er caso passò di là un sacerdote; vide l’uomo ferito, passò dall’altra parte della strada e proseguì. Anche un levita del Tempio passò per quella strada; lo vide, lo scansò e prosegui. Invece un uomo della Samaria, che era in viaggio, gli passò accanto, lo vide e ne ebbe compassione. Gli andò vicino, versò olio e vino sulle sue ferite e gliele fasciò. Poi lo caricò sul suo asino, lo portò a una locanda e fece tutto il possibile per aiutarlo. Il giorno dopo tirò fuori due monete d’argento, le diede al padrone dell’albergo e gli disse: Abbi cura di lui e se spenderai di più pagherò io quando ritorno”.
Questa vicenda è nota a molti, pochi ne sanno il seguito annotato da uno scriba, diligente e devoto.
Il sacerdote ed il levita, ritrovatisi al tempio, commentarono l’accaduto. “Non sono intervenuto non sapendo se fosse veramente ferito o non simulasse, come spesso fanno per farsi accogliere, né se le sue eventuali sofferenze fossero meritate”. “Preciso, preciso – confermò il levita. – Quello che è poi successo mi conferma sull’appropriatezza del nostro comportamento”. “Bisogna che le cose siano chiare per intervenire non facendo danno ulteriore, anche ammesso che a ridurlo così siano stati i briganti. Essi sono incentivati nel loro operare dal fatto che vi è chi rimuove vittime e prove. Potrebbero essere addirittura in combutta tra loro”. “Infatti. Chi ha dato le due monete d’argento a un samaritano? Io non le darei” . “Io neppure, ma un brigante non si farebbe scrupoli se ci vedesse il suo interesse, avendo depredato ad esempio di cento il viandante”. “Dev’essere così: ne ha date dieci al samaritano, che ne ha date due al locandiere, trattenendosene otto. Più gente percorrerà quelle vie pericolose sapendo che samaritani appostati li soccorreranno in caso di bisogno”. “Sono un incentivo alle aggressioni i samaritani, immigrati di seconda generazione dei quali non ci si può fidare”.
“Samaria: Somaria – interloquì lo scriba – prove però non ce ne sono e, di solito, il samaritano non è molto più astuto e intraprendente del suo somaro. Magari l’avventato samaritano ha fatto ciò credendo di far bene”. Riflessivi il sacerdote e il levita assentirono. “Lo diremo perciò buono?”, si chiesero assieme e all’unisono si risposero: “No. Al più buonista!”.
Molti anni dopo, il 1° maggio 1995 sulla prima pagina del Corriere della sera, il termine fu ripreso da Ernesto Galli Della Loggia e ripetuto da allora come un mantra scaccia interrogativi e problemi.