«Dopo oltre 100 anni di conflitto, gestito per la maggior parte da uomini, le donne israeliane e palestinesi dicono “basta” e guidano un’azione coraggiosa e mirata, pianificata e coordinata in modo che i leader di entrambe le parti avviino i negoziati nel 2023 per la pace allo scopo di raggiungere un accordo onorevole e reciprocamente accettato per porre fine al conflitto».
È solo un passaggio dell’accordo di partenariato sottoscritto da Women Wage Peace (WWP), israeliana, e Women of the Sun (WOS), palestinese, attive ognuna nella propria realtà e alleate in iniziative comuni. Può sembrare paradossale parlarne adesso, mentre il rancore e la vendetta hanno già raggiunto livelli atroci e promettono un’escalation di violenza, eppure forse proprio per questo è l’unica cosa da fare. Perché sono tante, benché inascoltate e misconosciute, le associazioni israeliane e palestinesi che da decenni operano con la nonviolenza per chiedere un accordo di pace e che lo sperimentano fin da ora lavorando insieme. In molte di queste realtà le donne sono presenti, spesso protagoniste, e non è un caso. In ogni guerra è così. Se sono soprattutto gli uomini a combattere, sono soprattutto le donne a piangere le vittime.
Di Women Wage Peace abbiamo già parlato su queste pagine nel 2021, in occasione di una catena umana per la pace cui hanno partecipato migliaia di persone. Fondata nel 2014, l’associazione conta 45.000 membri in Israele dove costituisce forse il più grande movimento pacifista di base. Non ha caratterizzazioni politiche o religiose, non propone una specifica soluzione al conflitto ma offre una lettura di genere della realtà e sottolinea l’importanza del coinvolgimento delle donne in un processo di negoziazione per porre fine al conflitto israelo-palestinese.
«Sia sul campo che virtualmente», si legge sul sito di WWP, «dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso: continuiamo con insistenza i nostri incontri nel parlamento israeliano, le nostre marce, le veglie mensili in tutto il paese, i programmi online settimanali, i webinar con interviste a esperti nella risoluzione dei conflitti e altro ancora».
WWP è organizzata per squadre regionali o per obiettivo. Tra le iniziative vale la pena ricordare la proposta di legge “Political alternatives first” (priorità alle alternative politiche), che obbligherebbe il governo a considerare ogni possibilità prima di avviare un’operazione militare, e il collegamento con la gemella palestinese Women of the Sun.
Women of the Sun apre il suo sito web con una frase di Albert Camus: “La pace è l’unica battaglia che vale la pena combattere”. Fondata nel luglio 2021, è un’associazione indipendente di donne palestinesi, cui aderiscono anche giovani e bambini, trasversale rispetto alle appartenenze religiose e ai gruppi sociali. Ne fanno parte palestinesi di Gaza, della Cisgiordania e della diaspora. Agisce su un duplice livello: per un accordo di pace con Israele, e per promuovere i diritti e il ruolo della donna al proprio interno.
WOS si organizza in comitati per occuparsi di diritti umani, salute, media, pubbliche relazioni, formazione e sviluppo, giovani, promozione culturale, servizio alla comunità. A loro volta i comitati realizzano i loro obiettivi attraverso programmi specifici. Ad esempio, WOS offre un servizio di consulenza psicologica a singoli, gruppi e famiglie, sostiene i nuclei in difficoltà con la distribuzione di pacchi alimentari, promuove percorsi di formazione professionale indirizzati soprattutto a donne, perché acquisiscano indipendenza economica, favorisce l’espressione individuale con laboratori artistici e musicali. Particolarmente importante il programma rivolto ai giovani per «sostenerli attraverso programmi di formazione, eventi e workshop, con l’obiettivo di consentire loro di svolgere un ruolo migliore nelle loro società, convinti che nessun processo di sviluppo possa essere raggiunto senza un ruolo vitale per i giovani».
Women Wage Peace e Women of the Sun hanno scritto insieme un testo. Lo hanno chiamato l’Appello delle madri e chiunque di noi può sottoscriverlo online. Lo proponiamo in italiano.
Noi, donne palestinesi e israeliane di ogni ceto sociale, siamo unite nel desiderio umano di un futuro di pace, libertà, uguaglianza, diritti e sicurezza per i nostri figli e per le prossime generazioni.
Crediamo che anche la maggioranza dei cittadini delle nostre nazioni condivida il nostro comune desiderio. Chiediamo pertanto che i nostri leader ascoltino la nostra chiamata e avviino tempestivamente colloqui e negoziati di pace, con un impegno determinato a raggiungere una soluzione politica al lungo e doloroso conflitto entro un arco di tempo limitato.
Chiediamo ai popoli di entrambe le nazioni – palestinese e israeliano – e ai popoli della regione di unirsi al nostro appello e dimostrare il loro sostegno alla risoluzione del conflitto.
Chiediamo alle donne del mondo di stare al nostro fianco per un futuro di pace e sicurezza, prosperità, dignità e libertà per noi stesse, i nostri figli e la popolazione della regione.
Chiediamo alle persone di pace di tutto il mondo, giovani e anziani, leader religiosi, persone influenti, leader di comunità, educatori e coloro che hanno a cuore questa questione, di aggiungere la loro voce alla nostra chiamata.
Invitiamo i nostri leader ad ascoltare la voce e la volontà dei popoli in questo appello a risolvere il conflitto e raggiungere una pace giusta e inclusiva. Ci impegniamo ad assumere un ruolo attivo nel processo negoziale fino alla sua risoluzione positiva, in linea con la risoluzione 1325 delle Nazioni Unite.
Chiediamo ai nostri leader di mostrare coraggio e visione per realizzare questo cambiamento storico, a cui tutti aspiriamo. Uniamo le forze con determinazione e collaborazione per riportare la speranza ai nostri popoli.