È passato un mese dalla notte fra il 16 e il 17 maggio quando si è verificata l’alluvione che ha investito quasi tutta la Romagna con smottamenti franosi nelle colline e negli Appennini.Ne è nato un diario estemporaneo sulla mia Faenza provocato dalle mie emozioni scritte per una chat su Telegram fra formatori.
19 maggio
Mattinata di ieri in giro per una Faenza irriconoscibile e disastrata dopo l’alluvione che ha colpito gran parte della città, me compreso. Come per incanto la potevi attraversare solo a piedi! Ponti chiusi alle auto… E siamo ancora in piena emergenza….
20 maggio
Ieri ho fatto dei passi in zona Borgo, nella parte più bassa e vicina al fiume, mezzi di soccorso dappertutto, cataste di roba da buttare, auto catapultate in posizioni improbabili, passo davanti ad una lavanderia dove avrei voluto lavare i miei indumenti: devastato…fango dappertutto…
Una gelateria è diventata un punto di soccorso e in un furgoncino si distribuisce un pasto caldo per i volontari del fango…
Insomma a pochi metri da me sembra che sia scoppiata una guerra…mentre da noi ci abbiamo rimesso solo le cantine e i garage…
Ma la gente, nel secondo giorno, inizia a dare in escandescenze e non si accorge che è solo una privilegiata perché in molte altre parti della città l’acqua ha invaso gli appartamenti ed è andata molto molto peggio che a noi.
In fin dei conti noi abbiamo solo buttato via roba vecchia mentre altri hanno perso tutto.
Per me è una grande opportunità per ripartire da zero con altri presupposti…
Cercavo solo di procrastinare quello che avrei dovuto fare da tempo: ci ha pensato la natura!
La natura va ascoltata sempre!
Ma noi ce ne siamo dimenticati perché ci consideriamo superiori con la nostra tecnologia, il nostro egoismo e pensare solo al nostro ombelico ha preso il sopravvento…
22 maggio
Ho sistemato le ultime faccende con il mio condominio stamattina, pensando di avere messo tutte le cose a posto, invece mentre mi distraggo un attimo mi accorgo incredibilmente e improvvisamente che si ritorna ad ognuno fa per sé.
Viene il fabbro per la sistemazione dei portoni del garage (lo stesso si riufiuterà poi di fare i portoni per lo sdegno che prova di fronte ai prezzi tripplicati per le materie prime, n.d.r.) e i miei condomini lo stanno per congedare quando intervengo per dire che ci sono anche quelli degli altri…
Vado verso il centro e non riconosco più la mia città, mi viene da piangere, ma mi trattengo, poi invece il passo si fa più deciso e risoluto…
La mia meta è un amico che mi ha chiesto aiuto: c’è bisogno di persone…
La strada non esiste più, solo cumuli di roba buttata, per cui bisogna fare lo slalom per accedere al numero civico 20 di via Orzolari.
Durante il percorso vado a trovare un amico che dice:
“La pasticceria che sta di fronte ha avuto un milione di danni.”
Aggiungendo:
“Abbiamo sfidato la natura e la natura si è ribellata.”
Coincidenze:
Pochi istanti prima avevo pensieri del tutto simili…
23 maggio
Un mio amico che aiuta in una casa che se la passa molto peggio della mia e che vado aiutare da ieri sera, ha detto che non si può immaginare cosa vuol dire una casa invasa dall’acqua e dal fango se non lo vivi. È l’inimmaginabile! I giornali e i TG riportano solo in parte…
24 maggio
Stasera di ritorno dall’aiutare un amico mi ha fatto un certo effetto vedere un uomo che curava il giardino condominiale tagliando l’erba… Mentre a pochi metri i giardini non esistono più come pure i campi che sono devastati dall’alluvione…
Due assessori del comune girano in incognito, una parla con un gruppo di ragazzi, l’altro è con una persona al seguito, fra i cumuli di rifiuti in via Orzolari…
Saluto lui, ma ha da fare e non si ferma…
Esco dalla casa dove lavoro e incontro un signore che quando arrivai sembrava che ce l’avesse con me perché ero entrato nella via che secondo lui era inaccessibile.
Poi mi hanno spiegato che in realtà a secondo dei casi i militari fanno entrare chiunque…
Mi fermo a parlare con lui a lungo, sembra che sia la memoria storica della via.
Conosce tutte le case: quando sono state fatte e come sono state fatte.
Dopo una lunga chiacchierata mi congedo da lui che appare molto contento di avermi conosciuto.
Sto uscendo dalla via e vedo un gruppo di persone attorno a un “ragno” che prende su i materiali, perché se non ci pensano loro, i militari (dall’altro lato della strada e dirimpetto all’argine rotto, n.d.r.) fanno poco, eppure hanno grandi mezzi….Così loro dicono….
4 giugno
Un temporale improvviso. Di nuovo si crea una situazione paradossale: mentre si pensa di avere sotto controllo tutto, il quadro elettrico delle pompe del cortile non risponde più e noi ci riallaghiamo parzialmente.
Poi per fortuna il temporale finisce anche se stiamo in uno stato di agitazione comunque.
L’unica consolazione è una lumachina che riappare dopo tanta acqua…
Questo mi rincuora e mi fa pensare che la natura fa il suo corso, non preoccupandosi delle nostre agitazioni.
Noi stiamo facendo tutto il possibile per salvaguardare noi stessi nel rispetto della natura?