La Festa della Repubblica è la festa della Costituzione italiana, che quest’anno compie 70 anni. Costituzione che proclama solennemente – nei suoi principi fondamentali – che “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” (art.1) e che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art. 11). Eppure, da gennaio ad oggi, in Italia sono avvenute oltre 260 morti sul lavoro (che si aggiungono alle migliaia degli anni precedenti), mentre per il solo 2018 è prevista una spesa di 25 miliardi di euro in spese militari (in costante crescita rispetto agli anni precedenti). Insomma, in nome di una dichiarata “difesa” della “sicurezza” si spendono 70 milioni di euro al giorno e – contemporaneamente – muoiono due persone al giorno sul lavoro.
È il ripudio della Costituzione anziché della guerra, che mette in sicurezza solo i profitti dei produttori di armamenti.
All’interno di una crescita globale delle spese militari – che hanno ormai raggiunto complessivamente l’incredibile cifra record di 1.739 miliardi di dollari – anche l’Italia continua ad armarsi fino ai denti per preparare e partecipare a guerre e interventi militari nei vari scenari internazionali. Ma le risorse pubbliche spese per la guerra sono doppiamente distruttive, non solo quando sparano e uccidono, ma anche quando vengono sottratte agli investimenti civili e sociali. Cioè alla vera sicurezza di tutti.
Inoltre, il nostro Paese, invece di attrezzarsi – secondo la lettera e lo spirito della Costituzione – per promuovere la pace con mezzi pacifici, all’interno della cornice delle Nazioni Unite, continua ad essere tra i primi dieci esportatori di armamenti al mondo, che alimentano – direttamente e indirettamente – le decine di conflitti armati che dilagano sul pianeta: dall’Iraq alla Siria, dalla Palestina al Congo. Anche contravvenendo alla legge 185/90 che vieta il commercio di armi nei confronti di dittature e Paesi in guerra, come per esempio l’Arabia Saudita che continua a bombardare lo Yemen con bombe italiane prodotte in Sardegna. Come ampiamente denunciato anche dai media internazionali.
Come se non bastasse, mentre con la presidenza USA di Trump aumentano pericolosamente i rischi concreti conflitto nucleare, l’Italia ha prima boicottato e poi non ancora ratificato il Trattato ONU per la messa al bando delle armi nucleari, promosso dalla Campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari. Invece, a cento anni dalla fine della “grande guerra”, è ormai urgente costruire – finalmente – un mondo civile e libero dalle guerre e dalle armi, in specie nucleari. Per questo chiediamo al nostro Paese di non sottrarsi alle sue responsabilità costituzionali, ma di fare la sua parte: Italia ripensaci!
Infine, questo scenario di totale ribaltamento dei fondamenti costituzionali è rappresentato – anche simbolicamente – dalla parata militare con la quale il 2 giugno si “fa la festa” alla Repubblica italiana ed alla sua Costituzione. Per questo è necessaria la “Festa della Repubblica che ripudia la guerra”, con la quale vogliamo ricordare che il 2 giugno 1946 ha vinto l’Italia a cui la guerra ripugnava, e che – dopo averla subita – voleva allontanarla per sempre dall’orizzonte della storia e della civiltà. La Festa della Repubblica che ripudia la guerra è dunque una festa per il disarmo, la riconversione sociale delle spese militari, la riconversione civile dell’industria bellica, la messa al bando delle armi nucleari, la costruzione dei mezzi civili, non armati e nonviolenti di risoluzione delle controversie internazionali. Ossia la costruzione di politiche attive di pace. Secondo Costituzione.
L’ appuntamento a Reggio Emilia è per sabato 2 giugno alle 16.30, in piazza Martiri del 7 luglio.
Porta la tua bandiera della pace per ricoprire la piazza