Le piazze si riempiono con il popolo della pace. A Roma come a Mosca, a Londra come a San Pietroburgo, per esprimere solidarietà a Kiev assediata.
Dove le trattative dei governi hanno fallito, tocca alla gente mettere in campo la diplomazia dal basso. È il progetto che aveva lanciato il Sindaco La Pira, la pace fatta città per città: il sogno di un’Europa dall’Atlantico agli Urali. Ma ora stiamo vivendo l’incubo di bombe e missili che colpiscono i civili nel cuore dell’Europa, per la seconda volta dal 1945: dopo l’assedio di Sarajevo ora assistiamo alla vergogna dell’assedio di Kiev. Oggi come allora l’Europa paga la mancanza di una forza comune, di una politica estera comune, di una voce unica. Doveva essere una potenza di pace, è invece una debolezza inerme. In questo conflitto c’è un aggressore e un aggredito, ma poi nella guerra non ci sono più cattivi e buoni, si diventa tutti colpevoli; perché la guerra è stata preparata, organizzata, finanziata. Le proposte di smilitarizzazione, di messa al bando delle armi nucleari, di creazione di zone neutrali, che il movimento per la pace ha elaborato e avanzato dal crollo del muro di Berlino in poi, per far nascere dopo il 1989 un’Europa di cooperazione in dialogo con la Russia e con gli Stati Uniti, non sono state raccolte. La politica dei governi europei ci ha chiuso le porte in faccia. Alle nostre offerte di dialogo, è stato risposto con il rafforzamento e l’espansione della Nato, con l’aumento esponenziale dei bilanci militari, con l’acquisto di nuovi sistemi d’arma, in modo simmetrico con la crescita della potenza militare russa.
Ora siamo ad un bivio drammatico: o si risponde a Putin con la potenza di fuoco, e lo scontro tra Usa e Russia, due potenze nucleari, avviene sulla pelle del popolo ucraino con conseguenze inimmaginabili, oppure si cambia totalmente registro, riattivando l’ONU, sostenendo quella parte importante di opinione pubblica russa che non vuole la guerra, aiutando l’Ucraina a rimanere neutrale. Siamo a un millimetro dal punto di non ritorno. O si scivola nel baratro o ci si salva.
Mai come ora è chiaro che siamo tutti sulla stessa barca. La pace è troppo importante per lasciarla in mano ai soli pacifisti. Deve essere tutta l’opinione pubblica europea a prendere in mano la situazione. Le piazze si devono riempire di popolo, e la politica dei governi dell’Unione deve sostenere queste piazze. Iniziando da subito a trasformare l’Alleanza atlantica in uno strumento non più militare, ma di cooperazione e solidarietà, per lo sviluppo sostenibile e la pace nel mondo.
Solo così si può fermare l’aggressione in atto. Solo così si può ritrovare la nostra anima di umanità.
Mao Valpiana
presidente del
Movimento Nonviolento