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#Festa50Azionenonviolenta: il racconto dell’ultimo giorno

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Giu 23, 2014

Il pomeriggio nello spazio libreria si è tenuto il dibattito: “Memoria ed educazione alla pace”. Massimiliano Pilati del Movimento Nonviolento ha introdotto i relatori riportando il motto impresso su un arco d’ingresso dell’Accademia Militare di Modena: “preparo alle glorie d’Italia i nuovi eroi” e evidenziando come sia complesso e difficile avere a che fare con il tipo di memoria e di istruzione che esce da luoghi come l’Accademia militare. Lo storico Ercole Ongaro, autore del libro “Resistenze nonviolente 1943 – 45” ha evidenziato come il tema della memoria sia importantissimo non tanto perché la memoria ci restituisce il passato, ma perché essa è la soglia del presente. In questo senso si può interpretare anche la resistenza in chiave nonviolenta. Ongaro sostiene che della resistenza va salvata la “memoria fertile”, quella che rende possibile rileggere il passato in una maniera che possa ispirare il nostro stare nel presente. Uscire dal ‘900 vuol dire uscire dalle categorie con le quali è stato raccontato il ‘900. Le forme di nonviolenza dentro la guerra sono le più fertili, perché ci consentono di ispirarci rispetto alle lotte alle quali siamo chiamati oggi.

Elena Monicelli ha presentato le esperienze di intreccio di memoria e educazione alla pace alla Scuola per la Pace di Montesole e ha posto degli importanti dubbi: non è sufficiente raccontare gli eccidi di Montesole per capire cosa sia bene e cosa sia male. Non è vero che il mondo è diviso in cattivi e buoni, il male è dentro ad ognuno di noi e quindi il classico slogan “mai più” va invece sostituito con la domanda “perché ancora?”. Perché gli esseri umani arrivano a fare ciò che è avvenuto a Montesole? E, di conseguenza, analizzare il lato cattivo dentro ognuno di noi. Marisa Burchi della Rocca di Pace di Sestola ha parlato dell’importanza di entrare e lavorare nei conflitti e nello scovare i bisogni inespressi che si celano dietro il conflitto. Marco Marzi della Scuola di Pace di Reggio Emilia ha evidenziato l’importanza di riportare alla luce avvenimenti storici che ci permettono di rivedere la memoria da altri punti di vista mostrandoci un punto di vista diverso. Marzi ha portato l’esempio, caduto nell’oblio, di due ragazzi antimilitaristi morti durante gli scontri in occasione di un comizio interventista di Cesare Battisti a Reggio Emilia il 25 febbraio 1915. Il problema evidenziato a Reggio Emilia è stato sul come mai questi episodi di contrasto alla guerra non siano rimasti nella memoria collettiva. Perché non sono stati ricordati in una città che è stata sempre molto attenta alla memoria? La ragione è che la memoria ha un uso pubblico e forse si è preferito rimuovere alcuni fatti “scomodi”. Vittorio Venturi degli amici della nonviolenza di Modena ha infine raccontato dell’importanza di essere un piccolo gruppo di persone che si ritrova a discutere e agire.

Nel pomeriggio c’è stata la possibilità di assistere ad un laboratorio sulla costruzione dei mandala “il mandala e la pace” con Annalisa Ippolito mentre fucina Buenaventura ha presentato il suo progetto di scuola partecipata. Come ogni giorno erano presenti gli stand delle associazioni modenesi amiche e si poteva mangiare al ristorante e all’area ristoro con il bio bar e la bio pizza.

Associazioni che hanno partecipato alla festa

ArginiaMO; Amnesty International; Banca del Tempo; Rocca di pace; Casa delle donne contro la violenza; Casa per la pace di Modena (con all’interno Pax Christi e il gruppo “Studiare, studiare, studiare”); gruppo “don Lorenzo Milani”; Fucina Buenaventura; G.A.V.C.I.; Insieme in quartiere per la città; Modena incontra Jenin; Tric e trac; L.A.V.; Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie; Movimento nonviolento; associazione Palmipedoni; circolo Primo respiro; Bottega Oltremare; Overseas; Rete Lilliput; Forum modenese acqua pubblica; Legambiente; Servizio civile; Scuola amica dei bambini.

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