzi sono stati boicottati dalle potenze atomiche e dai Paesi della Nato, compresa l’Italia. Ora, l’obiettivo della campagna ICAN è di arrivare alle ratifiche necessarie ed al voto finale che mettano finalmente la parola “fine” al pericolo che incombe sull’umanità, con le 15.000 testate atomiche puntate contro le nostre teste. Per di più in mano a personaggi pericolosi come Donald Trump, Vladimir Putn, Kim Jong un…

Del resto questo anno si era aperto con il Bollettino degli scienziati atomiciche aveva portato le lancette del Doomsday Clook, l’Orologio dell’Apocalisse, a due minuti e mezzo dalla “mezzanotte nucleare”, mai così pericolosamente vicino dal 1953, quando esplodevano i test atomici contrapposti di USA e URSS. Dunque la messa al bando di queste armi di distruzione di massa non è più rinviabile, le sorti dell’umanità non possono più essere lasciate ai capricci di governanti e dittatori o alle eventuali obiezione di coscienza di singoli (come quella del tenente colonnello Stanislav Petrov che il 26 settembre del 1983 ci salvò dalla distruzione atomica); le spese militari necessarie alla costruzione, al mantenimento ed al riammodernamento degli arsenali (nucleari e no) non possono continuare a sottrarre risorse – in maniera sempre crescente – allo sviluppo ed alla sicurezza umana.

Questo Premio Nobel per la Pace 2017 ci dice, dunque, almeno due cose. La prima è che l’attivazione nonviolenta della società civile dal basso – se svolta con continuità, organizzazione e serietà – dà sempre i suoi risultati: in questo caso, prima la stesura del Trattato ONU per la messa al bando delle armi nucleari ed ora il massimo riconoscimento da Oslo. La seconda è che l’impegno deve continuare per convincere i governi riluttanti a onorare il loro impegno con l’umanità. A cominciare, per quanto ci riguarda, dal governo italiano che consente al governo statunitense di tenere sul nostro territorio decine di testate atomiche e continua ad acquistare cacciabombardieri da armare con missili nucleari, invece di sottoscrivere il Trattato per la loro messa al bando. “Italia ripensaci” è – non a caso- il nome della nuova Campagna italiana per il disarmo nucleare.

Avanti così, l’impegno continua

Di Pasquale Pugliese

Pasquale Pugliese, nato a Tropea, vive e lavora a Reggio Emilia. Di formazione filosofica, si occupa di educazione, formazione e politiche giovanili. Impegnato per il disarmo, militare e culturale, è stato segretario nazionale del Movimento Nonviolento fino al 2019. Cura diversi blog ed è autore di “Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini” e "Disarmare il virus della violenza" (entrambi per le edizioni goWare, ordinabili in libreria oppure acquistabili sulle piattaforme on line).

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