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Il piccolo Leonardo, cittadino italiano, è in Turchia senza la mamma da oltre un anno

DiElena Buccoliero

Ago 11, 2021

Incontro Ilaria Sassone in modo tutto sommato casuale. Sono con la Sindaca Elena Carletti per parlare del fratello di Saman Abbas e insieme ricordiamo che un anno prima la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati è intervenuta a Novellara con un aiuto a questa signora, il cui figlio di 4 anni era stato portato in Turchia dal padre senza il consenso di lei. Come Fondazione eravamo intervenuti per sostenerla nelle spese legali, speravo che la storia fosse ormai risolta. Purtroppo non è così: da oltre un anno il piccolo Leonardo vive in Turchia con il padre. Le premesse stanno in una storia di violenze denunciate e non riconosciute.

Ilaria querela l’ex convivente per la prima volta nel 2017 per maltrattamenti familiari. Riporta episodi di violenza fisica, psicologica ed economica avvenuti in presenza del bimbo e a volte anche su di lui, quando il padre non si ferma nonostante lei abbia in braccio il figlio finendo per fare del male a entrambi. Leggo che arriva a minacciarla di morte con un coltello o a dire di voler portare Leonardo in Turchia per allontanarlo da lei, e la signora impaurita lo prende e torna dai genitori a Novellara.

Inizia da qui la causa legale per decidere sull’affidamento del bambino, incardinata presso il Tribunale di Firenze. Il giudice dispone una consulenza tecnica d’ufficio e chiede all’esperto di non tenere conto della querela per maltrattamenti in famiglia, poiché i fatti ancora non sono stati accertati in sede giudiziaria. Questo porta a biasimare la decisione della madre, unilaterale e a quel punto immotivata, di cambiare città distaccando il bambino dal padre, e per un periodo Leonardo trascorre con il papà un tempo considerevole.

Pur con queste indicazioni il consulente tecnico rileva mancanze importanti nel comportamento paterno tali per cui, a fine gennaio 2020, il giudice stabilisce l’affidamento condiviso del bambino con collocamento prevalente presso la madre. Lei, nel frattempo, ha affittato un appartamento nello stabile dei genitori, ha trovato lavoro e ha chiesto di iscrivere il figlio alla scuola materna.

Quando la sentenza viene notificata (siamo ormai a febbraio) Leonardo è in vacanza con il papà che sulle prime riferisce di essere a Grosseto, infine comunica di trovarsi in Turchia e interrompe ogni rapporto, anche telefonico, tra il figlio e la madre. Da lì a poco l’emergenza sanitaria impone di bloccare i voli internazionali.

Da allora Ilaria Sassone sta percorrendo tutte le vie che la legge prevede per riavere accanto a sé il bambino, ed è una strada in salita. I procedimenti giudiziari attualmente in essere sono tre: penale contro il padre del bambino, civile al Tribunale per i Minorenni di Firenze richiedendo la decadenza dell’uomo dall’esercizio della responsabilità genitoriale, e per sottrazione di minori presso il Tribunale di Urla in Turchia. Se i primi due sono lenti e paiono armi spuntate finché Leonardo è lontano, il terzo ha un andamento quantomeno altalenante.

La sottrazione di minori è disciplinata dalla Convenzione dell’Aia, sottoscritta da molti Paesi tra i quali anche Italia e Turchia. In prima istanza il giudice di Urla ha deciso che il bambino dovesse essere riaffidato alla madre e, generalmente, la sentenza di primo grado è immediatamente eseguibile, anche se sottoposta alla possibilità di appello da parte dell’altro genitore. Invece in questo caso il Tribunale ha atteso gli sviluppi, il padre ha presentato ricorso e la Corte d’Appello ha rinviato il processo al primo grado chiedendo di ricominciare daccapo, poiché la prima decisione era “affetta da un vizio procedurale”. Tra gli elementi mancanti, una perizia sul bambino che oggi ha 5 anni.

“Sono andata in Turchia da Leonardo ogni volta che ho potuto, d’accordo con il tribunale turco”, mi racconta Ilaria Sassone. “Mio figlio è stato in albergo con me ma negli spostamenti ero scortata dalla polizia e da un pedagogista incaricato dal tribunale. Temono che io prenda Leonardo e lo riporti in Italia con me”. Una cautela che suona come una beffa. “Una volta i miei genitori mi hanno accompagnata e Leo mi ha detto con le lacrime agli occhi che avrebbe tanto voluto salutare i nonni, ma era meglio di no per non far arrabbiare papà”.

Il timore della madre è grande, nel confronto con un paese che ha logiche differenti – la recente decisione di uscire dalla Convenzione di Istanbul qualcosa dice sul non riconoscimento della violenza di genere – e con tempi talmente dilatati da rappresentare in sé un rischio.

“Ho paura che alla lunga si arrivi a dire: ha ragione la madre, ma il bimbo ormai si è ambientato in Turchia col papà ed è bene che resti qui per non subire un trauma. Io stessa me lo chiedo, ho paura che pensi di essere stato abbandonato dalla mamma. Mi sembra inaccettabile che il padre, agendo con la prepotenza, finisca per farsi ragione contro di me, che sto facendo tutto secondo la legge”.

Ilaria Sassone ha scritto più volte al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e al Ministro degli Esteri facendo valere il fatto che Leonardo è cittadino italiano. Solo di recente la Farnesina le ha risposto che sono in corso delle verifiche, e speriamo si concludano a breve.

Penso a tanti bambini di 5 anni che ho conosciuto. Per loro il papà è un eroe, una protezione, un compagno di giochi, una risorsa. Sarebbe bello che fosse sempre così.

Di Elena Buccoliero

Faccio parte del Movimento Nonviolento dalla fine degli anni Novanta e collaboro con la rivista Azione nonviolenta. La mia formazione sta tra la sociologia e la psicologia. Mi occupo da molti anni di bullismo scolastico, di violenza intrafamiliare e più in generale di diritti e tutela dei minori. Su questi temi svolgo attività di formazione, ricerca, divulgazione. Passione e professione sono strettamente intrecciate nell'ascoltare e raccontare storie. Sui temi che frequento maggiormente preparo racconti, fumetti o video didattici per i ragazzi, laboratori narrativi e letture teatrali per gli adulti. Ho prestato servizio come giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008 al 2019 e come direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati dal 2014 al 2021. Svolgo una borsa di ricerca presso l’Università di Ferrara sulla storia del Movimento Nonviolento e collaboro come docente a contratto con l’Università di Parma, sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti.

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