• 23 Dicembre 2024 21:25

Duemila, duemilaventidue

DiDaniele Lugli

Set 19, 2022

Le guerre si cominciano sempre perché si credono corte e poi diventano lunghe.

Cesare Zavattini

La nonviolenza è il punto della tensione più profonda del sovvertimento di una società inadeguata.

Aldo Capitini

“Sassolini di Pollicino” è un piccolo libro prezioso, secondo la generosa introduzione di Elena Buccoliero. Raccoglie miei brevi scritti, tra il 2000 e il 2005, su un foglio di Legambiente di Ferrara. Il responsabile, anima dell’iniziativa, propone ogni volta un tema o una parola. Nel maggio del 2000 la parola è viaggio. Ne approfitto per parlare di una marcia in preparazione. Riporto l’intervento. Chissà se ha “retto bene gli anni”, come sostiene l’introduzione.

Ho fatto un viaggio… o era un sogno? (Pollicino, maggio 2000)

Se fosse vero che i viaggi educano la mente, i controllori dei treni sarebbero gli uomini più saggi del mondo scrive Santiago Rusiñol. Le cose che odio di più sono le auto e gli aeroplani: hanno danneggiato il mondo e lo hanno derubato di ogni diversità, aggiunge sir Wilfred Thesiger. Più radicalmente Sant’Agostino: E gli uomini vanno a mirare l’altezza dei monti e i grossi flutti del mare e le larghe correnti dei fiumi e le distese dell’oceano e i giri delle stelle e abbandonano sé stessi, con il conseguente invito noli foras ire in te ipsum redi etc. etc. Come non essere d’accordo con lo scrittore catalano e l’esploratore britannico e non tener conto dell’ammonimento del santo africano?

Il vero viaggio si fa a piedi (al più in bicicletta) ed è un viaggio dentro e fuori, che si compie una volta ultimato l’eventuale trasferimento, che ha pure i suoi meriti se non è troppo veloce e paesaggi e compagnia sono buoni. Io un viaggio vero, da proporre, ce l’ho, con itinerario e data precisa, da Perugia ad Assisi, il 24 settembre di quest’anno. L’idea è stata di Pietro Pinna, obiettore di coscienza fin dal 1948. Il Movimento Nonviolento e il Movimento Internazionale della Riconciliazione propongono una marcia nonviolenta, MAI PIÙ ESERCITI E GUERRE, a quanti credono nella nonviolenza come scelta personale e politica “aperta all’esistenza, alla libertà e allo sviluppo di ogni essere”, come diceva Aldo Capitini. Già, perché la prima marcia Perugia-Assisi fu promossa da Aldo Capitini e si tenne proprio nella stessa giornata del 24 settembre, 39 anni fa. È parso agli organizzatori che un’iniziativa esplicitamente ispirata alla nonviolenza potesse costituire uno stimolo, un orientamento, un’utile aggiunta al movimento pacifista, che è venuto esprimendosi anche nelle varie edizioni della Perugia-Assisi.

Per me, ora che scrivo, è viaggio nella memoria dei miei vent’anni nel 1961. Massima è la tensione USA-URSS, per la questione di Cuba (fallito lo sbarco alla Baia dei Porci) e per l’inizio dell’impegno americano in Vietnam. L’URSS manda Gagarin nello spazio e riprende gli esperimenti nucleari, con una bomba da 88 megatoni (3 mila volte quella di Hiroshima). Gli USA aumentano gli stanziamenti per la difesa del mondo libero, mentre a Berlino viene eretto il muro, che durerà a lungo. Il sanguinoso conflitto algerino si complica con l’entrata in campo dell’OAS e delle sue azioni terroristiche. In Italia ci sono i primi segni di nuovi rapporti politici che sfoceranno poi nel centro sinistra, mentre esplode “la notte dei fuochi” in Alto Adige (meglio sarebbe dire Sud Tirolo), con attentati a 33 tralicci elettrici e un morto. Io sono allora un giovane e presuntuoso “indipendente di sinistra” (saprò poi che questa espressione l’ha inventata Capitini), vicino al PSI (molto diverso da quello che poi è diventato), e mi pare di avere le idee chiare su tutto: con Fidel, ma non con Krusciov (che i cinesi cominciano a contestare), con l’FNL algerino e l’autonomia della Provincia di Bolzano, però contro ogni terrorismo. Ma c’è il rimosso della guerra, del pericolo atomico incombente, della sensazione di non fare nulla al riguardo. La marcia Perugia-Assisi è la novità, è la boccata di aria fresca. Dopo verranno gli incontri con Pinna, Capitini, Dolci, Ganduscio, L’Abate, Tenerini, Schippa, Marcucci, Comberti, Nobilini, Eughenes, Fornari e tanti altri, e un diverso modo di stare con gli amici più cari. Dopo verrà la costituzione del Movimento Nonviolento.

