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Le città invivibili

DiDaniele Lugli

Lug 24, 2017

Mai stata tranquilla Gaza, città di confine della terra dei cananei, discendenti di Canaan, figlio di Cam e maledetto da Noè, con tutti i suoi discendenti, per il brutto scherzo che Cam aveva fatto al padre ubriaco. “Il confine dei Cananei andava da Sidone in direzione di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di Sòdoma, Gomorra, Adma e Zeboim, fino a Lesa” (Genesi 10:19). Prima dei filistei ci stavano altre popolazioni non particolarmente fortunate. “Anche gli Avviti, che dimoravano in villaggi fino a Gaza, furono distrutti dai Kaftoriti, usciti da Kaftor, i quali si stabilirono al loro posto” (Deuteronomio 2:23).

Giosuè succede a Mosè per la conquista della terra promessa. Come è scritto nel libro a lui intitolato “Giosuè li colpì da Kades-Barnea fino a Gaza e tutto il paese di Gosen fino a Gàbaon” (10:41). Lì si rifugiano i resistenti più accaniti: “Non rimase un Anakita nel paese degli Israeliti; solo ne rimasero a Gaza, a Gat e ad Asdod” (11:22). Gaza è attribuita, con altri territori alla tribù di Giuda (13:3 e 15:47), ma non è un possesso tranquillo. I capi succeduti a Giosuè, i Giudici del libro omonimo debbono impegnarsi molto: “Giuda prese anche Gaza con il suo territorio, Ascalon con il suo territorio ed Ekron con il suo territorio” (1:18). Inconsapevoli di risiedere in una terra ad altri promessa gli abitanti “si accampavano sul territorio degli Israeliti, distruggevano tutti i prodotti del paese fino all’ingresso di Gaza e non lasciavano in Israele mezzi di sussistenza: né pecore, né buoi, né asini” (6:4 ). È un insegnamento che gli israeliti non dimenticheranno. Bisogna arrivare al giudice Sansone, sposo di filistea, amante di filistee, imprigionato e accecato a Gaza (in una visita a una bella di notte aveva anche portato via le porte della città), “tradito” da Dalila, per riequilibrare la situazione con il suo attentato suicida. “Ora la casa era piena di uomini e di donne; vi erano tutti i capi dei Filistei e sul terrazzo circa tremila persone… e la casa rovinò addosso ai capi e a tutto il popolo che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita” (Giudici 16:27-30). Solo con Salomone anche Gaza respira, “Egli, infatti, dominava su tutto l’Oltrefiume, da Tipsach a Gaza su tutti i re dell’Oltrefiume, ed era in pace con tutti i confinanti all’intorno” (1 Re 5:4). Dopo di lui i tempi per Israele si fanno sempre più duri e Gaza ci prende di mezzo. Ezechia si ribella al re d’Assiria, “Sconfisse i Filistei fino a Gaza e ai suoi confini, dal più piccolo villaggio fino alle fortezze” (2 Re 18:8). L’insorto Gionata, già sostenitore di Demetrio II passa a Antioco. “Di là passò a Gaza, ma gli abitanti di Gaza gli chiusero le porte; egli la cinse d’assedio e incendiò i sobborghi e li mise a sacco. Allora quelli di Gaza supplicarono Gionata, il quale diede loro la destra, prelevando i figli dei loro capi come ostaggi e inviandoli a Gerusalemme; poi percorse la regione fino a Damasco” (1 Maccabei 11:61-62).

Taccio delle maledizioni che concordemente i profeti Geremia, Amos, Sofonia e Zaccaria dedicano alla città. Cito solo un passo degli Atti degli apostoli (8:26). “Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: «Alzati, e và verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta»”. Il commento dice che la strada attraversava il deserto di Giuda, da ciò l’aggettivo. A me dice che almeno non c’erano, muri, posti di blocco…

L’ho presa un po’ larga rispetto al rapporto Onu, che sottolinea i tormenti, le torture, le restrizioni imposte agli abitanti dal regime di Hamas, con un implacabile controllo poliziesco, arresti arbitrari, pestaggi, esecuzioni decise da tribunali militari senza garanzie per la difesa. Una feroce repressione nei confronti di una popolazione disperata e impoverita e l’aumento degli armamenti per azioni contro Israele caratterizzano l’opera del regime. I pescatori non possono allontanarsi dalla costa e pescano pochissimo. Solo metà delle terre coltivabili sono state recuperate, dopo le distruzioni dei bombardamenti israeliani del 2014. Trentamila perone attendono la ricostruzione delle loro abitazioni distrutte, ma ce ne vorrebbero almeno per 120 mila, visto l’incremento demografico. La disoccupazione al 40% tende a crescere. Desolante la situazione dei giovani. Un dato solo di raffronto con la Cisgiordania, che pure ha i suoi problemi, ci dice dell’aggravamento continuo delle condizioni nella striscia di Gaza: in Cisgiordania il PIL per abitante è, in dieci anni, cresciuto del 48, 5%, a Gaza è calato del 5,3%.

Si alternano notizie di ammorbidimento e di incrudimento delle azioni di Israele nel blocco della striscia e sull’atteggiamento dell’Egitto. Dieci anni fa Hamas ha vinto le elezioni contro i sostenitori dell’ANP, troppo morbidi con Israele, che ha effettuato tre operazioni militari dai nomi eloquenti: Piombo fuso (27 dicembre 2008 – 17 gennaio 2009), Colonna di nuvole (novembre 2012) e Margine di protezione (8 luglio -26 agosto 2014). A parte le armi, e i festosi razzi Qassam, le altre cose necessarie a sopravvivere faticano comunque ad entrare. La popolazione di Gaza dipende per la sopravvivenza dall’aiuto esterno.

La popolazione è la sola a crescere; più 400 mila dal 2012. Oggi sono 2 milioni gli abitanti della striscia di Gaza, proprio una striscia: 360 kmq di superficie. Il mio comune, Ferrara, è più grande, 404,35 kmq di superficie, con 130 mila abitanti. Non è città antica come Gaza, ma ha una sua storia fatta di cose buone e no. Molti vengono a visitarci, nessuno ci bombarda, ma la presenza di qualche centinaio di richiedenti asilo sul territorio comunale la renderebbero invivibile, leggo e sento dire.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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