Il quattro novembre gli amici della nonviolenza ricordano l'”inutile strage” della prima guerra mondiale, che il potere politico celebra sui “monumenti ai caduti” inventati dal fascismo per trascinarci nella seconda. L’auspicio di tutte le “controcelebrazioni” pacifiste, antimilitariste e nonviolente è che si riesca a produrre nel nostro Paese abbastanza memoria e cultura per non scivolare nella terza.
In questo giorno ricordiamo un cinico affare costato all’Italia 650 mila morti e un milione di mutilati e feriti, molti di più di quanti erano gli abitanti di Trento e Trieste (i territori ottenuti con la vittoria della guerra, che erano già stati concessi all’Italia dall’Austria in cambio della non belligeranza).
Quindici anni fa assieme all’associazione Peacelink (uno tra i gruppi italiani più longevi dedicati alla “controinformazione nonviolenta”) realizzai questo volantino dopo aver scoperto l’inganno nascosto nei miei libri di scuola, dove la storia era scritta dai vincitori, ed era quella degli eserciti e non dei popoli. E’ un testo attuale ancora oggi, assieme alle lettere scritte dalla gente semplice che ha vissuto sulla propria pelle l’orrore di quella guerra che ancora oggi qualcuno cerca di spacciare come giusta, santa e umanitaria.
In quel volantino riportammo ciò che scriveva a Viterbo il 14 agosto 1917 un soldato di 21 anni: “La guerra è ingiusta, perché è voluta da una minoranza di uomini i quali, profittando della ignoranza della grande massa del popolo, si sono impadroniti di tutte le forze per poter soggiogare, comandare e massacrare; che chi fa la guerra è il popolo, i lavoratori, loro che hanno le mani callose e che sono questi che muoiono, sono essi i sacrificati, mentre gli altri, i ricchi, riescono a mettersi al sicuro”.
Questa lettera, trascritta nel libro “Plotone di esecuzione” (Ed. Laterza) è costata al suo autore una condanna a 1 anno e 10 mesi di carcere militare per “insubordinazione” e “lettera denigratoria”.
Con l’augurio di un buon quattro novembre a tutti gli “insubordinati”.