Così ho imparato che tre anni fa esperti di 150 paesi hanno stilato una lista di 17 SDGs (Sustainable Development Goals), suddivisi in 169 sotto obiettivi e divenuti l’agenda Onu 2030 per uno sviluppo sostenibile.
Si dice sempre che la prima è la salute, ma nell’elenco è terza. La cosa si comprende. Per essere in buona salute e aspirare al benessere bisogna essere vivi. Il primo obiettivo è perciò Porre fine a ogni forma di povertà nel mondo e il secondo è Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile. L’attenzione è rivolta a chi sta peggio, come risulta anche dagli altri obiettivi. È giusto: si procede solo muovendo prima la gamba che sta dietro. Sarebbe bello che i Paesi che hanno assunto le mete per ciascun obiettivo, precisate e da raggiungere nei prossimi 12 anni, competessero per farcela. Così competere significherebbe, secondo l’etimo, chiedere assieme, senza che il successo dell’uno sia fallimento dell’altro. Forse la mancanza di questo secondo aspetto spiega lo scarso impegno. Non basta sostenere i nostri se agli altri non si può cavallerescamente lanciare, come allo stadio, il devi morire. Intanto ci esercitiamo nel non salvare chi sta per annegare.
L’incontro nel quale ho parlato, ma soprattutto ascoltato – professionisti, pazienti, familiari – si è svolto nell’attrezzata palestra di una grande e moderna Residenza per anziani. Tema la riabilitazione a domicilio. È il compito che una giovane cooperativa si è assunto in collaborazione con la sanità pubblica. Il luogo dell’incontro, con i suoi ospiti, ci ricorda che cresce la speranza di vita, non quella di trascorrerla in buona salute e dove e con chi preferiremmo. I colpi che la vita assesta, malattie degenerative, il semplice trascorrere del tempo sottraggono molte abilità, molte capacità: tante in una sola volta o un po’ alla volta, secondo le circostanze.
Tra i 13 sotto obiettivi dell’obiettivo c’è entro il 2020, dimezzare il numero di decessi a livello mondiale e le lesioni da incidenti stradali. Mancano solo due anni alla scadenza! Le lesioni da incidente stradale hanno spesso effetti invalidanti, che richiedono lunghi trattamenti riabilitativi. Nel mio comune tre anni fa gli incidenti con feriti sono stati 478 con prognosi riservate 14, quelli mortali 6; l’anno scorso quelli con feriti 454 di cui prognosi riservate 12 e i morti 8, nei primi sei mesi di quest’anno sono 269 incidenti, 7 prognosi riservate e 4 morti. Se continua così altro che dimezzamento. Si peggiora.
Un altro paio di sotto obiettivi ho portato all’attenzione sembrandomi richiamare la collaborazione tra cooperazione e sistema sanitario: raggiungere una copertura sanitaria universale e aumentare notevolmente il finanziamento della sanità. Abbiamo un sistema sanitario che regge bene il confronto con gli altri paesi paragonabili, pur spendendo di meno. Ha fatto fronte a ondate immigratorie e alle gravi e crescenti sindromi degenerative legate all’invecchiamento della popolazione (e non solo a questo). Le cure sono costose, ma sostanzialmente gratuite grazie alla sanità pubblica. Questa ha molti problemi, e nei suoi confronti è costante l’azione di denigrazione. Dal 2010 al 2018 la spesa per la sanità pubblica sul Pil è passata dal 7,3 al 6,6 %, con un calo dell’8% . Nello stesso periodo la spesa media in sanità privata, per abitante, è cresciuta di un terzo, da 30,9 euro a 40 euro annui. Questo indica una tendenza negativa, aggravata da scelte politiche come la flat tax. In una comunità degna di questo nome chi ha di più contribuisce in maniera maggiore alle spese e non acquisisce ulteriori privilegi.
Abilità e capacità mancano o si eclissano. Occorre pensare a “coloro che non sono in grado di esplicare una vita operosa, uno scambio visibile, ma sono ammalati, infelici, pazzi, assenti dalla vita comune, dalla quotidiana socievolezza. L’animo non se la sente di escluderli”. Lo dice Aldo Capitini, inesauribile per impegno e speranza, conosciuto in anni lontani. Dice pure “Gli esseri che sono in una situazione di grave limite potranno essere aiutati dalla realtà di tutti: se fossimo più uniti guariremmo già le malattie”. E ancora “La natura è crudele con i vecchi perché toglie loro tante cose ad una ad una; ebbene noi dobbiamo essere migliori”. Ci conto, visto che mi sento sfilare ad una ad una, e talora a due alla volta, capacità che ritenevo acquisite per sempre. È quello che si fa impedendo l’aggravamento e con la riabilitazione, restituendo, come si può, abilità perdute. Si curano le persone in casa per immetterle nella vita attiva, quando e come possibile. Possiamo essere migliori della natura o la sua parte migliore, se preferiamo.
Infine un consiglio: guardatevi questo brevissimo video. Dice la cose che non ho saputo dire bene.