Mi piacerebbe che il mio viaggio, ormai lungo e spesso vizioso, fosse di una qualche utilità. Mi piacerebbe conoscere i viaggi di quanti cammineranno con me su un percorso a molti noto, ma che ha tanto da rivelare. Capitini sconsigliava di conversare durante le marce, o peggio di lanciare slogan, che producono confusione, meglio il silenzio o cantare in coro. Ma questa è una marcia speciale. Nella sua convocazione è scritto: in cammino sulla strada della nonviolenza. È una marcia nella quale sono importanti le domande che ci facciamo (caminar preguntando), le risposte che proviamo a darci. Sono le risposte che gli amici della nonviolenza provano a dare nelle situazioni più diverse di conflitto, in tutti i continenti. Sono la testimonianza che si può non arrendersi all’inevitabilità della guerra e della sua preparazione, che si può rifiutare la subdola violenza culturale che oggi la riabilita come guerra giusta (santa o per i diritti umani secondo le aree culturali appunto), mentre accompagna e assieme occulta la grande violenza. È la violenza strutturale per cui, in un mondo dall’impensabile sviluppo tecnico-scientifico, la povertà ogni anno fa più vittime della seconda guerra mondiale.

Mi piacerebbe che questa marcia fosse un invito a a continuare il cammino, a progettare altri viaggi, dentro e fuori di noi, avanti e indietro nello spazio e nel tempo. Consapevoli della necessità del progetto e del suo limite: Caminante no hay camino, el camino se hace al andar”.

Non so se il testo regga. I problemi e le difficoltà indicati ci sono ancora tutti e aggravati, mi pare. La marcia è incompresa e perfino osteggiata da chi siamo abituati ad avere accanto, perché divisiva per contenuti e modalità. È venuta bene lo stesso. Mir e Mn l’hanno organizzata. Sono venute buone adesioni, con l’intervento conclusivo di Alex Zanotelli. Noi la consideriamo un’aggiunta, come sempre è la nonviolenza, anche nelle sue minime azioni. Accogliamo un pressante invito di Piero Pinna. Si sente nell’attacco della convocazione il suo tono inconfondibile.

“Noi riteniamo che esista negli esseri umani una sufficiente riserva di coscienza, intelligenza e scienza capace di affrontare e comporre con equità i grandi conflitti di gruppo, evitando così che questi giungano a un grado di esasperazione incontrollata fino allo sbocco sanguinoso della guerra (da rifiutarsi sempre, anche quando venga eufemisticamente chiamata “umanitaria” e “giusta”). Ci poniamo quindi in antitesi con la politica dominante che, in lacerante contraddizione col ripudio pressoché universale della guerra, ne mantiene ben oliato l’apparato portante: l’esercito. Talché, di contro alle ormai secolari trattative diplomatiche per il disarmo, ne è sempre sortito l’esatto contrario, la corsa al riarmo, da cui inesorabilmente, insieme con guerre mondiali, la sequela di “piccole” guerre sgocciolanti sulla scena terrestre come spiccioli da una tasca bucata…”

Non è uno spicciolo il confronto militare tra Russia e Nato, in Europa in terra ucraina. Una guerra “totale” l’ha detta il papa. Anche lì con difficoltà – ignorata generalmente dall’informazione con qualche eccezione, l’Avvenire in particolare – non mancano iniziative ispirate alla nonviolenza. L’avanguardia è rappresentata dagli obiettori di coscienza russi e ucraini che ripudiano la guerra, come anche la nostra Costituzione e lo Statuto dell’Onu impongono. In loro sostegno partirà a breve un’altra carovana per la pace. Chi vuole saperne di più ha a disposizione il sito di Azione nonviolenta online, in continuo aggiornamento.

(la foto dei Sassolini nello zaino è di Renata Beata Auguscik)

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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