• 23 Dicembre 2024 21:53

Grazie a un video, Daniele Lugli racconta il GAN ai giovani

DiDaniele Lugli

Nov 6, 2023

Quando si è di fronte a un’ingiustizia, ci sono alternative all’impotenza e alla rassegnazione? Quale rapporto dovrebbe intercorrere tra i cittadini e lo Stato? È possibile avversare una legge quando la si ritiene ingiusta? Esistono modi per “essere contro” senza danneggiare o ferire niente e nessuno, anzi dialogando con la maggioranza nella quale non ci si riconosce, perché si adatta alle consuetudini, per trovare o suscitare delle alleanze?

Sono questi i temi su cui si sono interrogati i tre gruppi di volontari in servizio civile che a Ferrara hanno visitato la mostra “Il diritto di non uccidere”, allestita dal 2 all’8 ottobre scorso, in un laboratorio basato sul video “Legge 772/72. Il diritto di non uccidere. Daniele Lugli racconta il riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare in Italia”, realizzato dal Movimento Nonviolento e dalla Cgil di Ferrara.

Il filmato, disponibile su YouTube, è in realtà una playlist costituita da 11 capitoli brevi. È stato pensato in questo modo per rendere possibili diversi tipi di fruizione: la visione completa, che ha una durata di circa 45’, oppure parziale in occasione di convegni o interventi formativi. Quando si ha un minor tempo a disposizione ci si può limitare a uno o alcuni capitoli, scelti secondo gli interessi e le necessità.

A Ferrara, nel corso della mostra sull’obiezione di coscienza, abbiamo sperimentato entrambe le modalità: la proiezione intera il 2 ottobre, Giornata Internazionale della Nonviolenza, proponendo il video come elemento centrale del nostro incontro, e i primi cinque capitoli durante le formazioni con i serviziocivilisti.

In quei primi 25’ Daniele Lugli racconta: che cos’è il GAN; che cosa accadeva, in Italia, agli obiettori di coscienza al servizio militare prima del 1972; la costituzione del Gruppo di Azione Nonviolenta come frutto del Seminario internazionale del 1963 a Perugia; le prime manifestazioni di piazza; il fronteggiamento dei divieti e la repressione della polizia nella manifestazione di Milano, alla fine del ’64. Contenuti di cui i volontari non hanno faticato a riconoscere l’attualità, mettendoli in relazione con le manifestazioni di protesta che conoscono direttamente o indirettamente e ragionando sui linguaggi, gli obiettivi, i metodi e i rischi di una protesta orientata alla nonviolenza.

Per preparare il dibattito successivo, prima della visione abbiamo assegnato a ciascun ragazzo un compito. Lo invitavamo a seguire, certo, la proiezione nel suo insieme, ma a rintracciare elementi inerenti un tema in particolare, quello che casualmente gli affidavamo e poteva essere: le relazioni tra i membri del GAN, la leadership e i processi decisionali interni; la comunicazione del Gruppo di Azione Nonviolenta con l’opinione pubblica nei diversi linguaggi praticati; il modo con cui il GAN si rapportava con le forze di polizia e con l’Autorità Giudiziaria.

Spento il video i volontari si dividevano in tre gruppi omogenei, per ciascun gruppo un cartellone, pennarelli colorati e il compito di confrontarsi e di rappresentare sulla carta le proprie osservazioni per esporle poi in plenaria.

La risposta dei giovani in servizio civile ci ha fatto gustare l’identificazione spontanea dei ragazzi e delle ragazze nei protagonisti del GAN, un’ottima capacità di rielaborazione dei contenuti e la facilità con cui costruivano ponti con il presente. Per questa via quello che poteva sembrare un episodio neppure troppo conosciuto è stato vissuto come una storia con la quale mettersi personalmente in relazione.

Ci ha commossi un gruppo che, esponendo il proprio cartellone, ha commentato: “Daniele Lugli ha lottato con la nonviolenza per affermare il diritto all’obiezione di coscienza, ha lottato due volte, la prima negli anni Sessanta come membro del Gan e poi di nuovo quando ne ha parlato in questo video. Continua a farlo oggi con noi, ma adesso siamo noi a continuare il suo impegno”.

Quei ragazzi non avevano mai sentito parlare di Daniele prima di allora, non erano a conoscenza della sua morte recentissima, ma con la loro semplicità e schiettezza ci hanno dato conferma che abbiamo fatto bene a immaginare questo video, a realizzarlo al meglio delle nostre possibilità, perché è davvero un video in grado di dialogare con i giovani. Uno strumento in più a nostra disposizione per la formazione alla nonviolenza. Oltre a proporre una rivisitazione storica delle azioni del Gan, è un modo per conoscere dall’interno il percorso di cinque giovani che, con la sola forza della loro persuasione e vivendo appieno le esperienze della loro età e del loro tempo, si sono messi in gioco in prima persona per affermare un concetto allora impensabile: l’idea che sia possibile sottrarsi al servizio militare per fedeltà alla propria coscienza anche se la legge non lo ammette, anche se l’obbedienza sembra l’unica via da percorrere. Una fedeltà non esente da rischi e che richiede elasticità e coesione, ma propone un apprendimento continuo.

Di seguito l’indice completo della playlist: Capitolo 1: Si, il GAN; Capitolo 2: Leva e obiezione di coscienza prima del 1972; Capitolo 3: Nasce il GAN; Capitolo 4: Il GAN si mette alla prova; Capitolo 5: Divieti e processi; Capitolo 6: Altre attività; Capitolo 7: Don Milani, Padre Balducci, Giuseppe Gozzini e altri ancora; Capitolo 8: Marce antimilitariste e rapporti con la politica; Capitolo 9: Tu hai fatto obiezione di coscienza?; Capitolo 10: Piccola guida per le manifestazioni nonviolente; Capitolo 11: Il GAN è stato un innesco.

Il video è basato su un’intervista condotta da Elena Buccoliero a Daniele Lugli, a Ferrara, il 15 febbraio 2020 con riprese di Giuseppe Di Bernardo. La regia e il montaggio sono di Alejandro Ventura con la collaborazione di Elena Buccoliero. È impreziosito da articoli e foto d’epoca tratti in gran parte dall’archivio del Movimento Nonviolento e digitalizzati da Andrea Casari e Panz Paganoni con il supporto di Giuliano Bianco, Caterina Del Torto, Luisa Lampronti e Carla Mattarei. Include inoltre un frammento di intervista a Pietro Pinna tratto dal documentario “In Marcia”, di Roberto Rossi e Roberta Mani (ed. Movimento Nonviolento, 2012), fotografie di Luca Greco e Andrea Samaritani, un dipinto di Miriam Cariani e immagini tratte dagli archivi Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, Fondazione Erri De Luca e Fondazione archivio audiovisivo del Movimento operaio e democratico.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948