• 22 Luglio 2024 10:07

L’assurda scelta obbligata tra insegnare e occuparsi della figlia disabile

DiElena Buccoliero

Set 16, 2023

Prima le donne e i bambini, si tende a dire. E tra le donne, le madri. E tra i bambini, quelli che più degli altri hanno bisogno di aiuto.

In queste pagine abbiamo già parlato di Anna Baldoni e della figlia Agata. La loro famiglia, con altri amici e amiche, ha fondato a Ferrara “Le passeggiate di Agata”, un’associazione impegnata contro le barriere architettoniche e mentali che rendono più difficile la vita delle persone disabili.

Un bell’esempio di barriera mentale eccolo qui. Anna è una pedagogista con tanta esperienza, competenza, formazione. Così brava che supera un concorso regionale per fare l’insegnante a tempo indeterminato. Peccato che le venga assegnata una cattedra a duecento chilometri di distanza da casa, nonostante abbia una figlia di 11 anni con una grave disabilità fisica. Misteriosamente, pare proprio che nelle assegnazioni non sia possibile tenerne conto.

Anna Baldoni ha scritto al Ministro dell’Istruzione e del Merito. La sua lettera, pubblicata anche dalla testata online Estense.com, dice tanto di come funziona la scuola. Anna la descrive in quanto madre che si rapporta con insegnanti di sostegno e non solo, e in quanto pedagogista e docente. Il suo caso non è isolato, ma non è vero che mal comune produca mezzo gaudio.

Egregio Ministro,

a pochi giorni dall’avvio delle lezioni, le scrivo per condividere con lei gli avvenimenti delle mie ultime settimane e sottoporle alcune domande – che non sono retoriche – pur sapendo che lei non è la  causa originaria delle falle del ‘sistema scuola’ per come l’ho conosciuto io negli ultimi 5 anni, in cui sono stata aspirante insegnante, insegnante precaria, ricercatrice e contemporaneamente madre di Agata, una bambina con disabilità che ha frequentato la Scuola primaria e si appresta ad accedere alla Secondaria di primo grado.

Le chiedo come possa succedere di ritrovarsi – attraverso comunicazioni via mail alle quali non si può rispondere se non prendendone atto – alla fine di luglio con un incarico a tempo indeterminato a Piacenza. Io abito a Ferrara, 200 km, 2h e 24 minuti per arrivare all’uscita dell’autostrada in auto, oltre tre ore in treno per raggiungere la stazione di Piacenza.

Le espongo i fatti, dopo aver sentito i sindacati, gli avvocati, e gli Uffici scolastici provinciali e regionale che non hanno mai risposto alle mie PEC e telefonate ed aver scoperto che non c’era alcuna possibilità, dal 24 luglio al 1° settembre, di essere spostata più vicina a casa per me che due anni fa ho superato una prova scritta ed una orale e sono stata immessa in una graduatoria di persone idonee al lavoro di insegnante di scuola primaria.

Ho 48 anni, due diplomi, una laurea, un master, un dottorato in materie pedagogiche, esperienza pregressa di lavoro come insegnante, come educatrice e come pedagogista e potrei insegnare con competenza, con entusiasmo persino, facendo un buon lavoro, essendo specializzata per farlo e avendo vinto un concorso pubblico. Ho scelto la scuola dopo tanti anni di lavoro nel privato con funzioni dirigenziali perché è anche uno dei pochi mestieri che mi permette di prendermi cura di mia figlia, di fare la caregiver non retribuita e non per scelta, ma perché i caregiver italiani sono abbandonati e bistrattati e lavorano gratis, ogni giorno dell’anno. Ogni mattina e ogni sera mia figlia necessita di fare allungamento, di essere vestita e svestita, spostata nella seduta del bagno e poi sulla carrozzina e poi via via così, durante il giorno accompagnata, con la nostra unica auto attrezzata per far salire la sua carrozzina elettrica, a terapie, attività sportive, con l’aggiunta che ora che ha 11 anni e mezzo è alta e sta crescendo e spesso queste attività dobbiamo farle in due, io e mio marito.

L’Estate appena terminata è il periodo peggiore: 13 settimane, oltre tre mesi senza scuola sono un’ingiustizia bella e buona per tutti. Quindi le chiedo, perché organizzare concorsi regionali non valutando, in caso di esito positivo, che la priorità assoluta, sia di collocare le persone che sono idonee all’insegnamento, il più possibile vicino a casa? Lo chiedo perché in generale è la scelta più sensata e in particolare per me e per tutti i genitori, figli o caregiver di familiari conviventi con disabilità grave… ma lo chiedo prima di tutto per gli alunni e i genitori che hanno diritto ad avere insegnanti che stanno bene e che possano garantire la continuità di insegnamento.

