Le vicende novecentesche delle popolazioni dell’area geografica considerata, dalla dominazione dell’impero austro-ungarico fino alle guerre di secessione che portarono al dissolvimento della Jugoslavia, testimoniano delle vittime delle stragi, delle persecuzioni e delle violenze ricordate in questa giornata.
Di seguito una sintesi della memoria nonviolenta scritta da Peppe Sini, del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo.
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1. Esseri umani
Ci riconosciamo esseri umani, e quindi riconosciamo che tutte le vittime di tutte le violenze sono esseri umani: il loro dolore e’ il nostro, la loro morte ci ferisce e ci mutila.
Ci riconosciamo esseri umani, e quindi riconosciamo che ogni vittima ha il volto di Abele; e’ un nostro fratello, e’ una nostra sorella che subisce violenza, che e’ privata di tutto, che muore.
Ma riconoscendo che ogni vittima ha il volto di Abele, riconosciamo anche che ogni carnefice ha il volto di Caino: che ogni volta che una persona viene umiliata e offesa, rapinata e percossa, perseguitata e uccisa, e’ un suo fratello, un nostro fratello che la viola e la uccide.
Se ci riconosciamo esseri umani siamo quindi chiamati a una scelta: salvare la vita di Abele, fermare la mano di Caino.
Nessuno e’ al di sopra e al di fuori di questa tragica realta’ conflittuale che tutte e tutti ci coinvolge e ci convoca all’azione affinche’ cessino per sempre la strage e l’orrore: chi non agisce per salvare le vite e’ complice di chi le sopprime; chi non si pone dalla parte delle vittime si pone dalla parte dei carnefici.
Il fine primario e il valore imperituro di tutte le Resistenze alla barbarie e’ questo: opporsi a tutte le stragi, salvare tutte le vite.
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2. Una sola umanita’
Questo dunque so: che ogni nazionalismo e’ nostro nemico, ogni razzismo e’ nostro nemico, ogni totalitarismo e’ nostro nemico. Perche’ noi sappiamo di essere una sola umanita’: e quindi ferisce le nostre carni, brucia il nostro volto, strazia le nostre viscere, il colpo, l’abuso, l’oltraggio subito da ogni persona. Sappiamo di essere una sola umanita’.
Ogni ideologia, ogni potere, ogni prassi che negano pienezza di dignita’ e di diritti anche a un solo essere umano sono ipso facto negatori della liberta’ e della dignita’ dell’umanita’ intera.
Senza il rispetto dei diritti inerenti ad ogni persona umana non vi e’ giustizia, non vi e’ eguaglianza, non vi e’ liberta’, non vi e’ responsabilita’, non vi e’ democrazia, non vi e’ civilta’, non vi e’ umanita’. Vi e’ solo la banalita’ del male. Il male banale e radicale che tutto, e tutte e tutti, aliena, consuma ed annienta.
Il diritto e la liberazione dei popoli e il rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani sono una cosa sola. Siamo una sola umanita’ in un unico mondo vivente casa comune dell’umanita’ intera. E giunti ormai a questo crinale apocalittico, dopo Auschwitz e dopo Hiroshima, sappiamo che non hanno piu’ senso divisioni e gerarchie, sappiamo di essere una sola umana famiglia, sappiamo che o ci salveremo insieme, o insieme periremo. La casa sta gia’ bruciando, nessuno resti a guardare.
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3. Cio’ che so, cio’ che credo
E quindi questo so: che tutte le vittime sono la mia parte.
E quindi questo so: che a tutte le uccisioni occorre opporsi.
Sono la mia parte le vittime dei lager come le vittime dei gulag.
Sono la mia parte tutti gli innocenti perseguitati e assassinati.
Chiamo fascismo il disprezzo per la vita umana, l’uso della violenza, la persecuzione degli innocenti, l’ordine dei lager e delle stragi. Non conta quale giubba vestano i carnefici, sotto quale vessillo si pongano, con quali retoriche pretendano di ammantarsi: chi opprime, perseguita, scaccia, ferisce, tortura, viola ed uccide, si e’ gia’ posto al seguito del male, si e’ gia’ posto contro l’umanita’ intera.
Chiamo antifascismo la lotta per la salvezza comune di tutti gli esseri umani. Chi non si adopera per salvare le vite, chi le vite lascia distruggere, chi le vite estingue, non e’ un antifascista.
