Se un membro della famiglia – ad esempio una adolescente, e perciò due volte ribelle e due volte fragile: per età e per sesso – non lo tollera, la sua reazione può, raramente, essere trasformativa e di crescita per tutti. Molto più spesso è, per la ragazza, l’ingresso in una solitudine sconfinata. Occorre molta forza e un pizzico di fortuna per non tornare sui propri passi e continuare a credere di avere fatto la scelta giusta, perché deve esserci un’altra possibilità. A scapito dell’appartenenza, certo, ma a vantaggio della propria crescita, della propria libertà.
Sorrido senza luce.
L’ho pagata cara:
ribellarmi al duce
e a una vita amara.
Le botte con le ortiche
non me le sono inventate.
Proibite le amiche
buie le mie giornate
tra panni da stirare
cucinare per tutti
un fratellino da badare…
Troppi ricordi brutti.
Finché ne ho avuto abbastanza
e in un attimo, voilà,
esco dalla mia stanza
entro in comunità.
Certo non mi consola
sapere che mia madre
mi ha lasciata sola
e difende mio padre.
Lo so che in tribunale
m’hanno detto bugiarda.
Anche per questo sto male.
La vita è beffarda.
Sono stata sincera
però ho perso tutto.
La mia vita è più vera
ma è oscurata dal lutto.