E così, mentre ogni datore di lavoro d’Italia, grazie allo sforzo e alla lotta di molte associazioni di Caregiver e dei lavoratori in generale, deve tutelare il lavoratore ‘con 104’ perché è più fragile (a maggior ragione il genitore di un bambino), io non ho che due possibilità: rinunciare al tempo indeterminato oppure consumare tutti quanti i miei permessi 104 retribuiti al 100%, quelli che io e mio marito abbiamo centellinato in questi 11 anni e che sono vitali per una famiglia come la nostra: nel futuro di mia figlia, ci sono operazioni chirurgiche, indagini e valutazioni complesse per le quali si rimane ricoverati per minimo 8-10 giorni in altre città, ecc. ecc. ecc. Devo sprecare un anno di permessi e attendere la primavera inoltrata per sottoporre una domanda di ‘assegnazione provvisoria’ e a quel punto avrò la possibilità, siccome beneficio della L. 104 art. 3 (la mia bambina ha una disabilità fisica grave), di essere assegnata – per un anno – a una scuola della mia provincia, ma parliamo di settembre 2024. Nel frattempo, gli alunni di Piacenza avranno una supplente per quest’anno e una per il prossimo anno e probabilmente non sarà la stessa persona.

Ma c’è di più. Siccome sono anche idonea a svolgere il ruolo di insegnante alla scuola secondaria di secondo grado, il 3 settembre mi è arrivata un’altra notifica, dal Ministero che lei presiede, per svolgere un anno scolastico come docente in un Liceo di Ferrara. Mi è sembrato un sogno, invece no, non dopo l’entrata in vigore del Decreto 138/23. Fino all’anno scorso avrei potuto, tramite una norma specifica, chiedere un’aspettativa dal mio incarico a Piacenza (il che avrebbe permesso alla classe IV di avere per lo meno un/una supplente annuale) e lavorare a Ferrara. Lavorare, nella scuola di Ferrara, che, come ogni altra, è carente di insegnanti specializzati. Lavorare invece che stare a casa, ad attendere per un anno.

Fossimo in uno Stato diverso, avrei rinunciato al Tempo Indeterminato, ma le possibilità di ottenere un lavoro subordinato a tempo indeterminato part-time, o di partecipare a un altro concorso nella scuola, sono ridotte e io ci ho messo tre anni per arrivare a questo risultato, mi sono impegnata per arrivarci. Inoltre, ho appreso che esistono opportunità di supporto per i lavoratori pubblici che diversamente non si possono avere e la mia famiglia ne ha bisogno, perché non abbiamo aiuti e non siamo ricchi purtroppo, anzi il contrario, la disabilità di nostra figlia ci ha trasformati da appartenenti alla ‘classe media’, a non avere più nulla, ogni nostro risparmio è del tutto esaurito e ogni nostra risorsa investita per vivere una vita che sia la migliore possibile per noi tre e per le terapie private (su questo potrei scrivere molte lettere…).

Perché sono costretta a non lavorare pur volendo lavorare e avendo dimostrato di avere le competenze e i titoli per farlo? Dove stiamo andando?

I tempi, i modi, il Sistema Scuola, non funzionano da molti anni. Mia figlia e la sua classe hanno avuto 3 insegnanti di sostegno diversi durante i 5 anni della scuola primaria e uno soltanto, per un anno solo, era specializzato.

Le chiedo, se possibile, di rispondere a me e a tutte le persone che subiscono le conseguenze negative di un sistema che andrebbe riformato o, almeno, nelle more, riequilibrato. Ci sono pedagogiste/i, docenti universitari, insegnanti (io sono una di queste) di ogni ordine e scuola, Dirigenti scolastici, in grado di lavorare con il Ministero per una Scuola vera, un Sistema competente, non sofferente, composto da lavoratori colti e che stanno bene e di conseguenza bambini e famiglie che stanno bene. C’è poco tempo, i decreti non bastano.

Spero che la mia testimonianza e le mie domande possano essere utili. Chi conosce la Scuola considera quello che mi è accaduto del tutto normale e non crede possibile un cambiamento, chi la Scuola non la conosce, come datore di lavoro, stenta a credere quello che mi è successo e non capisce.

In attesa di un suo cortese riscontro, le porgo i miei più cordiali saluti.

Anna Baldoni

Di Elena Buccoliero

Faccio parte del Movimento Nonviolento dalla fine degli anni Novanta e collaboro con la rivista Azione nonviolenta. La mia formazione sta tra la sociologia e la psicologia. Mi occupo da molti anni di bullismo scolastico, di violenza intrafamiliare e più in generale di diritti e tutela dei minori. Su questi temi svolgo attività di formazione, ricerca, divulgazione. Passione e professione sono strettamente intrecciate nell'ascoltare e raccontare storie. Sui temi che frequento maggiormente preparo racconti, fumetti o video didattici per i ragazzi, laboratori narrativi e letture teatrali per gli adulti. Ho prestato servizio come giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008 al 2019 e come direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati dal 2014 al 2021. Svolgo una borsa di ricerca presso l’Università di Ferrara sulla storia del Movimento Nonviolento e collaboro come docente a contratto con l’Università di Parma, sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti.