Potrà apparire insolita una rubrica dedicata alla violenza verso le donne e i bambini e non a temi tradizionalmente più vicini alla storia del Movimento Nonviolento quali la guerra, l’antimilitarismo, l’obiezione di coscienza, i conflitti internazionali. Eppure, fin dalla sua carta costitutiva – è il punto 2, subito successivo all’opposizione alla guerra – il Movimento Nonviolento lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l’oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione. Ha ben chiaro, cioè, l’impegno a diminuire e contrastare ogni violenza, nei rapporti interpersonali e sociali non meno che a livello globale.
Era il febbraio 1945 quando Aldo Capitini, in un suo intervento all’Unione Donne Italiane, chiariva la propria posizione su “La donna nel suo posto sociale” con accenti di grande delicatezza e assoluta attualità. Chi desidera conoscere il suo pensiero può sfogliare il numero di Azione Nonviolenta dedicato alla violenza di genere, o può acquistarlo attraverso il sito www.nonviolenti.org
Il ragionamento capitiniano sulla parità tra i sessi non ha nulla di teorico, parla del ruolo politico della donna e auspica che essa non confonda come emancipazione l’acquisire i peggiori atteggiamenti maschili ma accada, quasi, un contagio a rovescio: l’essere “uno madre all’altro” come qualcosa di più e di preferibile alla fratellanza, una espressione certamente sorprendente per i suoi anni – e forse ambigua nei nostri – ma efficace per denunciare l’errore di esaltare la violenza e poi scambiarla per virilità e forza.
In questa rubrica si parlerà anche di violenza all’infanzia. È vero che in tante famiglie la donna maltrattata è anche madre, e i bambini sono nel conto delle vittime quantomeno di violenza assistita. Tuttavia i soprusi verso i bambini sono anche altro. I maltrattamenti, le costrizioni, lo sfruttamento, la pedopornografia, l’abuso sessuale o la prostituzione forzata di bambini e adolescenti non sono sempre legati ad una violenza sulla donna, anche se nella maggior parte dei casi (…non in tutti!) l’abusante è un uomo. Mantenere uno sguardo attento ad entrambe le dimensioni, delle donne e dei bambini, è un po’ il nostro proposito, forse per l’identico desiderio di contrastare allo stesso modo il silenzio e il chiasso, l’invisibilità e la stereotipia della violenza per come viene frequentemente rappresentata e vissuta.
Con questa prima uscita ci presentiamo anche noi curatori. Siamo un gruppo: Monica è psicoterapeuta e lavora al Centro Donna Giustizia (il centro antiviolenza di Ferrara) dove coordina il progetto “Uscire dalla violenza”; Michele è counsellor e coordina il Centro di ascolto per uomini maltrattanti della nostra città, realtà ancora purtroppo rara in Italia che lui sta cercando di diffondere aggiungendo una infaticabile attività di formatore in tutta Italia; Caterina è formatrice e progettista su moltissimi temi legati ai diritti ed è ormai una colonna fondamentale del Movimento Nonviolento a livello nazionale e locale; del Movimento Nonviolento fa parte da molti anni anche Elena, che di mestiere si occupa di minori, di famiglie, di vittime di reato in diverse istituzioni (Comune di Ferrara, Tribunale per i Minorenni di Bologna, Fondazione per le vittime dei reati).
Lavoriamo insieme da diversi anni, a Ferrara, insieme all’amministrazione comunale e ad altri soggetti con cui intrecciamo collaborazioni su specifiche iniziative. Insieme promuoviamo azioni di sensibilizzazione e di formazione sulla violenza e ci scambiamo ciò che osserviamo nelle esperienze dirette di ciascuno, nel lavoro a diretto contatto con uomini, donne, bambini. Anche di questo muoverci a più livelli, fortemente connessi tra loro, la rubrica potrà risentire.
Vi sarà poi l’attenzione a quanto la violenza contro donne e minori continui ad essere praticata come arma di guerra, come dominio negli eserciti, come pratica di sottomissione di massa verso il genere femminile quando le bambine non possono andare a scuola, o vengono costrette a diventare madri troppo presto… Non siamo analisti o studiosi per professione ma l’attenzione alla dimensione globale della violenza ci pare importante, ci rammenta che la violenza sui soggetti deboli non è questione privata, è un fatto politico, educativo, di rilevanza sociale quotidiana.
Così, tra esperienze personali e riflessioni comuni, tra incontri vicinissimi e sguardi alla realtà lontana, ci proponiamo di mantenere desta l’attenzione nostra e dei lettori per ricordarci che la violenza è qualcosa che tutti conosciamo, è parte di noi, si insinua nelle relazioni.
E dunque, buon viaggio.
Caterina, Elena, Michele, Monica
La violenza ogni giorno ci interpella soprattutto quando nasce sulla criticità delle relazioni affettive-parentali che spesso sfociano in incubi familiari che vogliamo allontanare, esorcizzare. In questo mare di sangue innocente di madri e di figli che arrossa le nostre case ordinate, in quiete apparente, dove siamo “noi” con: i nostri pensieri, le nostre inquietudini, le nostre paure e le solitudini mascherate? Le donne, ogni giorno, sono le vittime di una violenza domestica a volte silenziosa e nascosta, altre drammatica dove il sangue satura i notiziari. E’ sempre la mano degli uomini che agisce: mariti, compagni, fidanzati. Uomini che hanno un concetto distorto dell’amore che scambiano per possesso. Sono vittime anche loro dello stesso carnefice che li possiede. Quando leggiamo del “mostro” che si nutre di idee onnipotenti e distruttive che talvolta si materializza ed agisce con una efferatezza che ci annienta, come ci consideriamo, come ci vediamo, quanto veramente ci conosciamo? Sono domande necessarie che ci aiutano a comprendere, davanti alle ricorrenti tragedie, che il male oscuro spesso presenta sintomi lievi a cui non diamo peso. Tutti abbiamo bisogno di aiuto e di uno sguardo amorevole che ci accompagni in questo cammino umano arduo e contradditorio il cui fine si può confondere, se non perdere, quando ci troviamo da soli sulla strada. Voglio infine rivolgere un pensiero benevolo a tutte le donne umiliate, ferite, violentate, assassinate che non hanno trovato ascolto, sostegno e protezione. Guglielmo Loffredi
COME UNA FARFALLA
Vorrei incontrarti come la farfalla incontra il fiore
con un gesto delicato, un lieve inchino,
senza consumare però il tuo nettare vitale.
Vorrei regalarti qualcosa senza legarti,
parlarti senza limitare il tuo orizzonte,
apprezzarti senza condividere il tuo pensiero.
Vorrei rispondere ai tuoi bisogni senza farmene carico,
comunicarti le mie paure senza renderti responsabile.
© 2014 Guglielmo Loffredi