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I vescovi cattolici russi sull’obiezione di coscienza: “Va rispettata”

DiRedazione

Ott 24, 2022
In foto il Monsigno Paolo Pezzi arcivescovo metropolita della Madre di Dio a Mosca

I vescovi russi chiedono di dare la possibilità ai russi di non andare in guerra, facendo valere il diritto dell’obiezione di coscienza. Questo è uno dei passaggi più significativi dell’ultimo documento della Conferenza Episcopale Russa sulla guerra in Ucraina. Il documento si rivolge a Putin, che invece ha dato avvio alle manovre per l’utilizzo di 300mila riservisti nel conflitto con l’Ucraina. Per il Movimento degli Obiettori di Coscienza Russi è un importante supporto alla loro campagna. 

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La partecipazione alle ostilità “è una questione di coscienza umana” che, come si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica, è “il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio” e al cui “giusto giudizio deve sempre obbedire”. I vescovi cattolici russi per la prima volta prendono la parola riguardo alla parziale mobilitazione militare annunciata in Russia. Lo fanno con una nota diffusa a firma dell’arcivescovo di Mosca, mons. Paolo Pezzi, a nome della Conferenza dei Vescovi Cattolici di Russia. “La parziale mobilitazione annunciata in Russia ha posto molti dei nostri credenti di fronte a una gravissima scelta morale”, si legge nella dichiarazione. “Sappiamo che in determinate circostanze, le autorità statali non solo hanno il diritto, ma devono anche usare le armi e richiedere ai cittadini di adempiere ai doveri necessari per proteggere la patria”. Rifacendosi al catechismo della Chiesa cattolica, i vescovi affermano che coloro che servono onestamente la madrepatria nel servizio militare servono il bene comune ma le azioni militari devono mirare a porre fine più rapidamente al conflitto ed evitare il moltiplicarsi delle vittime. D’altra parte, la Chiesa – scrive l’arcivescovo Pezzi – ricorda alle autorità statali che esse “devono provvedere equamente al caso di coloro che, per motivi di coscienza, ricusano l’uso delle armi”, pur restando “tenuti a prestare qualche altra forma di servizio alla comunità umana”. “Questo diritto  è sancito dalla parte 3 dell’articolo 59 della Costituzione della Federazione Russa e chiediamo la sua costante osservanza”.

Il commento di Tonio dell’Olio

Un vero peccato che la nota diffusa a firma di mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca, a nome della Conferenza dei Vescovi Cattolici di Russia, non abbia ricevuto l’attenzione che meritava. Parole pronunciate non dal comodo salotto di una casa europea ma dal cuore stesso della capitale russa all’indomani della “mobilitazione parziale” che richiamava in servizio 300mila riservisti per mandarli sul fronte di guerra. Nel documento si legge che la partecipazione alle ostilità “è una questione di coscienza umana” che, come si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica, è “il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio” e al cui “giusto giudizio deve sempre obbedire”. La Chiesa – prosegue Mons. Pezzi – ricorda alle autorità statali che esse “devono provvedere equamente al caso di coloro che, per motivi di coscienza, ricusano l’uso delle armi”, pur restando “tenuti a prestare qualche altra forma di servizio alla comunità umana”. “Questo diritto – fanno notare i vescovi cattolici – è sancito dalla parte 3 dell’articolo 59 della Costituzione della Federazione Russa e chiediamo la sua costante osservanza”. “Lo scontro in Ucraina si è trasformato in un conflitto militare su vasta scala che ha già causato migliaia di vittime, minato la fiducia e l’unità tra Paesi e popoli e minacciato l’esistenza del mondo intero. Come sei mesi fa, vogliamo ripetere l’insegnamento della Chiesa, seguendo il Santo Vangelo e l’antica Tradizione: la guerra non è mai stata e non sarà mai un mezzo per risolvere i problemi che sorgono tra le nazioni”. E a noi non resta che esprimere tutta l’ammirazione possibile per il coraggio dei vescovi russi.

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