Europe for Peace. Cessate il fuoco: un’altra difesa è possibile. L’intervento di Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, alla manifestazione di Roma del 5 marzo. Qui di seguito pubblichiamo testo e video integrale.
La “difesa della Patria” e il “ripudio della guerra” sono doveri costituzionali. Doveri che valgono in Italia, in Ucraina, in Russia, valgono in tutto il mondo. La “difesa” è un punto decisivo nella pratica della nonviolenza attiva. Difesa della vita, difesa dei diritti, difesa della libertà, difesa dei più deboli, difesa dell’ambiente. La nonviolenza non è in antitesi con la difesa.
La storia della nonviolenza moderna è storia di movimenti di difesa. Gandhi difendeva l’indipendenza dell’India; Martin Luther King difendeva i diritti dei neri; Nelson Mandela difendeva la libertà del Sudafrica; oggi i movimenti nonviolenti nel mondo agiscono in difesa della vita di chi fugge dalle guerre. Come difendersi e difendere la pace senza aumentare la violenza già in atto, è un problema che non può ridursi all’alternativa tra subire o fare la guerra.
Ricette facili non esistono: la via è quella del diritto, della cooperazione, delle alleanze con le vittime, della riduzione delle armi, della istituzione dei Corpi civili di pace per affrontare i conflitti prima che diventino guerre, della polizia internazionale per fermare chi si pone fuori dal contesto legale dell’Onu.
Ma la “polizia internazionale” che fermi l’aggressore e difenda gli aggrediti oggi non c’è. Non c’è un “pronto intervento” cui appellarsi. Oggi il mondo sembra saper dire solo “si salvi chi può”.
La nostra Campagna, vuole il riconoscimento legislativo, culturale, politico, giuridico e finanziario, di una Difesa civile non armata e nonviolenta. Il progetto di legge è fermo in Parlamento, e ne chiediamo l’approvazione per spostare subito fondi dal bilancio militare alla difesa civile. Dare una possibilità alla pace significa lavorare oggi per la difesa nonviolenta di domani.
I nostri amici nonviolenti ucraini ci dicono che servono tre cose per aiutare il loro Paese: Verità, aiuti e risorse, non armi: “La violenza ha fallito e se perpetuata peggiorerà ulteriormente una situazione già tragica”.
In Ucraina e in Russia oggi noi siamo dalla parte dei militari disertori, renitenti alla leva, obiettori di coscienza. I giovani russi e ucraini che rifiutano la legge marziale, la chiamata alle armi, i tribunali militari, sono la speranza per il domani. Dobbiamo sostenere i fuggiaschi dalle guerre, aiutare e accogliere i profughi che fuggono dai loro paesi in guerra e cercano riparo e pace .
Soccorrere – Negoziare – Disarmare sono i tre imperativi di oggi.