Mi sveglio con un nome sulle labbra: Ettore Nobilini. Perché? Il caso non esiste, mi ripete Carlo. Ne hai una prova recente, mi direbbe lui. Mando un messaggio a un amico lontano. Non lo vedo da anni. È la prima volta che lo faccio non come risposta. Ti sei ricordato che è il mio compleanno! Lui gli auguri me li fa sempre. No – dico io – mi è venuto così.
E allora presto attenzione ai pochi ricordi che mi vengono incontro. L’ho conosciuto a Perugia sessanta anni fa e rivisto, poco tempo dopo, sempre lì, da Capitini. C’è stato un altro incontro vent’anni dopo. Ricordo un medico appassionato del suo lavoro, nonviolento, gentile, dalla parola incisiva. È in compagnia di un uomo più anziano di lui, sorridente e silenzioso. È lo zio dice. Lo ricordo cercare, inutilmente, di convincere il mite Camiolo a non dirsi anarchico, ma pantarchico, perché il potere è buono se è di tutti. Ma questo l’ho già raccontato. Deve esserci altro. Forse oltre alle conversazioni private c’è un intervento suo al seminario. Radio radicale mi viene in soccorso. Almeno uno c’è, il 9 agosto 1963 al Seminario internazionale sulle tecniche della nonviolenza.
Eugenia Bersotti interviene motivando l’astensione al voto e indicandola, anzi, come una importante tecnica nonviolenta: rifiuto di un assetto politico che non affronta il fondamentale problema della pace e della guerra. Sono istituti cosiddetti democratici, elezioni comprese, irrecuperabili, nel nostro come in altri Paesi. Il rapporto inglese delle Spie per la Pace lo dimostra in modo eloquente. Peter Cadogan del Comitato dei Cento, animatore del Seminario, invita a non dare troppo peso al momento elettorale. Sulle fondamentali questioni di pace e guerra, a partire dall’armamento atomico e dalle alleanze militari, non c’è grande differenza tra conservatori e laburisti. L’attenzione alla politica accresciuta nel periodo elettorale è utile per avanzare le nostre proposte, affidate soprattutto all’azione diretta nonviolenta. Su questo tema interviene Nobilini. Propone di aggiungere al sistema elettorale sorteggi e rotazioni nelle cariche. Questo dovrebbe operare sia all’interno dei partiti, a partire dalla base, sia nelle cariche pubbliche. Sono tenniche – dice proprio così – necessarie per evitare la seduzione del potere: i giovani quando entrano nel partito iniziano il volo come colombe, ma lo terminano come falchi. Si chiede infine se anche in Italia ci sarebbe bisogno di Spie per la pace.
Due giorni prima, nel presentare una piccola rassegna di tecniche della nonviolenza, non ho inserito nel novero l’astensione dal voto. In due parole Capitini dice della sua posizione: vota perché crede possibile scegliere tra la conservazione è un certo rinnovamento anche se la cosa più importante e più impegnativa è fare continuamente tutto l’altro nostro lavoro.
Mi ha fatto piacere riascoltare la cara voce di Nobilini, dopo tanto tempo. Le sue proposte mi hanno riportato alle discussioni con l’amico Neno su opportune riforme del sistema elettorale. Sono dello stesso periodo. Comprendono: il voto negativo e la spreferenza. Non hanno mai superato la cerchia dell’associazione La Cicuta. Ne siamo i soli componenti. Certo a quei tempi nessuno poteva pensare che l’astensione dal voto avrebbe raggiunto queste dimensioni e che segretario di un partito, incerto tra la conservazione e un certo rinnovamento, sarebbe divenuta una giovane donna, eletta da possibili elettori propensi al rinnovamento, che si misura anche in concrete iniziative di pace e disarmo.
Pure Spies for Peace ha elementi di attualità, solo che pensiamo a Julian Paul Assange, alle guerre in corso, a una molto vicina in particolare, all’evocazione del pericolo nucleare. Il gruppo, i cui componenti sono attivamente ricercati, rivela documenti segreti. Sono predisposti bunker, sedi regionali di governo, non per la protezione civile, ma per i rappresentanti del governo centrale per mantenere legge e ordine tra i sopravvissuti a un attacco nucleare. Nella marcia Aldermaston-Londra, Pasqua 1963, un opuscolo è ampiamente diffuso. Proprio Cadogan guida un folto gruppo a picchettare una di queste sedi. Se ne parla alla Camera dei Comuni il 30 aprile 1963. Michael Mackintosh Foot, laburista: Il Presidente del Consiglio può dirci quando è stata data delega da quest’Aula per l’istituzione delle sedi regionali di governo cui si fa riferimento nell’opuscolo e quanto denaro è stato votato allo scopo? Se non può dircelo, non potrebbe essere vantaggioso per il governo non trovare i responsabili, dal momento che hanno scoperto che il governo si sta comportando illegalmente? Il primo ministro Harold Macmillan, conservatore: Questa è una domanda completamente diversa dalle inchieste della sezione speciale, che cercano di arrestare le persone responsabili. In merito all’argomento, di cui l’onorevole chiede, può fare un’interrogazione.
Rivedo Nobilini, fine aprile del 1986, a Desenzano, Congresso del Movimento. Non ho saputo più nulla di lui, neppure nei miei passaggi a Brescia. So che dovrebbe abitare in un paese vicino. Lo trovo invecchiato (non so quanti anni abbia), un po’ stanco e deluso, Si ravviva però chiedendomi che ne penso dei verbi latini frequentativi. So a malapena che esistono rispondo sorpreso. Mi tiene una breve lezione. Ci insegnano l’importanza della costanza nell’azione. Si fa più persuasa. Acquista forza e profondità. Ascolto assentendo. Ora, ma solo ora, lo ringrazio. Ora potrei dirgli che più importanti tra tutti sono i frequentativi deponenti. Hanno forma passiva, ma significato attivo, come la nonviolenza. Il web mi suggerisce amplexor abbraccio, pollicitor prometto, sector seguo, sciscitor ricerco, tutor proteggo. Ottime attività se riferite a persone, esseri, oggetti meritevoli. Per Nobilini tutti sono meritevoli. Così una via gli è dedicata a Orzinuovi (Brescia) dove ha a lungo esercitato e una anche a Soncino (Cremona), dove ha pure fondato e presieduto la sezione dell’Avis. È morto il 7 luglio 1987.
(Immagine tratta da avis.it)