• 18 Dicembre 2024 17:49

“In Yemen noi ragazzi non possiamo andare a scuola né giocare da nessuna parte”

DiElena Buccoliero

Mag 11, 2022

Si stima che in questo momento nel mondo un bambino su cinque viva in luoghi di guerra. Alcuni di essi sono particolarmente trascurati dall’informazione. Tra questi, certamente lo Yemen, uno dei paesi più poveri del Medio Oriente, devastato da una guerra che prosegue da quasi 8 anni. 

In Yemen scuole e ospedali sono stati bombardati, le infrastrutture del paese sono distrutte. Le madri hanno venduto tutto quello che possedevano per sfamare i figli, i padri cercano qualsiasi tipo di lavoro, anche gli adolescenti tentano di darsi da fare per contribuire alla magra economia familiare e l’impiego di minorenni nella lotta armata è una realtà per migliaia di ragazzi e ragazze.

Da un recentissimo report dell’associazione Save the Children traduciamo la testimonianza di Isaac, un ragazzo yemenita di 14 anni colpito da un cecchino mentre raccoglieva il pallone che era uscito dal cortile della scuola. 

Stavamo giocando a pallone nel cortile della scuola, è il mio gioco preferito, non ho mai perso una possibilità di giocare a calcio con i miei amici a scuola. Qualcuno ha dato un calcio forte al pallone che è rotolato oltre il cortile. Quel lato è sotto il tiro di un cecchino e a noi gli adulti dicevano sempre di non andare. Non ci ho pensato, non volevo smettere di giocare e ho solo fatto una corsa per prendere la palla. Ero sicuro che il cecchino avrebbe visto quello che stavo facendo e mi avrebbe risparmiato. In genere non spara in quella direzione, è raro. Ho raccolto il pallone e sono tornato di corsa dai miei amici. 

Non ho sentito niente. Ricordo di aver guardato in basso e di avere visto che stavo sanguinando da una gamba. Ho capito che mi aveva sparato! Stavo perdendo sangue ed ero totalmente terrorizzato ma continuavo a correre per allontanarmi da lì, e appena sono stato al sicuro un uomo mi ha portato in ospedale. 

Ero ancora sotto shock. All’inizio non sentivo nemmeno il dolore. Poche ore dopo è diventato insopportabile, non avevo mai sentito così tanto male prima di allora, ho avuto bisogno di farmaci per riuscire a dormire. Non avevo nemmeno mai avuto tanta paura mentre ero a scuola, ma ora sono molto spaventato perché la scuola non è più sicura. Anche i miei amici non si sentono sicuri a scuola dopo quello che è successo. 

Vorrei tanto poter costruire dei muri molto alti intorno a tutte le scuole in modo che i bambini possano imparare e giocare in sicurezza. 

La scuola mi piace davvero tanto, e vorrei poterci andare ogni giorno, ma sono preoccupato per i miei amici e per me. Non si tratta solo dei cecchini ma anche degli attacchi aerei e dei bombardamenti. Gli insegnanti ci hanno fatti evacuare molte volte per questo, una volta i proiettili sono caduti sul cortile della scuola e siamo stati mandati a casa. Quattro giorni fa non siamo andati a scuola per via dei bombardamenti. 

Non possiamo giocare da nessuna parte, nemmeno intorno a casa. Una volta un cecchino ha colpito la cisterna dell’acqua vicino a dove stavamo giocando, ci siamo spaventati moltissimo e siamo corsi via. In casa non c’è l’elettricità e non possiamo guardare la TV. 

Ci sono zone della città dove gli attacchi e i bombardamenti sono talmente intensi che i bambini non possono andare a scuola. Sono molto dispiaciuto per loro e mi chiedo che razza di futuro li aspetta. I bambini hanno bisogno di vivere in un posto sicuro per andare a scuola e giocare sereni. È per l’amore della mia famiglia e dei miei amici che sono riuscito a riprendermi dopo quello che mi è successo e voglio dire a tutti i bambini che sono stati feriti o colpiti come me: non arrendete e continuate a studiare. Questa guerra un giorno finirà, e voi potrete recuperare. 

Isaac, 14 anni, della città di Taiz, Yemen 

Di Elena Buccoliero

Faccio parte del Movimento Nonviolento dalla fine degli anni Novanta e collaboro con la rivista Azione nonviolenta. La mia formazione sta tra la sociologia e la psicologia. Mi occupo da molti anni di bullismo scolastico, di violenza intrafamiliare e più in generale di diritti e tutela dei minori. Su questi temi svolgo attività di formazione, ricerca, divulgazione. Passione e professione sono strettamente intrecciate nell'ascoltare e raccontare storie. Sui temi che frequento maggiormente preparo racconti, fumetti o video didattici per i ragazzi, laboratori narrativi e letture teatrali per gli adulti. Ho prestato servizio come giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008 al 2019 e come direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati dal 2014 al 2021. Svolgo una borsa di ricerca presso l’Università di Ferrara sulla storia del Movimento Nonviolento e collaboro come docente a contratto con l’Università di Parma, sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti.

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