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La lettera da un padre dell’Ayrshire che rifiutò di combattere

DiMartina Lucia Lanza

Nov 2, 2018
Robert Climie obiettore 1gm

Fonte: Da un articolo di Sally McNair apparso il 18 ottobre 2018 su www.bbc.com

Traduzione italiana di Selene Greco

DURE CONDIZIONI

Robert Climie scrisse alla sua giovane figlia Cathy nel Novembre 1917. Quella che fu poi chiamata la Grande Guerra sarebbe terminata nel giro di un anno, sebbene nessuno in quel momento poteva in alcun modo prevederlo.

Il conflitto che ha costretto milioni di uomini a spostarsi dalle proprie case al campo di battaglia, portò l’idealista Robert Climie alla prigione di Wormwood Scrubs e poi a quella di Wakefield, prima di andare a patire le dure condizioni del campo di lavoro nella foresta di Argyll.

Il messaggio personale di Robert, un postino proveniente da Kilmarnock, riesce a rivelare anche la storia del movimento pacifista di Scozia e quel che hanno patito i circa 1400 obiettori di coscienza stimati.

Figlio di un riconosciuto leader dell’Unione Commerciale e pioniere nel Partito Indipendente dei Lavoratori, si oppose con forza alla Grande Guerra.

L’ARRESTO E LA CORTE MARZIALE

Gli fu ordinato di presentarsi di fronte a un tribunale militare, convincendolo che gli sarebbe stata concessa l’esenzione dal servizio militare e che avrebbe potuto continuare il suo lavoro all’ufficio postale. Ma uno dei membri del tribunale, un ufficiale dell’esercito in pensione, compì strenui sforzi allo scopo di negargli l’esenzione. E ci riuscì.

Nel gennaio 1917, Robert fu arrestato, sottoposto alla corte marziale e trasferito a Londra nella prigione di Wormwood Scrubs. Successivamente venne spostato alla prigione di Wakefield. In primavera fu mandato al campo di lavoro di Argyll. Fu uno dei circa dodici obiettori di coscienza spediti nella proprietà di Cruachan intorno a Loch Awe.

Le condizioni erano dure. Vi restò per almeno 1 anno. Fu qui che scrisse la lettera alla bambina che aveva potuto conoscere solo durante nei primi mesi di vita, avuta dal suo amore d’infanzia Kate, sposata un anno primo dell’inizio della guerra. Voleva in qualche modo riuscire, anche in quelle condizioni, a “segnare” il primo compleanno di Cathy. E voleva che lei, una volta cresciuta, potesse comprendere la sua decisione. Anche Kate era attiva nel Movimento dei Laburisti e aiutava all’organizzazione delle domeniche socialiste per i bambini nelle scuole.

Robert Ducan, un autore e storico della Glasgow Caledonian University, dichiara che coloro che rifiutarono la chiamata alle armi, vennero sottoposti alle corti militari, e generalmente condannati alla detenzione o ai lavori forzati per aver preso posizione contro la guerra:

C’era un’idea sbagliata degli obiettori di coscienza molto comune. L’idea prevalente era che fossero degli scansafatiche, dei codardi, deboli, e che erano in questo senso, da disprezzare. Ma l’evidenza è del tutto contraria. Erano uomini di principio, coscienti di quello che stavano facendo e che soffrirono le conseguenze della posizione che avevano intrapreso.

La lettera straziante di un padre a sua figlia – separati da appena cento miglia ma in mondi distinti – venne donata all’Università dalla famiglia di Robert ed è in mostra a dimostrazione della gravità delle condizioni subite dagli obiettori di coscienza nella Grande Guerra.

L’attivista Carol McCallum la sente come un importante documento storico riguardante un’altro aspetto della guerra, e la parte che essa giocò nella vita di molte famiglie:

Penso di aver pianto ogni volta che ho letto la lettera. Molte delle storie negli archivi andrebbero raccontate. Gli archivi sono proprio la storia delle persone.Tutto a un tratto, questa persona è spiccata fuori e ho deciso che era nostro dovere raccontare la storia degli obiettori di coscienza in un modo differente, cosè che forse avrebbero toccato i cuori e le menti delle persone sedute nelle proprie case a prendere il the. Le persone potrebbero dirsi: “Dio, non avevo mai pensato a questo. Davvero non ho mai pensato ad una madre, privata di ogni sicurezza sociale e di qualsiasi aiuto per nutrire i suoi figli, mentre i figli che cresceva dovevano essere privati anche di un padre a causa di quello in cui egli credeva”.

Le parole scritte da Robert Climie alla sua amata figlia sono un commovente e profondo promemoria del fatto che non tutti gli eroi andarono al campo di battaglia. Nelle parole conclusive della sua lettera, egli dice che sa che la bambina sarà di conforto alla madre in sua assenza.

Egli spera di essere di ritorno molto presto, “di nuovo accanto alla sua minuscola bambina e alla sua dolce madre”. Accanto alla lettera, la famiglia di Robert ha donato alla Glasgow Caledonian University memorie e fotografie del movimento pacifista.

Nel campo di laavoro di Argyll, Robert Climie strinse amicizia con un altro pacifista di nome Alex Stewart con il quale restò in contatto dopo la guerra. Cathy infine sposò il figlio di Alex, supportandolo quando divenne obiettore di coscienza durante la seconda guerra mondiale. È il loro figlio ora a desiderare che la storia di suo nonno Robert venga ricordata.

Di Martina Lucia Lanza

Esperta in diritto internazionale dei diritti umani. Rappresentante del Movimento nonviolento presso l’European Bureau for Conscientious Objection (Ebco) e board member di quest'ultimo.

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