Intellettuale cattolico, docente universitario, pedagogista, storico. Ma soprattutto è stato un professore, amava l’insegnamento; per meglio dire è stato un “maestro”. Le sue “lezioni” erano sempre affascinanti, riusciva a farti capire pagine complesse con un linguaggio alla portata dei suoi studenti. Sempre disponibile, dopo la lezione, ad approfondimenti successivi, ad incontri personali, a suggerimenti, consigli, ad un rapporto maestro-discepolo.
È stato anche un ricercatore della nonviolenza. Tra i suoi molteplici libri, articoli, saggi, si trovano alcuni testi fondamentali come “La nonviolenze nei primi secoli del cristianesimo”, “La croce e lo scettro”, “La pace giusta. Testimoni e maestri tra ‘800 e ‘900”. Importantissimi i suoi lavori su Lev Tolstoj, Mohandas Gandhi, Maria Montessori.
Con Giuliano Pontara, Tonino Drago, Alberto L’Abate, Nanni Salio, è stato uno dei protagonisti del “coordinamento degli insegnanti nonviolenti”; aveva una predilezione particolare per don Lorenzo Milani e una conoscenza approfondita dei suoi insegnamenti.
Non ho qui nessuna pretesa di raccontarne la vita e l’opera. Ci vorrà tempo per scrivere la biografia e studiare l’importanza del suo lavoro.
Essendo entrambi veronesi, ho avuto la fortuna di averlo come professore di Storia alla Scuola superiore di Servizio Sociale (ricordo un esame sul “brigantaggio” e uno sulla “renitenza alla leva nella prima guerra mondiale”, e poi il suo aiuto per la mia tesi di laurea su “La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale”), poi come amico e collaboratore con il Movimento Nonviolento (sempre disponibile a partecipare agli incontri, a farci lezioni su Gandhi, a scrivere per Azione nonviolenta) e poi anche come collega in Consiglio Comunale (lui per il Partito Popolare, io per i Verdi).
Emilio aveva un sorriso bellissimo, una memoria di ferro, una cultura sterminata. Manteneva alcuni tratti formali e tradizionali, ma aveva un’apertura coraggiosissima e senza pregiudizi per le proposte che venivano dal mondo giovanile, che amava frequentare. Decisiva la sua partecipazione innovativa all’esperienza pioniera e tutta veronese del “Centro mazziano di studi e ricerche”.
Quando è stato colpito dalla malattia, si è ritirato con molta discrezione, lasciando un vuoto che ora avvertiamo ancora di più.
Chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo, qui può trovare qualche nota.
http://www.emiliobutturini.com/
Mao Valpiana
Movimento Nonviolento