“Si deve ubbidire prima a Dio che agli uomini”. (Atti degli Apostoli 5, 29) Rodolfo Venditti, magistrato di Cassazione, docente di diritto e procedura penale militare all’Università di Torino, così ha commentato quell’atteggiamento cristiano di disobbedienza, che è al tempo stesso un atto di obbedienza: «È un caso tipico di obiezione di coscienza: io mi rifiuto di obbedire ad un comando giuridico perché la mia coscienza deve obbedire ad un comando superiore, di natura religiosa». (L’obiezione di coscienza al servizio militare, Giuffrè, Milano 1994, pag. 41)
Per quanto concerne l’uso delle armi, per il cristiano a far “legge” è l’intimazione di Gesù all’apostolo Pietro al momento del suo arresto nell’orto dei Getsemani: «Rimetti la spada al suo posto! Perché tutti quelli che usano la speda, moriranno colpiti dalla spada». (Vangelo di Matteo 26, 52)
L’obiezione di coscienza cristiana si diffuse con il cristianesimo storico. «Un’attenta rassegna di tutte le informazioni disponibili mostra che, fino al tempo di Marco Aurelio, nessun cristiano, rimaneva nell’esercito». (E.W. Barnes, The rise of Christianity…, Londra 1947) Il giovane di leva Massimiliano, del III secolo d.C., si rifiuta di prestare servizio militare dicendo semplicemente “sono cristiano”. (E. Pucciarelli, I cristiani e il servizio militare…, Nardini, 1987)
Ma così come era nata, l’obiezione di coscienza dei discepoli di Gesù si estinse. Ancora Venditti: «L’instaurata simbiosi tra potere politico e potere religioso […] porterà la chiesa a distinguere tra guerra giusta e guerra ingiusta e persino a farsi promotrice essa stessa di guerre […] assurde alla sensibilità dell’uomo moderno ed incompatibili col messaggio evangelico e con la missione profetica della chiesa». – Ibidem, pag. 51.
Quando la legge dell’uomo contrasta con la legge di Dio, per il cristiano entra in gioco la coscienza che lo fa “ubbidire prima a Dio che agli uomini”. La “legge del Cristo” che sta alla base dell’obiezione alla guerra è quella dell’amore per il prossimo: «Dobbiamo avere amore gli uni per gli altri; non come Caino, che ebbe origine dal malvagio e scannò il suo fratello». (Prima epistola di San Giovanni 3, 11 e 12)
Ma “legge del Cristo” non è solo rifiuto delle armi. È l’applicazione dei principi del Vangelo in famiglia, a scuola, al lavoro. È amore pratico per il prossimo nella vita d’ogni giorno; è spalare fango nella casa allagata del vicino. Comporta sacrificio, dedizione, impegno morale; ma consegue anche benefici, così riassunti da San Paolo: “Quell’amore che viene da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera”. (Prima a Timoteo 1, 5, Parola del Signore, LDC-ABU).
Alberto Bertone