È diventata virale sul web la determinazione di Simone che a Torre Maura affronta a testa alta i giovani di Forza Nuova, ed è stata nominata donna dell’anno in Svezia la giovane Greta Thunberg che con i suoi scioperi per il clima ha portato masse di giovani di tutto il mondo a scendere in piazza per responsabilizzare gli adulti, e se stessi, sui rischi del cambiamento climatico globale.
Ramy e Adam insieme ad altri compagni sono stati determinanti per mettere in salvo la loro scolaresca presa in ostaggio su un bus alle porte di Milano.
“Ho visto una mia compagna che è scoppiata a piangere, ho pensato a quando gioco a calcio nel ruolo di difensore e siamo in difficoltà”, ha raccontato Ramy. “Allora ho ‘scartato’, cioè ho deciso di disobbedire e non consegnare il cellulare, come tattica”. Più avanti, al telefono con il padre, ha parlato in arabo con cadenza di preghiera per passare inosservato e per non essere capito dal sequestratore, senegalese di provenienza francese. Proprio così: coraggio, capacità di analisi e di strategia, noncollaborazione con l’oppressore, competenza comunicativa – tutte cose straordinarie in un momento di pericolo estremo, o forse scaturite proprio da quell’emozione bruciante. Tutti ingredienti dell’azione nonviolenta, come la capacità di mettere in valore tutte le risorse a disposizione in un momento in cui il panico potrebbe far pensare di non averne affatto. E prima di tutto – ci dice Ramy – la spinta emotiva per il pianto di quella compagna che, forse, ha espresso la paura di tutti, anche la sua.
Ognuno di questi ragazzi ci ha fornito esempi di azione nonviolenta esatta, cioè adeguata e pensata precisamente rispetto al tipo di oppressione che volevano affrontare, e in grado di inscriverla in un quadro più ampio. È evidente nell’operato di Greta, traspare nelle parole di Simone a Torre Maura, ce lo ricorda Ramy quando all’offerta della cittadinanza per atti di speciale coraggio ribalta il privilegio in impegno per tutti.
“Se mi daranno davvero la cittadinanza italiana sarò felice. Per essere schietti, è il mio sogno. Ma allora dovrebbero darla anche a mio fratello e ai miei compagni di classe di origine straniera che vivono in Italia da tanto tempo e magari sono pure nati qui”, ha dichiarato il ragazzo al Corriere della Sera. Anche quando corregge i giornalisti dicendo “Siamo stati tutti in gamba, tutti uguali e tutti insieme” dà una lezione ai nostri anni in cui è più facile mettere sul podio un eroe che capire l’apporto di ciascuno e valorizzare un gruppo, in cui sembra più adeguato costruire un’eccezione sulla cittadinanza – e tralasciamo in questo momento i tira e molla ridicoli, vergognosi con cui ci si è arrivati – piuttosto che pensare davvero allo ius soli. (Sapessi nuotare ci proverei, a tuffarmi dalla Darsena della mia città per farmi salvare da un migrante ogni volta diverso).
Le buone notizie non finiscono qui. Non meno coraggio occorre a Manuel Bortuzzo, 19 anni, la cui lotta personalissima è un esempio di forza, perseveranza, vitalità offerto a tutti noi. Giovane promessa del nuoto, ha perso l’uso delle gambe dopo un’esecuzione a freddo in seguito a uno scambio di persona, ma dopo meno di un mese era già in vasca e non ha smesso di sognare le Olimpiadi.
Un pensiero a Bernard Dika, 20’anni, albanese di origine e toscano di adozione, che il 25 gennaio 2017 ad Auschwitz con un discorso toccante aveva rinnovato le memorie delle deportazioni annodandole al rigetto dei migranti. “Dicono: prima gli italiani. Noi diciamo: prima gli esseri umani”, e ha ricordato il Manifesto di Ventotene cui rifarsi per concretare il sogno di un’Europa unita per la pace. Quest’anno, nominato alfiere della Repubblica, nell’incontro con il Presidente Mattarella ha proseguito il suo impegno: “Non è vero che i soldi non ci sono! In realtà, è la politica che decide se mettere i soldi nei condoni edilizi o se spenderli per la sicurezza delle scuole. È importante dare una svegliata a questa politica dormiente”.
Valerio, 15 anni, di Ozieri (provincia di Cagliari) ha tramutato il suo selfie con il Ministro dell’Interno in un messaggio per l’accoglienza ai migranti diventato, anche questo, virale sul web. La sua spiegazione a La Repubblica è, di nuovo, illuminante: “Mi sono messo – educatamente – in fila per i selfie. C’erano circa cento persone. Mentre aspettavo cercavo di elaborare un modo – sempre educato – per esprimere il mio dissenso. Che fosse breve, conciso e schietto: una frase, poco più. Poi è arrivato il mio turno. Ho attivato la modalità video selfie già da prima. Gli ho chiesto il permesso – che mi ha dato – e ho detto: ‘Più accoglienza, più 49 milioni’. E poi: ‘Grande’. E ci siamo lasciati così, ho abbassato lo smartphone e sono andato via”.
E a Milano, il 2 aprile, trovando sul muro della loro scuola media, la “Cavalieri”, grandi scritte offensive all’indirizzo della preside, gli studenti le hanno coperte con decine di post-it colorati. Di nuovo: capacità di sentirsi interpellati dalla realtà e di reagire, in questo caso tutti insieme, con fantasia e colore, aggiungendo bellezza anziché esprimendo odio.
Mentre in Sicilia, a Sant’Angelo Muxaro, la carica di Sindaco nel Consiglio comunale dei ragazzi è stata assegnata a Tasabih Mahmud, 12 anni, sudanese. Sbarcata e accolta con la mamma e quattro fratellini, è pronta a darsi da fare per migliorare le cose con un programma incentrato sulla partecipazione attiva dei bambini a tutte le attività del paese. “Spazia dalle politiche ambientali, con la istituzione di giornate dedicate alla pulizia di cortili, sentieri e luoghi di interesse pubblico, per passare alla biblioteca con specifica attenzione alla richiesta di nuovi libri e volumi da consultare. Bambina intelligente, arguta e vivace, Tasabih vuole creare uno staff di piccole guide che accolgano le scolaresche in visita a Sant’Angelo Muxaro e conduca i bambini, provenienti dalle scuole di tutta la Sicilia, alla scoperta delle bellezze archeologiche e naturalistiche, delle tradizioni e dei sapori del villaggio dove lei oggi vive (…)” (lasicilia.it).
Quando incontro i ragazzi li vedo anche così. Ma più spesso sfiduciati, convinti di non poter incidere sulla realtà, quasi timorosi o imbarazzati ad ammettere dinanzi ai compagni che a loro interessa la società cui appartengono – intanto magari la loro scuola, la loro città. Per questo, e per nutrire il gusto di porsi domande, di dire la propria, di organizzarsi insieme, hanno bisogno dei loro genitori, insegnanti, amministratori, allenatori… Come adulti cerchiamo di non mancare alla chiamata.
(vignetta di Giancarlo Covino)