Ringraziamo Elena Popova che con grande coraggio personale sta promuovendo l’obiezione di coscienza in Russia e non dimentica di darci notizie su quanto sta succedendo nel suo paese. L’audio che trascriviamo qui lo ha registrato sui mezzi pubblici, perché il rumore di fondo disturbi una probabile intercettazione d’ambiente e perché il suo telefono cellulare si agganci a celle diverse nel corso del messaggio, che ci ha chiesto di diffondere. Era abbastanza disturbato, ci auguriamo di non travisare le sue parole.
Alcune cose stanno cambiando tra i giovani, qui in Russia. Da quando si è capito che in guerra non ci vanno soltanto i militari professionisti, ma anche i coscritti, anche chi è fuori età ha paura di essere richiamato. Molte persone stanno chiedendo come possono evitare di essere mandate al fronte, ed è un’occasione per parlare di obiezione di coscienza.
Un sacco di gente ha paura anche di essere richiamata per un periodo di addestramento militare. Questi training di solito si svolgono una volta l’anno e non sono per i coscritti, per chi è già stato nell’esercito. Per questa via alcune truppe sono state portate in guerra, per questo molti uomini e donne sono preoccupati e chiedono di capire come funziona l’addestramento militare e cosa devono fare in caso di chiamata. La nostra risposta è: rifiutare.
Cerchiamo di spiegare che c’è una procedura e bisogna conoscere i vari passaggi: la visita medica e così via. Seguendo la procedura prevista per legge, ci si può rifiutare di andare in guerra dichiarandosi obiettori di coscienza, possono già ora scrivere al Ministero della Difesa dichiarando la propria obiezione e chiedendo di non essere chiamati a questi addestramenti militari. Non so se riusciamo a essere abbastanza chiari.
Credo che queste persone siano nel panico. Hanno paura, sentono parlare di questi argomenti su internet e ovunque, considerano la chiamata al fronte come la pioggia o la neve, una cosa che arriva e non si può fermare. Cerco di spiegare che non è così, non è un evento inevitabile, c’è una procedura in cui si può intervenire in modo consapevole. Diciamo: dovete preoccuparvi solo se siete coscritti, e potete fare questo e quello per proteggervi dall’essere chiamati nell’esercito opponendo ragioni di coscienza. Questo è quello che possiamo spiegare loro.
La gente si è messa in ginocchio, ha paura. Anche persone che non si erano mai interessate a questi argomenti ora ci pensano e si chiedono che cosa possono fare. Tanti uomini adulti ci interpellano su questo.
In realtà penso che in Russia ci sia una situazione molto migliore di quella che vedo in Ucraina dove, anche tra chi era contro l’esercito, tanti stanno decidendo di armarsi per proteggere il proprio paese. Altri che invece erano nell’esercito hanno cambiato idea e pensano di andare solo per capire che cosa sta succedendo. Alcuni si appellano a noi, ci scrivono e ci chiamano.
D’altra parte, da noi in Russia la condizione dei difensori dei diritti umani e di quelli, non dirò che si collocano all’opposizione, ma che sono contro la guerra, è piuttosto triste. Un sacco di giovani, ma non solo i giovani, cercano di lasciare il paese e vedo che, tra chi resta, tanti stanno incontrando parecchi problemi.
Diverse settimane fa c’è stata una storia molto strana. Qualcuno ha telefonato dicendo che c’era una bomba in una scuola e poi ovviamente la bomba non c’era. È stato un falso allarme e, per legge, questo è un reato.
All’inizio mi è sembrato tutto piuttosto strano, ma poi abbiamo saputo che diverse persone sono state cercate – professori universitari, attivisti – e sentite come testimoni nel corso dell’indagine per individuare chi aveva fatto la chiamata.
Queste persone non erano testimoni di niente, non c’entrano, ma capiamo che oggi vengono cercate per dare informazioni, domani potranno essere accusate di questo crimine. La paura si diffonde. È chiaro che la repressione continuerà.
Sento che la paura tra la gente è molto forte. Per esempio, sono stata dalla parrucchiera e le ho chiesto di disegnare un segno di pace sulla mia testa, lo vedete nella fotografia. La parrucchiera prima l’ha fatto, l’ha colorato, e poi mi ha chiesto: “Che cos’è?”. Le ho detto: “È il simbolo della pace, il segno che noi siamo per la pace e contro la guerra”. Ho visto la sua faccia impallidire quando ho detto “siamo contro la guerra”, ha mormorato: “No, è molto pericoloso”.
Tutto questo serve a Putin e ai suoi sostenitori per diffondere la paura e far sì che la gente rinunci a esprimere il proprio pensiero.
Elena Popova, San Pietroburgo, 12 marzo 2022
2020 o 2022 ?
Corretto, grazie