• 5 Novembre 2024 22:37

Elin e gli altri

DiElena Buccoliero

Dic 7, 2022

È diversa la serietà dei bambini. È concentrazione, ideazione, sforzo di comprendere una parola nuova o una cosa difficile. È coraggio, è maturità precoce per troppe cose viste e vissute. La ritroviamo negli occhi di “Elin e gli altri”, i bambini ritratti ad acquarello da Miriam Cariani che così unisce diverse sue passioni: impegnata nella Cgil di Ferrara per i diritti dei cittadini stranieri e pittrice, arteterapeuta, con un costante uso delle immagini per raccontare.

La mostra “Elin e gli altri”, inaugurata a Ferrara nello spazio di Factory Grisù il 3 dicembre scorso e in parete fino al 6 gennaio, è un tuffo negli sguardi dei bambini e delle bambine che Miriam ha incontrato nell’attività sindacale.

Lei stessa scrive: “Le immagini di questi bambini sono riprese da alcune istantanee scattate nel 2022 durante il lavoro che mi porta a essere a contatto con adulti e bambini provenienti da varie parti del mondo. Si tratta di incontri fugaci ma intensi che mi hanno permesso di entrare in empatia con tanti di loro, come succede con tutti i bambini”.

Non credo sia un caso se Miriam non racconta le singole storie dietro a ogni volto, né il silenzio può essere inteso come una mera questione di rispetto della privacy. L’autrice non ci rivela l’età, la provenienza, il contesto familiare o scolastico, i gusti o i giochi preferiti, le difficoltà attraversate. Questa biondina tenerissima nel suo abito rosa sarà forse dell’Est Europa, la piccolina dai capelli crespi verrà probabilmente dal continente africano. Si può andare a tentoni ma niente sappiamo di loro. Potremmo scoprire che sono entrambe nate qui e che sono italianissime, sotto ogni profilo a eccezione per i diritti che possono esercitare. Miriam non concede indizi e fa bene: sono bambini e bambine, nient’altro che questo. Dovrebbe bastarci.

Sono bambine e bambini piccoli arrivati in Italia o nati qui”, prosegue infatti l’artista, “ma comunque definiti spesso stranieri o rifugiati e chiamati erroneamente clandestini come i loro genitori quando non sono titolari di un permesso di soggiorno”. Ma, ricordiamocelo: gli adulti possono esserne privi, i bambini mai. I minorenni non possono essere rimpatriati, checché si desideri, si dica o perfino si faccia. La norma non consente di “rimandarli a casa loro”. Prima della maggiore età hanno sempre il diritto di vivere in Italia. Il permesso di soggiorno è per minore età, se proprio non ci sono agganci ai documenti dei familiari.

Per loro ho scelto nomi di fantasia”, scrive ancora Miriam Cariani, “con la speranza di incontrarli ancora come veri cittadini di questo mondo, riconosciuti a pieno titolo sul piano dei diritti”.

Nelle altre, poche didascalie ci parla della situazione attuale. Disposizioni sull’acquisizione della cittadinanza ferme al 1992, una legge sullo Ius Scholae (diventino italiani a tutti gli effetti coloro che sono cresciuti e hanno studiato qui per almeno 5 anni) che non diventa realtà, il difficile esercizio di quasi novecentomila bambini, bambine, adolescenti che studiano e diventano grandi in questo Paese insieme ai coetanei autoctoni ma non possono mai sentirsi uguali e, intanto, l’esposizione a rischi maggiori: legati al viaggio, al percorso migratorio e all’intero progetto familiare, all’essere non-cittadini figli di adulti che nemmeno lo sono e si ritrovano perciò più esposti alla povertà, alla diseguaglianza, al razzismo, ai divieti, a percorsi di studio e lavoro scelti al ribasso.

Un recente rapporto UNICEF pubblicato in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza (20 novembre) dal titolo Rights denied: The impact of discrimination on children (Diritti negati: l’impatto della discriminazione sui bambini) “mostra quanto il razzismo e la discriminazione colpiscano l’istruzione, la salute, l’accesso alla registrazione alla nascita e a un sistema giudiziario giusto ed equo, e sottolinea le diffuse disparità fra minoranze e gruppi etnici.

Questo è riscontrabile a ogni latitudine”.

La piattaforma digitale U-Report sostenuta da Unicef ha raccolto su questo le opinioni di oltre 400mila minorenni che lo hanno confermato denunciando la presenza di discriminazioni nella loro vita e in quella dei loro coetanei. Tra i più grandi, i criteri che producono divisione sono l’origine nazionale, l’istruzione e il reddito, tra i piccoli anche l’età. Nel Nord America il motivo principale è il colore della pelle. Si aggiunge, in alcuni paesi più che in altri, l’essere maschi o femmine.

Il punto è che una caratteristica personale, quando diventa uno stigma negli anni della crescita, è una zavorra tale da condizionare il futuro. Impedisce uno sviluppo completo della persona, nega l’esercizio dei propri diritti, produce – secondo i casi – rabbia sociale o rassegnazione cieca, in ogni caso sofferenza per la persona e ostacolo allo sviluppo della società di cui fa parte.

Sarebbe ora di pensare, con Miriam (e non solo), che i bambini sono bambini, punto e basta. “Hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Come membri della Repubblica non resta che impegnarci a ogni livello per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza” dei bambini, “impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

Per la semplicità dell’allestimento la mostra può viaggiare facilmente, a costi ridotti e con molta efficacia. Per info: elineglialtri@gmail.com; pagina Facebook elineglialtri

Di Elena Buccoliero

Faccio parte del Movimento Nonviolento dalla fine degli anni Novanta e collaboro con la rivista Azione nonviolenta. La mia formazione sta tra la sociologia e la psicologia. Mi occupo da molti anni di bullismo scolastico, di violenza intrafamiliare e più in generale di diritti e tutela dei minori. Su questi temi svolgo attività di formazione, ricerca, divulgazione. Passione e professione sono strettamente intrecciate nell'ascoltare e raccontare storie. Sui temi che frequento maggiormente preparo racconti, fumetti o video didattici per i ragazzi, laboratori narrativi e letture teatrali per gli adulti. Ho prestato servizio come giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008 al 2019 e come direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati dal 2014 al 2021. Svolgo una borsa di ricerca presso l’Università di Ferrara sulla storia del Movimento Nonviolento e collaboro come docente a contratto con l’Università di Parma, sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti.

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