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La televisiun la g’ha ‘na forsa da leun

DiElena Buccoliero

Feb 2, 2015

Ci sono #5 buone ragioni per accogliere bambini e ragazzi che vanno protetti. Lo dice il manifesto omonimo, promosso congiuntamente da diverse associazioni nazionali (Cismai, CNCA, CNCM, SOS Villaggi dei Bambini, Agevolando, Progetto Famiglia) e che può essere firmato qui. È stato presentato una prima volta alla stampa e all’opinione pubblica nel luglio scorso a Roma, in novembre a Trento e di nuovo, il 29 gennaio scorso, in contemporanea nelle città di Milano, Torino, Bologna, Bari e Palermo.
Quest’ultimo appuntamento, programmato da tempo, per ironia della sorte è venuto proprio all’indomani di due ulteriori e duri attacchi mediatici al sistema della tutela: la puntata di “Presa diretta” del 25 gennaio e quella di “Chi l’ha visto?” del 28 gennaio.
E così, mentre associazioni e magistrati, genitori e ragazzi in diverse parti d’Italia diffondono dati ufficiali sugli allontanamenti dei minori dalla famiglia e sulle loro ragioni, presentano storie di nuclei aiutati dai servizi o dalle comunità, spiegano in parole semplici come vengono prese le decisioni…
…mentre questo avviene, ci pensano i giornalisti, a colpi di milioni di telespettatori ogni volta, a screditare tutto e tutti seminando panico, sfiducia, condanna. Rafforzando il genitore seguito dai servizi sociali o dal tribunale per i minorenni a mettersi di traverso senza neppure domandarsi se non sarebbe, forse, il caso di mettersi in discussione.
Già, perché mentre i megafoni insistono a dire che si allontanano i figli dei poveri per arricchire operatori e giudici (e mai che si producano prove, però), chi in queste cose ci vive sa che prima di allontanare un bambino ci si pensa mille volte e che quando lo si fa è quasi sempre un intervento temporaneo e comunque dettato da guai molto seri: tossicodipendenza o alcolismo di uno o entrambi i genitori, maltrattamento sui bambini, abuso, incuria, violenza assistita, malattia fisica o psichiatrica, grave trascuratezza e incapacità genitoriale…
Tutte queste cose ci sono, in quella meravigliosa cosa che si chiama famiglia. Ci sono, anche se al pubblico della prima serata può sembrare incredibile. Ci sono, i bambini le subiscono, e occorre che qualcuno li aiuti: proteggendo loro, e chiedendo agli adulti di cambiare.
Ecco perché non va giù, a chi sa di che cosa si parla, che si insista con suggestioni e luoghi comuni basati…su che cosa, poi? Statistiche dalle fonti ignote, storie strappalacrime raccontate chissà quanto obiettivamente, posizioni di parte. Con l’effetto di destituire giudici e operatori, educatori e genitori affidatari, cioè tutto quell’insieme di soggetti, regole, relazioni e interventi che agiscono mossi dall’obbligo normativo – e dal desiderio, e dalla necessità – di proteggere bambini e ragazzi in una logica che se dio vuole li considera soggetti, non proprietà dei genitori come forse si ritiene – contro le convenzioni internazionali, contro una cultura maturata giuridicamente sui diritti dei minori e mai sufficientemente trasfusa nell’opinione pubblica, a favore di un mammismo, un piacere delle lacrime in diretta e un astio verso le istituzioni tutti molto, molto italiani.
I dati ufficiali, a volerli cercare, esistono. Dicono, tra l’altro, che in Italia si allontanano meno minori che nei paesi europei più simili al nostro. I dati ci sono, i giornalisti li possono avere e qualche volta siamo sicuri che li hanno avuti, però poi hanno scelto di non mostrarli in tv: chissà perché?
Anche gli interlocutori esistono: ci sono ordini professionali, associazioni, coordinamenti come quelli che promuovono le #5 buone ragioni, e magistrati minorili, che da decenni lavorano seriamente per i diritti dell’infanzia. I giornalisti possono parlare con loro, possono farli parlare nella loro trasmissione. Qualche volta siamo sicuri che ci hanno parlato registrando interviste che poi hanno scelto di non mostrare: chissà perché?
Si capisce, no?, che non va giù. Viene spontaneo chiedersi quale ricerca di spettacolarizzazione o volontà politica muova tutto questo, proprio mentre a Roma matura una riforma della giustizia verso minori e famiglie ancora molto incerta nei suoi contorni.
E siccome non va giù, si prendono posizioni. Dopo le due ultime sortite dei “giornalisti”, numerose le reazioni da parte di chi ha le mani in pasta. Per saperne di più rimandiamo ai comunicati dell’Aimmf (Associazione Italiana Magistrati per i Minorenni e la Famiglia), del CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza) e di Agevolando (associazione, unica in Italia, costituita da ragazzi e ragazze che hanno vissuto una parte della loro infanzia o adolescenza lontani dai genitori, cioè in comunità educativa o in famiglia affidataria)
Ma i ragazzi di Agevolando avevano fatto di più: inviato una bella lettera alla redazione di “Presa diretta”, dopo il promo della puntata ma prima della sua messa in onda, chiedendo di essere rispettati e ascoltati. Questi ragazzi, che sanno bene perché sono stati allontanati e che cosa questo ha comportato nella loro vita in termini di fatica e di opportunità, scrivono così:

