Sarà che il trekking ideato da Riccardo Raggi era sulle orme di San Francesco, ma a me ha fatto molto riflettere.
Parlando con una persona del mio gruppo, è del tutto evidente che tutto alla Verna e sul Monte Penna ci invita alla meditazione, al prenderci il tempo per noi stessi, a riprendere pieno possesso della nostra vita e delle cose che contano veramente.
Ma è altrettanto evidente che il Santuario della Verna, con i suoi sentieri ad anello, è meta di un numero spropositato di persone che fa pensare a un turismo fra la scampagnata della domenica e il turismo religioso di massa.
Malgrado i cartelli che invitano al rispetto del silenzio e del luogo sacro, mi è sembrato chiaro che lasciare il Santuario nelle mani delle orde di turisti senza una benché minima organizzazione nell’accoglienza, non vada nella direzione di un’educazione religiosa e/o culturale.
Forse sarò pretenzioso ed esageratamente visionario, ma io il turismo lo interpreto così e cioè un’educazione – da ambo le parti – al bello, alle relazioni con le persone, all’ambiente che ci circonda e che non smette mai di interpellarci.
Una domanda che mi pongo e a cui non so rispondere: è giusto che partecipino tutti all’escursione a piedi o all’arrivo in macchina al Santuario o ci dovrebbero essere dei limiti?
Propenderei per la prima, ma……..
Parlando con i partecipanti al trekking, in una sorta di autoeducazione reciproca, sono apparsi questi elementi interessanti:
- Il trekking organizzato è un modo per passare il tempo libero in maniera diversa dal solito, per un gruppo di persone affini che si iscrive insieme, come ad esempio, una famiglia allargata: si fa un giro stretto di telefonate, si parte e via!
- Ogni persona ha le sue motivazioni per partecipare a un trekking organizzato, che possono essere diverse le une dalle altre, anche all’interno dello stesso gruppo che si iscrive.
Non so voi, ma a me la Verna e il Monte Penna – in una giornata organizzata impeccabilmente da Romagnatrekking – hanno dato molto e ispirato profondamente!
Stay tuned!