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Impedire agli uomini di lasciare l’Ucraina è una violazione dei diritti umani e della gioventù

DiRedazione

Mar 15, 2022

Ho paura di impugnare una pistola. Non riesco a immaginarmi con in mano una pistola

Lo ha detto un ucraino di nome Tyhran fermato mentre cercava di oltrepassare il confine con la Polonia. Il fatto è stato riportato da un podcast del New York Times.
Per Tyhran e per tanti altri come lui ci sono poche speranze di rifiutare le armi, oggi, in Ucraina: come è noto, a tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni è impedito di lasciare il Paese. In questa guerra che assurdamente mescola logiche novecentesche e strumenti d’avanguardia, l’annuncio è stato postato su Telegram dal Ministero dell’Interno: “Oggi è il momento in cui ogni ucraino che può proteggere la propria casa deve imbracciare le armi. Non solo per aiutare i nostri soldati, ma per ripulire l’Ucraina dal nemico una volta per tutte.”
Eppure il Paese riconosce l’obiezione di coscienza, come del resto la Russia. Roman Pilipey, giornalista ucraino, fa chiarezza su ciò che accade nei propri confini in un articolo dell’8 marzo scorso.
“La dichiarazione della legge marziale in Ucraina conferisce al governo il potere di emanare il divieto di lasciare il Paese per garantire la difesa dell’Ucraina e l’organizzazione di una tempestiva mobilitazione, ma questo non è conforme ai diritti umani o alle norme umanitarie”.
L’invasione russa è illegale, e per questo – precisa Pilipey – l’Ucraina ha il diritto di difendersi con tutte le sue risorse militari, secondo la Carta delle Nazioni Unite. Può contare su un esercito di 200.000 membri attivi e 300.000 riservisti, oltre a forze paramilitari che ora vengono mobilitate. Sul fronte opposto, l’esercito russo conta circa 900.000 dipendenti attivi e circa due milioni di riservisti. Lo squilibrio è evidente. Ma è legale costringere a imbracciare le armi un uomo che non faccia parte dell’esercito, se ha buone ragioni per non farlo?
Da quando è iniziato l’attacco, tra gli ucraini c’è chi ha scelto di arruolarsi, o comunque di restare per potenzialmente combattere, e c’è chi ha deciso di andarsene, ma se è un uomo adulto non può farlo legalmente. Al New York Times Tyhran ha raccontato di essere stato umiliato al confine dalle guardie e da altri che cercavano di attraversare, ma non ha escluso di riprovarci. Gli ucraini LGBTQI+ hanno un motivo in più per fuggire, dato il realistico terrore di diventare oggetto delle pratiche discriminatorie esistenti in Russia contro gay e transgender.

Cosa dice il diritto internazionale
Scrive Roman Pilipey: “Il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici garantisce la libertà di pensiero, coscienza e religione o credo. Sebbene non garantisca specificamente un diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare, il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha confermato che anche tale diritto deriva dalla protezione prevista dalla Convenzione. Ciò significa che se la coscienza, la religione o le convinzioni di una persona sono in conflitto con l’obbligo di usare la forza letale contro altre persone, il suo diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare deve essere tutelato. Alcuni diritti umani possono essere sospesi o limitati durante un’emergenza pubblica. Ma il diritto alla libertà di coscienza è espressamente escluso da questa categoria”.

Cosa dovrebbe fare l’Ucraina?
Il divieto per gli uomini di lasciare il paese viola la libertà di coscienza di chiunque desideri obiettare, consegna a una possibile persecuzione le persone LGBTQI+ in particolare, e dovrebbe essere eliminato. “Una cosa è arruolare uomini nel servizio militare, fornendo addestramento e equipaggiamento adeguato (sebbene, anche in quel caso, debba essere rispettato il diritto all’obiezione di coscienza)”, prosegue Pilipey, “altra cosa è impedire ai civili di fuggire da una zona di guerra”.
Muoversi nella legalità sarebbe particolarmente importante per l’Ucraina in questa fase, dopo che ha richiamato l’intervento della Corte Penale Internazionale, che ha avviato un’indagine contro la Russia per presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Se davvero vuole usare la leva del diritto, riflette Pilipey, “l’Ucraina deve rimanere lucidamente consapevole del grado di legalità delle proprie azioni” e proteggere i civili, come richiesto dal diritto umanitario internazionale. “Il divieto per gli uomini di lasciare l’Ucraina dovrebbe essere revocato, perché è legalmente ed eticamente sbagliato costringere i civili a rimanere in pericolo quando hanno l’opportunità e il desiderio di scappare”.

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