Gentile redazione di Presa Diretta,
ci prendiamo l’onere e l’onore di scrivere a nome di molti ragazzi che vivono “fuori famiglia” e che conosciamo personalmente.
Abbiamo davanti agli occhi i loro volti e le loro storie, i nostri volti e le nostre storie (poiché anche noi abbiamo vissuto la stessa esperienza).
La nostra associazione è composta da molte persone che hanno vissuto per brevi o lunghi periodi in percorsi residenziali “fuori famiglia” durante la minore età e che hanno quindi sperimentato sulla propria pelle le difficoltà legate al non poter rimanere nel proprio contesto familiare di origine e a tutto quello che ciò comporta. Adulti e ragazzi che quotidianamente si confrontano con fragilità, ma anche con risorse, consapevoli di avere, nell’aiuto di altri, l’opportunità di valorizzare le proprie risorse e di diventare grandi con la maggior serenità possibile.
Ragazzi e ragazze che vorrebbero l’attenzione fosse centrata su di loro e sulle loro esigenze, su quelle della propria famiglia dove possibile, senza sentirsi additati come “rubati” o “ingiustamente allontanati”, non essere considerati oggetti, ma soggetti delle loro vicissitudini.
Per questo e per molti altri aspetti – che saremo ben lieti di raccontarvi se ce ne darete l’opportunità – ci auguriamo che la vostra trasmissione di domenica tratti l’argomento delle nostre famiglie e delle nostre vite con accuratezza e delicatezza.
Noi siamo soggetti della nostra vita e non oggetti, siamo i protagonisti, alla pari con i nostri genitori, delle comuni difficoltà e non mezzi di rivalsa. Non abbiamo desiderio di sentirci additati come “fuori casa” perché “poveri”. La povertà poi è un tema complicato e quella di cui, in vari modi, siamo stati vittime, spesso è più una povertà relazionale, di cura, affettiva, che meramente pecuniaria!
Ci piacerebbe chiedervi di stare attenti e vedere le cose sotto molti punti di vista
– attenti a riconoscere la dignità e l’importanza di chiedere aiuto;
– attenti a ragionare sulla questione dei diritti con la dovuta complessità;
– attenti a sentire le voci dei vari protagonisti, noi compresi, perché è giusto svelare e condannare le cose che vanno male ma altrettanto giusto valorizzare e fare conoscere quelle che vanno bene e che, vi assicuriamo, sono davvero moltissime;
– e infine attenti a lasciarvi incuriosire da noi… e da tutto il movimento che le realtà di accoglienza, i garanti per l’infanzia, noi ragazzi di Agevolando stiamo portando avanti: il Manifesto delle “#5buoneragioni per accogliere i bambini che vanno protetti” (al riguardo l’evento del prossimo 29/1), il lavoro di sensibilizzazione su questi temi e le nostre voci. C’è tutto un fermento nel nostro paese che finalmente mira a portare alla luce dati, conti, buone prassi.
Potreste rischiare di rimanere stupiti da quanto di buono abbiamo incontrato.
Sicuri della vostra professionalità, aspettiamo di vedere la vostra puntata e rimaniamo in attesa di conoscervi. Sarebbe davvero interessante, per voi, per noi, per tutti.

I ragazzi e le ragazze di Agevolando

Di Elena Buccoliero

Faccio parte del Movimento Nonviolento dalla fine degli anni Novanta e collaboro con la rivista Azione nonviolenta. La mia formazione sta tra la sociologia e la psicologia. Mi occupo da molti anni di bullismo scolastico, di violenza intrafamiliare e più in generale di diritti e tutela dei minori. Su questi temi svolgo attività di formazione, ricerca, divulgazione. Passione e professione sono strettamente intrecciate nell'ascoltare e raccontare storie. Sui temi che frequento maggiormente preparo racconti, fumetti o video didattici per i ragazzi, laboratori narrativi e letture teatrali per gli adulti. Ho prestato servizio come giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008 al 2019 e come direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati dal 2014 al 2021. Svolgo una borsa di ricerca presso l’Università di Ferrara sulla storia del Movimento Nonviolento e collaboro come docente a contratto con l’Università di Parma, sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti.

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