Sostengo che compito primo di ogni persona decente e’ opporsi alla violenza.
Sostengo che compito primo di ogni persona decente e’ salvare tutte le vite.
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4. Le parole e le azioni
Misuro la verita’ delle parole che vengono pronunciate oggi sulle tragedie e sulle vittime del secolo breve, dalle azioni che vengono compiute oppure omesse oggi per soccorrere e salvare i naufraghi nel Mediterraneo, i prigionieri dei lager libici, chi muore di fame e di stenti e di paura, chi fugge dalle guerre e dalle dittature, le sorelle e i fratelli ridotti in schiavitu’ finanche nel nostro paese.
Chi non s’impegna per salvare le vite oggi, chi oggi non lotta per difendere la vita, la dignita’ e i diritti di tutti gli esseri umani, chi oggi non soccorre, non accoglie, non assiste chi ha disperato bisogno di aiuto, chi oggi e’ mandante o complice delle stragi e dell’orrore odierni, ebbene, non puo’ ricordare con voce sincera e limpido animo le vittime di allora, poiche’ con la sua condotta attuale quelle vittime ancora una volta offende e sfigura ed oltraggia.
Chi oggi non si batte contro la guerra e tutte le uccisioni, chi oggi non si batte contro il razzismo e tutte le persecuzioni, chi oggi non si batte contro il maschilismo e tutte le oppressioni, non pretenda di dire parole in ricordo delle persone che sono state vittime delle guerre e delle dittature, del razzismo e delle persecuzioni, del maschilismo e dell’oppressione, della violenza che sempre e’ nemica dell’umanita’ intera.
Solo chi oggi si batte per salvare le vite oggi in pericolo e’ sincero nel ricordo e nel lutto delle vittime di allora.
Solo chi oggi prosegue la lotta per la liberazione e la convivenza di tutti gli esseri umani e’ veritiero nel ricordo e nel lutto delle vittime di allora.
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5. Una strage e’ una strage e’ una strage
Mente per la gola chi pretende di opporre vittima innocente a vittima innocente in una macabra, algida, disumanata contabilita’ dell’orrore. E rivela cosi’ un cuore di sasso, un cuore di drago.
Perche’ in verita’ ogni vittima innocente e’ sorella ad ogni altra vittima innocente.
E una strage e’ una strage e’ una strage.
E il primo dovere di ogni essere umano e’ agire nei confronti delle altre persone cosi’ come vorrebbe che le altre persone agissero nei suoi confronti.
Se non ci riconosceremo una sola umanita’ non vi sara’ salvezza per nessuno.
A questo ci convocano tutte le vittime di tutte le violenze: all’aiuto reciproco, al mutuo soccorso, all’opera di cura sollecita e responsabile per ogni altra persona, alla condivisione del bene e dei beni.
Le vittime che ricordiamo il 10 febbraio, come tutte le vittime della violenza, ci convocano a questo dovere di universale fraternita’ e sororita’, a questo dovere di opporci a tutte le violenze.
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6. La nonviolenza e’ l’antifascismo
Chiamiamo nonviolenza la lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro ogni menzogna e contro ogni oppressione; la lotta per far cessare tutte le violenze; la lotta per inverare l’umanita’ dell’umanita’; la lotta comune per il bene comune dell’umanita’ intera; alla scuola di Rosa Luxemburg e di Mohandas Gandhi, di Simone Weil e di Martin Luther King, di Virginia Woolf e di Nelson Mandela, di Hannah Arendt e di Luce Fabbri.
Chiamiamo nonviolenza l’antifascismo che s’invera nella liberazione comune.
Chiamiamo nonviolenza l’umanita’ in cammino sulla via della solidarieta’, della condivisione del bene e dei beni.
In questo giorno di memoria e di lutto ricordare le vittime di stragi e persecuzioni ci convoca ancora una volta a questo ineludibile compito: salvare le vite; soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; essere qui ed ora, nel nostro concreto agire, l’umanita’ come dovrebbe essere.
Nel ricordo di tutte le vittime ci si impegni hic et nunc per abolire guerre e dittature, persecuzioni e violenze.
Nel ricordo di tutte le vittime nessuna persona sia piu’ abbandonata alla paura e al dolore, al male alla morte.
Nel ricordo di tutte le vittime ci si adoperi per il bene comune dell’umanita’.
Nel ricordo di tutte le vittime la nonviolenza e’ in cammino.