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Il Settantotto

DiDaniele Lugli

Apr 30, 2018

Settantotto è triangolo di dodici (i mesi dell’anno, i segni dello zodiaco..) e tre volte ventisei (valore del Nome impronunciabile: YHVH). Altro ancora suggerirebbe la ghematria. Ma io penso il 1978. Viene ricordato meno del Sessantotto, ma è denso di fatti rilevanti: rapimento e uccisione di Aldo Moro, uccisione e diffamazione di Peppino Impastato, abolizione dei manicomi e regolamentazione dell’aborto, succedersi di ben tre papi, pace tra Egitto e Israele, invasione/liberazione della Cambogia da parte del Vietnam e altro ancora. Muore pure Lelio Basso.

Nel complesso ricordo un tempo cupo. Personalmente sono al termine del mio impegno in partiti sempre più piccoli (il che non mi disturba) senza intravvedere però alcuno sbocco decente. Non partecipo a due generose iniziative del Movimento Nonviolento, nonostante gli inviti di Pinna e L’Abate. Mi viene da ripensarci adesso, in un tempo che non mi appare migliore.

A dieci anni dalla morte di Capitini, a diciassette dalla prima Marcia, Pinna conduce la seconda Perugia-Assisi “Mille idee contro la guerra” il 24 settembre. Buona la partecipazione, quindicimila i marciatori, non grande l’efficacia nel riproporre il tema dell’opposizione alla guerra e della costruzione della pace. Nessuna forza politica e sindacale la raccoglie in modo credibile. Neppure un mese dopo a Perugia, dal 19 al 21 ottobre, si tiene il convegno “Nonviolenza e marxismo nella transizione al socialismo”. A me sembra che si stia transitando verso tutt’altro. Una anno prima, a Bologna, affollatissimi convegni e manifestazioni contro la repressione, ma pervasi di esaltazione della violenza – non manco l’appuntamento – celebrano il funerale del Sessantotto, durato, forse, tra la morte di don Milani e quella di Capitini. Il Settantotto dura molto di più.

Ora mi dispiace di non essere stato a Perugia. Tra gli altri incrociavano i loro pensieri Lelio Basso, Norberto Bobbio e Giuliano Pontara, che ha tenuto la relazione più importante. Sarebbe stata l’ultima occasione di incontro con Basso. È morto due mesi dopo. Gli debbo la lettura de Il Principe senza scettro, la miglior spiegazione dell’art. 3 della Costituzione, l’indicazione di Rosa Luxemburg come la migliore, se non la sola, erede di Marx, lo stimolo dei Problemi del socialismo. Lo incontro nel Psi e nello Psiup, anche se sono più vicino a Lombardi e poi a Foa. Scrive e parla benissimo.

Nelle mie ricerche lo trovo in dialogo con i liberalsocialisti fin dall’antifascismo. E ancora prima il suo rapporto con Capitini potrebbe essere indagato. C’è la vicenda di Pietre, la rivista di cui assume la direzione a 24 anni nel gennaio del 1928. Vi scrivono Giuseppe Tommaso Gangale, già conosciuto ai tempi della sua rivista Conscientia (molto amata da Capitini) e i ventenni Umberto Segre e Pilo Albertelli, in contatto con Capitini. Lo ricordo anche all’incontro di War Resisters International a Roma, Pasqua 1966, su “Nonviolenza e politica”. È un amico, critico, della nonviolenza. Ha presentato proposte di legge per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza, nella quale vede una forma di disarmo dal basso, necessaria visto il nessun impegno dei governi in questa direzione.

Obietta alla formulazione di Pontara: “Per socialismo intendo qui una società caratterizzata da due componenti, la socializzazione e la pianificazione” che, se così fosse, “bisognerebbe poi concludere che è fondato il socialismo russo, la pretesa dei sovietici che l’URSS sia il socialismo reale; mentre, per chi crede veramente nell’insegnamento di Marx, non c’è socialismo nell’URSS”. Analoga è l’obiezione rivolta a Bobbio “Devo dire che sono amico di Bobbio da 45 anni, dal ’33, lo stimo molto come retta coscienza morale, lo stimo come studioso; ma credo che Marx l’abbia letto poco, perché veramente tutto quello che scrive non ha niente a che fare con Marx; ha solo a che fare con quello che i deformatori hanno chiamato marxismo, che però non ha niente a che fare con Marx”.

I deformatori sono quelli che si considerano marxisti ortodossi. Per Basso il leninismo aveva ben poco a che vedere con il marxismo. Tre anni dopo Berlinguer dichiarerà esaurita la spinta propulsiva iniziata con la Rivoluzione d’Ottobre.

Nel suo intervento – leggo il resoconto, ma Lelio Basso era un oratore efficacissimo e lo immagino detto da lui – “Marx ritiene che il capitalismo per sua necessità interna non può continuare a svilupparsi e funzionare che attraverso lo sviluppo delle forze produttive; lo sviluppo delle forze produttive crea però delle contraddizioni interne, e queste contraddizioni sono un fattore autodistruttivo della società. Questo è il processo obiettivo. Il processo soggettivo è quello che Marx chiama la ‘partecipazione cosciente’ delle masse a questi processi, secondo cui le masse intervengono per dare a questi processi contraddittori, autodistruttivi, l’indirizzo verso il socialismo. Né l’uno, né l’altro di questi corsi esigono necessariamente la violenza”.

Il processo obiettivo lo vediamo al lavoro, latita quello soggettivo. Sarà anche perché, come sempre Basso in altre occasioni rileva, “nonostante Marx avesse lanciato il famoso appello ‘proletari di tutti i paesi unitevi’ i proletari se ne sono dimenticati, e i capitalisti se ne sono ricordati…La democrazia appare sotto assedio. Un pugno di manager di immense multinazionali fanno e disfano quello che vogliono. Gli altri miliardi di uomini sono complici o schiavi. Se si rifiutano, nella migliore delle ipotesi, sono emarginati e non contano niente”.

Basso, per il quale socialismo è liberazione dei popoli e dei singoli, ci ha lasciato il Tribunale permanente dei popoli, strumento di denuncia delle violazioni e di difesa dei diritti. Pontara ne fa parte.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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