Diffondo molto volentieri il testo scritto per quell’occasione dall’amico Daniele Lugli (Difensore Civico della nostra regione, già presidente del Movimento Nonviolento) in rappresentanza del Forum del Terzo Settore. Oltre ad essere un testo che condivido, fa esplicito riferimento alla Legge di Iniziativa Popolare per una Buona Scuola per la Repubblica, quindi un GRAZIE di cuore a Daniele per il suo importante contributo.
Comunque invititate a conoscere la Buona Scuola per la Repubblica, buona lettura.
Nel Rapporto “la buona Scuola” a pagina 78, sono annunciate più risorse e maggiore attenzione alle politiche di sostegno a chi presenta handicap e disabilità.
E’ un’ottima cosa. In passato come burocrate, amministratore locale, sindacalista, insegnante, difensore civico, attivo nel Terzo Settore mi sono impegnato come ho potuto in questa direzione.
C’è voluta una pronuncia della Corte costituzionale per ricordare, quattro anni fa, che quello all’istruzione è un diritto fondamentale per tutti.
Sarà bene non scordarsene in futuro.
La pagina è intitolata “Una scuola che include chi ha più bisogno”.
Una scuola che include è una scuola che non esclude nessuno, che non perde per strada ragazze e ragazzi. E allora mi pare necessario che, oltre al disagio certificato dalla commissione medica (di cui ci si occupa correttamente nella pagina citata) si consideri ogni altra condizione che porta all’elusione del diritto/obbligo scolastico.
Mi sono occupato, per restare alle mie ultime esperienze, di ragazze e ragazzi della nostra regione, nostri concittadini, detti nomadi, mentre vivono ghettizzati nei campi e si muovono meno di tutti gli altri.
Volevo favorirne la prosecuzione negli studi.
So dunque quanto sia difficile, spesso frustrante, affrontare questo genere di problemi.
In un paragrafo che si apre con ”Una scuola aperta è una scuola inclusiva anzitutto con coloro che hanno più difficoltà” il tema non può essere evitato.
Dispersione scolastica drammatica e crescente presenza di immigrati a ogni livello degli studi sono terreni cruciali d’impegno.
Sono temi che richiedono una forte collaborazione della scuola, con i servizi sociali presenti sul territorio e anche con il cosiddetto Terzo Settore nelle sue articolazioni (associazioni, cooperative sociali, volontariato).
Questo è vero anche per il sostegno a chi presenta handicap, disabilità.
La scuola deve attrezzarsi maggiormente in questi campi altrimenti la lotta alla dispersione resta solo proclamata.
E l’integrazione, la valorizzazione delle differenze, dei giovani migranti è faticosissima e spesso fallisce.
La presenza di mediatori linguistici, culturali, appare sempre più necessaria.
Una scuola meglio attrezzata e chiaramente impegnata attrae e utilizza apporti e competenze che vengono dall’esterno.
Un’attenta ricognizione delle buone pratiche in corso può fornire utili suggerimenti: non mancano nella nostra realtà e ci sono persone in grado di darne il dettaglio.
Positivo sarebbe, non solo per quest’aspetto, anche il confronto con un disegno di legge, che ha un titolo consonante con il Rapporto: Per una buona scuola per la Repubblica.
Si occupa in modo sintetico, ma mi pare preciso, del disagio nelle sue varie forme.
È presentato sia alla Camera sia al Senato e deriva da una legge d’iniziativa popolare.
È dunque espressione d’impegno della società che, talvolta, merita l’aggettivo civile.
Questo ci porta, last but non least, all’ultimo e conclusivo dei dodici punti in cui si riassume il Rapporto: LA SCUOLA PER TUTTI, TUTTI PER LA SCUOLA.
Ce lo ricorda anche la ragazzina pakistana premio Nobel.
Daniele Lugli, in rappresentanza del Forum del Terzo Settore